In Consiglio regionale è andata in scena l’indegna lite della politica umbra sull’emergenza Coronavirus. Perché al di là delle argomentazioni della Giunta e della maggioranza che la sostiene da una parte e di quelle delle opposizioni dall’altra, il gioco delle parti andato in scena (chiamando in causa un po’ tutti, dal Governo alle regioni del nord a guida leghista, da Salvini a Conte e Zingaretti) ha indignato tanti umbri che direttamente a Palazzo Cesaroni o da casa attraverso la diretta streaming, hanno assistito ad una seduta che si è trasformata in una baruffa, alla fine infruttuosa, sul piano operativo.
Nel mirino delle opposizioni è finito ancora una volta l’assessore alla Sanità Luca Coletto. Già attaccato sui social da rappresentanti dell’opposizione per essere stato nel fine settimana in Veneto, tra i banchetti leghisti in piazza, anziché gestire la task force anti-Coronavirus nella “sua” Umbria.
Tanto che un gruppo di giovani aderenti al movimento delle Sardine lo ha atteso fuori da Palazzo Cesaroni mostrando cartelli in cui se ne chiedeva la quarantena. E lui, Coletto, si è concesso anche una foto con quei giovani che manifestavano, pacificamente, contro di lui.
Ben più acceso è stato il bersagliamento in Aula. Anche mentre leggeva le due pagine di informativa sulla situazione in Umbria. Un testo, ha poi evidenziato Bettarelli (Pd), che riportava anche una data sbagliata e che quindi l’assessore non aveva avuto il tempo di leggere preventivamente.
“La sicurezza sul territorio è stata sempre garantita” ha detto Coletto. Rivendicando il fatto che l’amministrazione regionale umbra abbia sempre agito con atti rispettosi delle indicazioni delle autorità nazionali (Ministero della Salute e Dipartimento protezione civile). Le indicazioni del Consiglio dei ministri, ha ribadito, “sono state recepite in tempo reale”.
La task force si è riunita una volta a settimana e continuerà a farlo con questa cadenza, salvo diverse novità “dal punto di vista clinico ed epidemiologico“. E che può essere immediatamente convocata. A supporto di questa è operativa la task force ristretta, che si è riunita l’ultima volta sabato scorso a Foligno.
Coletto ha quindi ricordato le procedure attivate per il trattamento dei casi sospetti ed il presidio effettuato all’aeroporto San Francesco, con l’allestimento di un laboratorio dedicato. Le Aziende Usl e Ospedaliere hanno messo a disposizione un kit di emergenza a disposizione degli operatori e dei medici anche di base.
Sul numero verde, le chiamate sono arrivate ad oltre 300 al giorno e per questo verrà potenziato il personale.
Gli umbri al rientro dalla Cecchignola sono stati provvisti di idonea attestazione da parte delle autorità. I ragazzi sono anche rientrati a scuola.
“Tutti i tamponi ed i controlli fatti in Umbria – ha detto Coletto – hanno dato esito negativo”. In Umbria, dunque, “ad oggi non si è registrato alcun focolaio“.
Coletto ha chiesto chiarezza a livello nazionale: “Noi eravamo pronti a fare un’ordinanza, ma non l’abbiamo fatta, in attesa delle indicazioni del Consiglio dei ministri“.
Paparelli (Pd) ha criticato la gestione del numero verde regionale. Citando casi di cittadini che hanno ricevuto indicazioni non chiare o addirittura contrastanti tra loro. Per il capogruppo dem Bori il numero verde regionale, così come gestito, è risultato addirittura dannoso.
Le opposizioni sono giunte in Aula presentando una risoluzione che impegna la Giunta in una serie di interventi per far fronte all’emergenza Coronavirus in Umbria. In particolare, si chiede che la task force con gli esperti sia convocata permanentemente, così come la Conferenza dei capigruppo regionali.
Si chiede inoltre un’adeguata preparazione degli operatori sanitari per affrontare un’emergenza straordinaria e l’attivazione di un’area di crisi in ogni presidio sanitario dell’Umbria.
E poi, misure economiche straordinarie per far fronte alle difficoltà delle imprese umbre, soprattutto di quelle del settore turistico.
Ma soprattutto, le opposizioni chiedono che ci sia una cabina di regia univoca ed un’azione omogenea, in accordo con le autorità nazionali.
E sono stati riportati varie esempi di cose che non hanno funzionato: dalla gestione del caso degli 80 ternani messi in quarantena al ritorno da Bergamo al diverso trattamento ricevuto a Gubbio. Differenze, queste, su cui hanno puntato l’incide in particolare Bori (Pd) e De Luca (M5s). O il caso della donna arrivata a Trestina da Lodi e rimandata in auto in Lombardia senza che le sia stato effettuato il tampone, secondo quanto ha denunciato Bettarelli (Pd). O ancora, il provvedimento autonomamente assunto dal sindaco di Cannara, come ricordato da Bori.
Tra le fila della maggioranza le critiche si sono concentrate soprattutto su Paparelli e Bori. Quest’ultimo ha chiesto il ricorso al “fatto personale” nei confronti di Morroni, che aveva chiesto una censura dell’Aula per le parole del capogruppo del Pd sulle difficoltà che avrebbero manifestato gli operatori sanitari umbri.
Morroni ha replicato: “La censura era politica per la gravità di quanto detto. Perché lei non può riportare chiacchiere“. Legittimo invece, secondo Morroni, fare domande.
Accantonato il “tema Coletto”, le opposizioni (con Fora, Bianconi, Paparelli, Porzi) hanno provato a riallacciare il dialogo con la maggioranza sulla risoluzione proposta, al fine di trovare una condivisione.
Nella sua replica Coletto è passato al contrattacco: “Meglio un assessore a mezzo servizio piuttosto del precedente” ha detto. Il riferimento è all’assessore Luca Barberini, del Pd, che era stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta Sanitopoli.
Una frase che ha scatenato ancora una volta le opposizioni. Insieme all’altra frase di Coletto: “Qua , a quanto pare, siete abituati a chiacchierare molto e a fare poco“. “Noi facciamo i fatti… Noi chi?” ha tuonato Bori. Chiedendo piuttosto “risposte” all’assessore e non recriminazioni sulla passata gestione della sanità in Umbria.
La maggioranza ha però ritenuto la risoluzione presentata dall’opposizione sull’emergenza Coronavirus strumentale e l’ha quindi respinta.