Riunione infuocata dell’Anci (in videoconferenza) dopo la lettera con cui la presidente Tesei indica i comuni ad alta incidenza di casi Covid e le misure restrittive chieste ai sindaci per limitare i contagi. E scongiurare in questo modo che l’Umbria, già indicata dall’Istituto superiore di sanità come l’unica regione a rischio alto, diventi dal 7 febbraio zona rossa.
Come indicato dalla Cabina di regia nazionale, i territorio a rischio sono quelli dove si ha un’incidenza superiore ai 200 casi settimanali ogni 100 mila abitanti.
Limite che nel Perugino viene superato da Perugia (368,15), Torgiano (789,35), Corciano (278,35). Nel Trasimeno da Passignano (417,50) Città della Pieve (274,04), Panicale (254,48), Castiglione del Lago (236,06), Magione (433,08).
Nella Media Valle del Tevere a Deruta (563,05) e Marsciano (458,04). Nel Folignate a Bevagna (591,60), Montefalco 8401,24), Foligno (336,28), Spello (308,28), Nocera Umbra (249,15), Gualdo Cattaneo (207,29) e Trevi (206,74).
In Alto Chiascio Gubbio (237,08).
Nel ternano il solo comune sopra 5 mila abitanti interessato è Amelia (365,79).
Poi ci sono i piccoli comuni, per i quali, come anticipato dal direttore Claudio Dario e scritto nella lettera della governatrice Tesei, si dovrà fare una valutazione caso per caso, dato che i pochi abitanti possono alterare l’indice. Si tratta di Tuoro sul Trasimeno, Piegaro, Fratta Todina, Collazzone, San Venanzo, Valtopina, Sellano, Calvi dell’Umbria, Lugnano in Teverina, Attigliano.
Tesei chiede ai sindaci di questi comuni di firmare specifiche ordinanze sul modello di quanto già fatto a Magione nei giorni scorsi.
Queste le misure indicate:
In pratica, nella lettera della presidente Tesei, ci sono già i cardini delle ordinanze, che possono variare sulla base di specifiche situazioni territoriali.
Le ordinanze saranno emesse già tra sabato e domenica. Sabato mattina i sindaci si confronteranno con la presidente Tesei, poi torneranno a riunirsi.
Misure che i sindaci hanno appreso nella riunione dell’Anci. In cui molte sono state le posizioni critiche. Diversi sindaci, infatti, temono che l’onere delle misure cada su di loro.
D’altro canto, dalla Regione evidenziano come questo sia l0unico modo per calare i provvedimenti sulle reali esigenze dei territori. Per questo non si parla di “mini zone rosse” ma di “misure comunali di mitigazione del rischio evolutivo”.