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Coronavirus, l’Umbria ha presentato il suo calendario | Il piano completo: rischio basso nel 63% | Due scenari sulle perdite economiche

Dopo averla illustrato nell’incontro in videconferenza tra i presidenti di Regione, Donatella Tesei ha inviato ai ministri Boccia e Speranza la proposta con il calendario delle riaperture delle attività in Umbria, nella Fase 2 di convivenza con il Coronavirus. “Tenendo conto – ha argomentato Tesei – dell’attuale situazione dei contagi nel nostro territorio congiuntamente alle esigenze del tessuto economico”.

Il calendario

Il documento redatto dalla Regione Umbria prende in considerazione la maggior parte delle attività economiche per le quali nell’ultimo Dpcm non viene presentato alcun cronoprogramma.

Questo dunque il piano umbro, in aggiunta alle linee guida regionali per imprese e lavoratori. E al fatto che anche ogni cliente dovrà indossare la mascherina e dovranno essere rese disponibili soluzioni igienizzanti per le mani all’interno di tutti i locali.

  1. 4 maggio Servizi di cura animali da compagnia

Si ritiene di proporre la riapertura delle attività volte ai servizi di cura degli animali da compagnia riservata ad attività d’impresa che trattando gli animali da compagnia non sembrano indurre rischi particolari anche alla luce di quanto fino ad ora avvalorato dalle analisi scientifico sanitarie, con obbligo di lavoro su appuntamento.

  • 11 maggio Commercio al dettaglio

La ripresa delle attività di commercio all’ingrosso il 4 maggio dovrebbe avviare di fatto, senza ulteriori condizioni, le attività della filiera al commercio al dettaglio che rappresenta uno dei tratti caratterizzanti dell’insediamento urbano regionale.

Si ritiene pertanto di proporre la riapertura l’11 maggio del Commercio al dettaglio, da realizzare nel rigoroso rispetto di disposizioni di distanziamento ed accesso contingentato agli esercizi commerciali, con un massimo di clienti pari ad 1 ogni 20 mq di esercizio e code con distanziamento appropriato fuori dagli esercizi.

  • 11 maggio Attività di servizio alla persona rese da parrucchieri e barbieri

In questo caso l’adozione di procedure e modalità di resa dei servizi caratterizzati da distanziamento ed adozione di procedure che prevedano per gli operatori e la clientela l’utilizzo di DPI consente di ritenere tali servizi in grado di riprendere le attività.

Le modalità di gestione dovranno prevedere la resa dei servizi solo previo appuntamento e comunque adottando anche all’interno dell’esercizio tecniche di distanziamento rafforzate (distanza tra i clienti lavorati non inferiore a 2 metri, non più di 1 cliente ogni 20 mq).

d) 18 maggio Pubblici esercizi e attività di ristorazione

Un altro gruppo di attività non considerate sono quelle relative alla Ristorazione, sebbene abbiano già l’autorizzazione ad effettuare servizio a domicilio e, a partire dal prossimo 4 maggio come disposto alla lettera aa) dell’articolo 1 del Decreto, il servizio di asporto.

Tale possibilità – anche se con l’obbligo di rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di un metro, il divieto di consumare i prodotti all’interno dei locali e il divieto di sostare nelle immediate vicinanze degli stessi – induce i titolari a riprendere le attività con un sostenimento di costi fissi che non garantiscono di essere coperti con i ricavi e al tempo stesso possono favorire assembramenti e difficoltà a rispettare le distanze di sicurezza.

Il settore della ristorazione e dei pubblici esercizi può invece organizzarsi per offrire i suoi servizi anche all’interno dei punti di ristoro, ovvero soprattutto all’esterno complice l’incipiente bella stagione, con il rispetto delle dovute distanze e permettendo dunque agli stessi di avere un adeguato giro d’affari che permetta la copertura dei costi e una migliore garanzia del rispetto delle regole di sicurezza a tutela dei clienti e dei lavoratori. Ciò comunque garantendo un distanziamento minimo tra i tavoli di 2 metri, tra i commensali di 1 metro ed una capacità limitata al 50% massimo dei posti disponibili prima della pandemia, fermo restando le regole generali.

Si propone pertanto di permettere alle attività dei servizi di ristorazione di cui ai Codici Ateco della divisione 51 dal 18 maggio.

Per tali finalità di ritiene altresì di ampliare la capacità operativa di tali imprese prevendo, in esito a specifico accordo da stipulare tra Regione Anci ed i soggetti competenti al fine del rilascio di permessi temporanei di occupazione di suolo pubblico finalizzato ad ampliare la capacità operativa esterna.

