ROMA (ITALPRESS) – “Nessuno puo’ pensare che occuparsi delle imprese sia piu’ importante che occuparsi della salute degli italiani, e’ ovvio. Ma quando in un Paese la demagogia trasforma l’economia reale in un un nemico della salute qualche problema onestamente c’e'”. Lo dice in un’intervista al Foglio il presidente di Banca Imi Gaetano Micciche’.
“In Germania in questi mesi i consumi di energia sono variati in modo quasi impercettibile, mentre in Italia sono crollati a causa del diverso atteggiamento sul funzionamento degli stabilimenti produttivi. Il tutto all’interno di una situazione piuttosto singolare in cui molte aziende italiane si sono ritrovate a operare regolarmente in alcuni stabilimenti internazionali e a rimanere chiusi nel proprio paese con il proprio personale in cassa integrazione – aggiunge -. L’Italia non puo’ permettersi di rinviare ancora troppo l’effettiva programmazione della riapertura. Ci sono regioni che dovranno avere un decorso piu’ lento, e questo mi sembra evidente, ma ci sono regioni in cui il contagio e’ sotto controllo con un’incidenza irrisoria nei confronti della popolazione. Molti di noi tendono a prendere come esempio cio’ che e’ accaduto in Cina, dove dopo un lockdown molto lungo in una provincia si e’ deciso di tornare alla vita di prima, ma non bisogna dimenticare che nel frattempo, mentre una parte della Cina restava chiusa, il resto continuava a muoversi e a produrre”.
Secondo Micciche’ “se l’Italia non verra’ messa in fretta nelle condizioni di lavorare, laddove si puo’, nelle regioni in cui si puo’, nei posti di lavoro in cui si puo’, la recessione sara’ per molti una crisi non meno dura rispetto a quella sanitaria”.
Secondo il presidente di Banca Imi serve coraggio, che “vuol dire capire quali saranno i settori piu’ a rischio, comprendere quali sono le necessita’ piu’ urgenti ed elaborare delle strategie, con dei responsabili, che sappiano occuparsi a tempo pieno delle decisioni da assumere con chiarezza sulle priorita’”.
Dopo la crisi “i nostri stili di vita cambieranno, in modo radicale” e “bisognerebbe predisporre nuovi business plan per ciascun settore sapendo che l’economia del Paese vivra’ per diverso tempo principalmente di domanda interna, cercando soluzioni utili per sostenere la filiera dei ristoratori, degli alberghi, del mondo dei trasporti – sottolinea Micciche’ -. Ci sara’ qualcuno che riuscira’ certamente a trasformare tutto questo in un’opportunita’ per ripartire, ma ci saranno molti altri a cui questa opportunita’ non verra’ concessa. E questi ultimi saranno i piu’ bisognosi di un intervento di supporto pubblico”.
(ITALPRESS).
“In Germania in questi mesi i consumi di energia sono variati in modo quasi impercettibile, mentre in Italia sono crollati a causa del diverso atteggiamento sul funzionamento degli stabilimenti produttivi. Il tutto all’interno di una situazione piuttosto singolare in cui molte aziende italiane si sono ritrovate a operare regolarmente in alcuni stabilimenti internazionali e a rimanere chiusi nel proprio paese con il proprio personale in cassa integrazione – aggiunge -. L’Italia non puo’ permettersi di rinviare ancora troppo l’effettiva programmazione della riapertura. Ci sono regioni che dovranno avere un decorso piu’ lento, e questo mi sembra evidente, ma ci sono regioni in cui il contagio e’ sotto controllo con un’incidenza irrisoria nei confronti della popolazione. Molti di noi tendono a prendere come esempio cio’ che e’ accaduto in Cina, dove dopo un lockdown molto lungo in una provincia si e’ deciso di tornare alla vita di prima, ma non bisogna dimenticare che nel frattempo, mentre una parte della Cina restava chiusa, il resto continuava a muoversi e a produrre”.
Secondo Micciche’ “se l’Italia non verra’ messa in fretta nelle condizioni di lavorare, laddove si puo’, nelle regioni in cui si puo’, nei posti di lavoro in cui si puo’, la recessione sara’ per molti una crisi non meno dura rispetto a quella sanitaria”.
Secondo il presidente di Banca Imi serve coraggio, che “vuol dire capire quali saranno i settori piu’ a rischio, comprendere quali sono le necessita’ piu’ urgenti ed elaborare delle strategie, con dei responsabili, che sappiano occuparsi a tempo pieno delle decisioni da assumere con chiarezza sulle priorita’”.
Dopo la crisi “i nostri stili di vita cambieranno, in modo radicale” e “bisognerebbe predisporre nuovi business plan per ciascun settore sapendo che l’economia del Paese vivra’ per diverso tempo principalmente di domanda interna, cercando soluzioni utili per sostenere la filiera dei ristoratori, degli alberghi, del mondo dei trasporti – sottolinea Micciche’ -. Ci sara’ qualcuno che riuscira’ certamente a trasformare tutto questo in un’opportunita’ per ripartire, ma ci saranno molti altri a cui questa opportunita’ non verra’ concessa. E questi ultimi saranno i piu’ bisognosi di un intervento di supporto pubblico”.
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