Il Trasimeno si offre come banco di prova per test rapidi “pit stop” sulla popolazione per scovare il Coronavirus. E per separare i familiari delle persone contagiate che restano in casa, così da evitare una delle più diffuse modalità di contagio.
Due le proposte che gli otto sindaci del Trasimeno hanno rivolto all’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, con l’obiettivo di realizzare misure di contenimento sociale più efficaci e un programma sperimentale di test sierologici rapidi ed estensivi sulla popolazione, a partire dalle categorie a rischio.
Le proposte, pensate ai fini del contenimento del virus, e per aumentare in maniera significativa la capacità di prevenzione e screening sulla pandemia, sono state promosse e condivise dai consiglieri regionali Eugenio Rondini (maggioranza) e Simona Meloni (opposizione), d’intesa con gli altri rappresentati istituzionali del territorio.
Per il sindaco di Panicale e assessore alle Politiche Sociali dell’Unione dei Comuni del Trasimeno, Giulio Cherubini, “si tratta di due ipotesi di lavoro concrete e pronte ad essere messe in campo, emerse grazie a un confronto costante e costruttivo con gli attori sanitari impegnati in questa zona”.
“Ci auguriamo pertanto – continua Cherubini – che la Regione possa valutare positivamente e autorizzarle quanto prima, tenuto conto che il nostro territorio sarebbe in grado di realizzarle autonomamente, senza particolari aggravi di costi, sia nell’area sud che nell’area nord del Trasimeno”.
“In particolare – spiega il sindaco di Panicale – il primo progetto presentato in Regione prevede l’utilizzo di strutture idonee ad ospitare i familiari delle persone risultate positive al Covid-19 o, in alternativa, gli stessi malati, qualora le abitazioni non risultino adeguate ad assicurare le corrette misure cautelari di distanziamento sociale. Ciò al fine di prevenire l’ormai consolidato processo di ‘positivizzazione’ dei familiari conviventi, che sta provocando, oltre che un rischio per l’incolumità dei concittadini coinvolti, anche un serio aggravamento delle misure di intervento sia sanitario che assistenziale (questo a cura dei vari Centri operativi comunali), oltre alla comprensibile precarizzazione delle condizioni psicofisiche delle persone coinvolte che potrebbero invece risultare maggiormente protette con l’adozione da una misura di questo genere”.
“La seconda proposta portata all’attenzione dell’assessore Regionale Coletto – continua Cherubini – prevede l’attivazione di un ambulatorio mobile, da realizzare con l’ausilio delle nostre forze di Protezione Civile, per poter effettuare le procedure di tampone e prelievo in modalità “pit stop”.
Tale misura, fortemente voluta anche da chi opera sul campo da oltre un mese ed esegue i controlli girando casa per casa, potrebbe ben essere realizzata previa prenotazione telefonica dei i cittadini interessati (ad esclusione di coloro che sono destinatari di ordinanza sindacale di quarantena coattiva) ed effettuata tramite il solo accesso automobilistico canalizzato e scadenzato ad orari predefiniti su un’area adeguatamente attrezzata a tale scopo.
“Ciò consentirebbe, con tutta evidenza – conclude Cherubini – di aumentare il processo di campionamento territoriale e di conoscenza del processo epidemiologico nella più totale sicurezza del presidio sanitario territoriale e degli operatori che effettuano tamponi e prelievi veloci”.
(modificato h 13,41)