  • 25 maggio Centri estetici, centri massaggi altri servizi alla persona

Per il prossimo 25 maggio si ritiene di proporre la riapertura delle attività di servizi alla persona per il benessere fisicoche sono già pronti per riprendere la loro attività in sicurezza. Occorre prevedere la resa dei servizi solo previo appuntamento singolo, non si potrà sostare, se non per appuntamento, all’interno dei locali e comunque occorrerà adottare anche all’interno dell’esercizio tecniche di distanziamento rafforzate.

Prescrizioni potrebbero essere adottate in esito alla eventuale valutazione di dotazioni infrastrutturali particolari in esito alla specificità delle attività esercitate.

  • 1 giugno. Attività di Alloggio non alberghiere.

Anche nell’ipotesi del permanere di possibili limitazioni agli spostamenti interregionali si può ipotizzare la possibilità di riapertura di tutti i soggetti ricompresi nella categoria 55 Alloggio, per ora riservata ai soli alberghi.

Le attività da riaprire sono elencate nella Tabella 4. Esistono flussi di turismo all’interno della regione connessi al turismo religioso e per particolari aree quali il Trasimeno di tipo stanziale ed all’aperto, grazie ai quali gli operatori potrebbero cominciare ad operare attivando e sperimentando tutte le possibili azioni per la messa in sicurezza dei clienti.

  • 8 giugno Commercio ambulante

La specificità delle attività realizzate nel caso delle imprese esercenti attività di commercio ambulante se da un lato rendono possibile l’attenuazione di possibili fattori di rischio connessi allo svolgimento all’aperto dall’altro potrebbero indurre una difficile regolazione del flusso degli utenti innalzando i fattori di rischio.

Si può pertanto ritenere – ferma restando una valutazione più approfondita da realizzare con i componenti il comitato scientifico regionale – di differire la riapertura di queste attività alla data dell’8 giugno anche al fine di acquisire ulteriori elementi di valutazione da confrontare con ANCI.

Sono possibili prescrizioni da concordare con i comuni in relazione al possibile distanziamento dei banchi e sul contingentamento degli accessi da diramare in seguito.

I rischi per le imprese in Umbria

La proposta umbra parte dalle analisi del livello di rischio in Umbria, dalle quali emerge che 42.094 imprese umbre, cioè il 63% del totale, sono a basso rischio, il 18,6% presentano un livello medio basso, l’11,5% medio-alto e il 6% alto.
Nelle imprese a basso rischio sono impiegate 142.658 persone, cioè il 61% del totale.
In quelle a rischio medio basso risultano 51.171 addetti (22%).

Per quanto riguarda invece il livello di aggregazione sociale, parametro che fornisce un’indicazione a proposito dell’affollamento, una impresa su due è in classe 1, cioè presenta un minimo livello di affollamento; il 33% è in classe 2, il 16,5% in classe 3 e solo l’1,3% in classe 4.
Nelle realtà comprese in classe 1 lavorano oltre 107 mila persone, 80 mila in quella 2, 41 mila in quella 3 e solo poco più di duemila in quella a più elevato rischio.

I danni economici

Sulla base delle analisi fornite da Cerved sulla prospettiva di riduzione dei ricavi/fatturati per le imprese per il biennio 2020-2021 emergono scenari preoccupanti per l’Umbria.

Cassa integrazione, le aziende umbre ammesse finora

In quello soft, in Umbria la perdita di fatturato delle società di capitali si attesterebbe a quota 1,8 miliardi di euro, in termini percentuali il 5,8% in meno rispetto al 2019. Nel 2021 si prevede una perdita di 300 milioni di euro che sommata al 2020 porterebbe a una perdita di 2,1 miliardi nel biennio 2020-2021.
Lo scenario hard prevede per l’Umbria una perdita di fatturato per le imprese pari a 3,8 miliardi di euro nel 2020 e 1,7 miliardi nel 2021.

Mascherine, sport, bambini

La presidente Tesei ha inoltre sollecitato il Governo a prendere decisioni celeri su numerosi temi come: attività sportive ed economiche connesse (i pescatori, ad esempio, chiedono di poter pescare nelle acque interne regionali), formazione, fornitura mascherine per i cittadini, centri estivi, mobilità privata e tutti i temi di sostegno economico alle attività di imprese e famiglie, con particolare riferimento al sostegno nell’affido dei minori per i genitori impegnati in attività lavorative.

“Il documento, che ha visto il parere favorevole del Comitato Tecnico Scientifico dell’Università degli Studi di Perugia, contiene, oltre che il cronoprogramma, anche le misure di sicurezza sanitarie che riguardano sia i lavoratori che gli avventori delle varie attività. Abbiamo optato per la strada istituzionale del dialogo con il Governo, nella speranza che tale scelta venga apprezzata e che la nostra proposta possa essere accolta, pronti, ovviamente, a monitorare le conseguenze sanitarie che ne possono derivare ed eventualmente a procedere con modifiche e sospensioni del piano stesso”.