Crescita record di positivi al Coronavirus, nelle ultime 24 ore, a Città di Castello, con ben 32 nuovi casi (il dato più alto da inizio emergenza) e 3 persone guarite, per un totale di 207 contagiati tifernati, di cui 2 ricoverati.
Lo ha dichiarato stamattina (sabato 7 novembre) il sindaco Luciano Bacchetta, ribadendo come “alcune discrepanze che si verificano sui numeri derivino dal fatto che le comunicazioni arrivano in tempi diversi a Comune e Regione”.
“Il numero dei ricoverati, che è quello che conta davvero, continua a essere bassissimo. Un nostro concittadino positivo era stato trasferito a Perugia per una operazione ed è tornato all’ospedale di Città di Castello, nel reparto Covid, come è giusto che sia – ha detto Bacchetta – Il nostro reparto Covid è a disposizione della regione e di tutti i malati umbri, ma è giusto che i tifernati positivi siano ricoverati nella propria città”.
Città di Castello tra le città sopra i 15 mila abitanti è quella messa meglio, con un dato complessivo di casi rispetto alla popolazione del 5,32%, la più bassa in Umbria mentre, per dare una dimensione della situazione, una città vicina di 16 mila abitanti ha 172 positivi e una percentuale del 10,3%, il doppio di noi
Il sindaco ha anche ribadito di lavorare con grande intensità, in collaborazione con l’Usl 1, per lo spostamento del drive trough per i tamponi di via Vasari, annunciando pure che “da lunedì 9 novembre raddoppieranno da 5 a 10 i medici Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), che nel territorio di Città di Castello effettuano il monitoraggio dei positivi. Una novità questa molto importante, perché il vero indicatore di pericolosità è legato alla saturazione degli ospedali, ovvero alla sottrazione di posti nei reparti Covid, quindi va estremamente rafforzato il monitoraggio territoriale perché è fondamentale che le persone positive senza sintomi gravi vengano curate a casa in isolamento domiciliare”.
“Città di Castello – conclude il sindaco – è in prima linea in Umbria nella battaglia contro la pandemia, con un reparto e una terapia intensiva Covid che vengono utilizzati per i malati in situazioni di criticità e, vista l’emergenza, auspichiamo che questo senso del dovere si estenda a tutti gli ospedali regionali, perché non è possibile che in questa bufera vi sia chi non ha reparti per il Coronavirus. Non lo dico per campanilismo, ma perché si rischia il collasso delle strutture sanitarie in tutta la regione, per cui è giusto che l’emergenza venga spalmata in tutto il territorio umbro”.