Il Governo slitta di una settimana il piano umbro per la riapertura delle attività nella Fase 2, quella in cui si dovrà convivere con il Coronavirus. Di fatto potrebbe essere questo il risultato di una intensa giornata di incontri in videoconferenza e trattative tra le Regioni e tra queste e il Governo.
Una giornata nella quale la presidente Donatella Tesei ha illustrato ai colleghi governatori il piano umbro, redatto con l’ausilio del Comitato tecnico scientifico che ha valutato anche l’indice di rischio delle imprese presenti in Umbria, oltre all’andamento del contagio.
Un piano che per l’Umbria vorrebbe far riaprire già dal 4 maggio i servizi per la cura degli animali da compagnia. L’11 maggio il via al commercio al dettaglio, barbieri e parrucchieri (con un cliente ogni 20 mq). Dal 18 maggio bar e ristoranti (50% dei posti disponibili)con una distanza di 2 metri tra i tavoli e di un metro tra i commensali. ll 25 maggio ok ai centri estetici e servizi alla persona. Proseguendo il 1° giugno con attività di alloggio non alberghiere (b&b, campeggi etc.) e l’8 giugno con il commercio ambulante.
Il tutto, attraverso l’adozione di misure di protezione personali per esercenti, artigiani e clienti.
Sull’ipotesi di riaprire già ulteriori attività (oltre a quelle previste dall’ultimo Dpcm) già dal 4 maggio il Governo è stato però categorico. Il premier Conte, secondo le indicazioni dei tecnici, vuole utilizzare le prossime due settimane per monitorare la situazione. E forse per guadagnare tempo da utilizzare nell’organizzazione di alcuni aspetti ancora non definiti, come quelle relativo all’approvvigionamento effettivo delle mascherine a prezzo calmierato o dell’utilizzo dei mezzi pubblici.
Il ministro Boccia, già mercoledì, aveva chiarito alle Regioni: ordinanze coerenti con il Dpcm, altrimenti il Governo le impugnerà.
E la presidente Tesei, pur criticando molti aspetti del Dpcm, aveva scelto di non sfidare l’esecutivo, avanzando la sua proposta ma senza minacciare l’utilizzo di un’apposita ordinanza senza il via libera da Roma. Visto che – aveva argomentato – in base al Dpcm, i governatori potrebbero fare solo ordinanze più restrittive rispetto alle norme nazionali. E questo, nonostante il pressing degli imprenditori umbri e, politicamente, del Pd.
Un assist alla governatrice Tesei è arrivato, indirettamente, dalla collega calabrese Santelli. Che invece ha scelto di sfidare il Governo, con l’ordinanza che consente la riapertura di bar e ristoranti nella sua regione, sia pure con diverse limitazioni. Scelta calabrese alla quale diversi sindaci di centrosinistra hanno risposto con un’ordinanza sindacale che ne decreta nuovamente la chiusura.
Una situazione che costringe il Governo ad impugnare l’ordinanza in caso di mancata revoca. Ma allo stesso tempo impone concessioni a quelle Regioni, come l’Umbria, che hanno scelto la linea del dialogo.
Ecco allora che il compromesso possibile è la data del 18 maggio. Non troppo vicina, come temuto da Conte. Ma nemmeno troppo in là, come prospettato inizialmente dall’Esecutivo.
Una data che quindi sposterebbe, di fatto, di una settimana le prime aperture calendarizzate nella proposta umbra. Ad eccezione delle attività di tolettatura di cani e gatti, per i quali, a quel punto, si dovrebbero aspettare due settimane.
Il nuovo calendario umbro frutto di questo compromesso, dunque, porterebbe alla riapertura il 18 maggio dei servizi per la cura degli animali da compagnia, commercio al dettaglio, barbieri e parrucchieri, bar e ristoranti. Ed a seguire le altre attività, come da programma iniziale.
Una vera Fase 2 per l’Umbria, insomma.
Sempre che l’Umbria rispetti per tale data i requisiti fissati dal ministro Speranza nel decreto sul monitoraggio. Le Regioni, per avere maggiore possibilità di manovra, in sintesi, dovranno dimostrare l’effettiva capacità di monitorare l’andamento del Covid-19, effettuare accertamenti diagnostici nelle adeguate misure e gestire i contatti, stabilità della trasmissione del virus. In pratica, in questi giorni saranno valutati il grado di tenuta del sistema sanitario, le modalità con le quali vengono controllate le persone con obbligo di quarantena, il tracciamento dei contatti, un’adeguata e tempestiva esecuzione dei tamponi, il raccordo tra assistenza sanitaria primaria e ricovero ospedaliero. E un corretto aggiornamento dei dati attraverso i sistemi informatici.
Punti che l’Umbria – favorita anche dai piccoli numeri – sembra finora essere riuscita a garantire e mantenere. Tanto più che già nella proposta umbra presentata ai ministri Boccia e Speranza viene scritto: “Le ipotesi formulate nel presente documento saranno quindi oggetto di attento monitoraggio prevedendo che, in particolare, al raggiungimento di un indice di contagiosità R-t pari a 1 si possa procedere alla sospensione del piano di riapertura anche in esito alla continua verifica da parte del comitato scientifico regionale da tempo insediato“.
Insomma l’Umbria, pur di ripartire al più presto, è disposta anche ad una riapertura condizionata.