Di fronte all’emergenza Coronavirus la comunità cinese in Umbria (2.900 persone tra cui i circa 500 tra studenti e personale docente universitario) sta collaborando, sottoponendosi ad autoisolamento precauzionale nel caso di recenti viaggi nelle zone della Cina dove è presente il virus. Il dirigente Sanità e Welfare della regione Umbria, Claudio Dario, ha lodato il comportamento dei circa 2.900 cittadini di nazionalità cinese che risiede attualmente in Umbria, stabilmente o per motivi di studio e di lavoro. “Hanno avuto grande attenzione – ha spiegato – disciplina, non ci risultano problemi nelle scuole“.
Le scuole, in tutta Italia, sono uno dei luoghi potenzialmente critici, perché si scontrano il diritto alla salute e la necessità di limitare al massimo i rischi di contagio con il diretto allo studio di bambini e ragazzi. L’ultima circolare ministeriale invita le persone, “di qualunque nazionalità” che hanno effettuato viaggi in Cina negli ultimi giorni a restare a casa per 14 giorni (il tempo previsto di incubazione del Coronavirus). Assenza che si riterrà giustificata, ma che i presidi non possono imporre.
La Regione Umbria e l’Ufficio scolastico regionale hanno fornito indicazioni ai dirigenti degli istituti su come comportarsi. “La nostra azione è stata orientata alla prudenza, sempre a scopo precauzionale” ha detto Dario, assicurando che tutte le famiglie potenzialmente a rischio (perché rientrate di recente dalla Cina) sono state contattate ed hanno accettato di far restare a casa i figli per il periodo della quarantena, a scopo precauzionale.
La task force attivata dalla Regione intende ampliare i confronti, estendendoli anche alle associazioni di categoria.
La prossima settimana, in particolare, saranno incontrate le associazioni degli albergatori, per concordare le azioni da seguire nella gestione di turisti. Al momento, comunque, le procedure sono quelle già fissate a livello nazionale, con le normali forme precauzionali.
La rete regionale per attuare i protocolli nazionali e far fronte alle possibili emergenze legate al Coronavirus è coordinata da una task force ristretta, che opera in collaborazione con la protezione civile nazionale, con la quale anche gli operatori umbri, attraverso la protezione civile nazionale, sono in video conferenza due volte al giorno.
Le Unità operative malattie infettive degli ospedali di Perugia e Terni sono attrezzati per ospitare eventuali casi da monitorare, con 16 stanze nel capoluogo umbro e 6 a Terni. Stanze singole – è stato spiegato – con zona filtro ed accesso esterno per eventuali visitatori.
Ovviamente, qualora si accertassero casi di persone contagiate, compatibilmente con le condizioni di salute sarebbero trasferite allo Spallanzani di Roma, dove sono ricoverate le poche persone colpite dal Coronavirus in Italia. “Ma se ci fosse una situazione più critica – ha chiarito Dario – in Umbria siamo pronti a gestire la situazione fino in fondo“.
Coletto ed i medici rassicurano: ad oggi, in Umbria come in Italia, non c’è circolazione del coronavirus. E la Regione, così come previsto dalle direttive ministeriali, in coordinamento con la Protezione civile, ha attivato una rete sul territorio che vede coinvolti gli ospedali, le aziende sanitarie regionali, i servizi di prevenzione, i responsabili del 118 e del Pronto soccorso, della continuità assistenziale, i responsabili delle clinica di Malattie infettive, dei laboratori di microbiologia e di virologia, i medici di medicina generale e pediatri di libera scelta.
“Si tratta di una rete di monitoraggio – ha precisato l’assessore Coletto – in grado di intercettare sul territorio i pazienti che si presentano dai medici manifestando sintomi da infezione e, nell’eventualità fossero effettivamente riscontrati, inviarli al Pronto soccorso per ulteriori verifiche. E’ successo in questi giorni – ha precisato – e, comunque, non è stato necessario neanche fare gli accertamenti allo Spallanzani perché si trattava di semplice influenza. Il coordinamento con la prefettura, con l’università, la protezione civile e l’ambito della sanità – ha aggiunto l’assessore – ha quindi funzionato bene, c’è stato un buon coordinamento e tutti gli operatori hanno risposto nella maniera corretta. Gli umbri possono stare tranquilli”.
A fare il punto sulla situazione, insieme all’assessore Coletto, alcuni degli esperti del gruppo di lavoro regionale, con il direttore regionale Claudio Dario, la professoressa Daniela Francisci della Clinica di Malattie infettive, il dottor Francesco Borgognoni responsabile del 118 e della dottoressa Barbara Camilloni referente del laboratorio di virologia, le dottoresse Paola Casucci e Anna Tosti per la Regione Umbria.
Finora in Umbria ci sono stati 3 casi in cui si era attivata la procedura con l’isolamento precauzionale e due “non casi” in cui l’allarme è subito rientrato.
Il protocollo che viene attivato (nei diversi casi in cui una persona con sintomi si presenti al pronto soccorso oppure venga effettuata una chiamata per il prelievo a domicilio) è quello definito a livello nazionale.
Nel caso del prelievo a domicilio della persona che presenta sintomi influenzali e che è stata negli ultimi 14 giorni in una zona a rischio c’è un’autoambulanza dedicata (il cosiddetto taxi sanitario) per il trasporto in ospedale, dove vengono prelevati i campioni per effettuare il test. Nel caso in cui due test ripetuti a distanza di un giorno diano esito negativo viene decretata l’assenza di contagio.
In un caso il protocollo è stato realmente testato fino in fondo, anche nel trasporto della persona umbra potenzialmente infetta. Con l’esito dei test che poi ha escluso la presenza del Coronavirus.
Daio ha ricordato i due possibili campanelli d’allarme: la visita negli ultimi 14 giorni in una zona dove il contagio è diffuso e la presenza di sintomi influenzali. In questi casi viene attivato il protocollo di sicurezza a scopo precauzionale.
Quando si attiva il protocollo: VIDEO
Da sabato 8 febbraio la Regione Umbria ha attivato il numero verde 800 63 63 63, gratuito, per tutte le segnalazioni e le informazioni relative al Coronavirus ed alle sue modalità di trasmissione. Un numero attivo 7 giorni su 7, dalle ore 8 alle ore 20, mentre nelle ore serali e di notte è previsto un rimando al numero verde gratuito (1500) attivato dal Ministero della Salute.
Come funziona il numero verde attivato in Umbria: VIDEO
In quattro giorni le chiamate sono state 45. “Persone non allarmate – viene spiegato – che però volevano avere informazioni sui rischi di contagio“.
Tra le chiamate arrivate ce n’è stata anche una dal Veneto, regione dove risiede l’assessore Coletto.
Quanto al perdurare dell’emergenza, nella speranza che i ricercatori (tra cui quelli italiani) riescano a predisporre il vaccino, la dottoressa Daniela Francisci (che dirige la Clinica malattie infettive dell’ospedale di Perugia) ha spiegato che il tempo lavora a favore di “una riduzione dell’intensità” di trasmissione dell’epidemia. E poi c’è il fattore climatico: andando verso la stagione più calda si dovrebbe ridurre la circolazione del virus. Ecco perché nelle prossime settimane si prevede “una riduzione dell’intensità di circolazione del virus“.
Gli accorgimenti sono quelli, principalmente di natura igienica, da seguire per difendersi dall’influenza e da altre malattie infettive: lavarsi le mani, garantire una corretta areazione degli ambienti chiusi, evitare contatti diretti con scambio di saliva o restare in luoghi ristretti chiusi con persone influenzate.
Anche perché, è stato ricordato, questa settimana si dovrebbe assistere al picco della tradizionale influenza, che quest’anno sta mettendo a letto circa 10mila umbri a settimana, con febbre, dolori alle articolazioni e vomito.
Al di là del Coronavirus, dunque, una ragione in più per assicurare igiene ed evitare comportamenti a rischio.