Coronavirus e Fase 2, è tutti contro tutti: riaperture differenziate dal 18 maggio, ma con questi parametri e il "fischietto" del Governo - Tuttoggi.info

Coronavirus e Fase 2, è tutti contro tutti: riaperture differenziate dal 18 maggio, ma con questi parametri e il “fischietto” del Governo

Massimo Sbardella

Coronavirus e Fase 2, è tutti contro tutti: riaperture differenziate dal 18 maggio, ma con questi parametri e il “fischietto” del Governo

Incontro Stato - Regioni | Intanto il Pd chiede a Tesei più aperture | E Todi diventa un caso nazionale
Mer, 29/04/2020 - 18:25

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Dal 18 maggio, le Regioni con un indice di contagio da Coronavirus basso potranno procedere con parziali riaperture differenziate. Nel frattempo però, il Governo è pronto a diffide e impugnazioni di quelle eventuali ordinanze regionali che non siano “coerenti con il Dpcm“.

Questa la posizione del Governo manifestata dal ministro per le Autonomie e gli Affari regionali Francesco Boccia, al termine dell’incontro in videoconferenza con i governatori dove non si è trovata una linea comune.

E allora, di fronte alla prospettiva di uno strappo, il ministro ha proposto come metodo quello dell’ammonimento del Governo alle Regioni in caso di ordinanza non coerente con le regole nazionali anti contagio. Prima una lettera, in cui saranno indicate le parti giudicate incoerenti. Quindi, in caso di muro contro muro, l’impugnazione dell’ordinanza regionale, come avvenne con le Marche sulle aperture delle scuole.

Allentamenti differenziati: i parametri

Il ministro ha anche confermato che da metà maggio, in base al numero dei contagi ed all’indice R0 (che calcola statisticamente la capacità infettiva per ciascun soggetto positivo), si potrà pensare “ad aperture diverse regione per regione”.

L’altro parametro per poter effettuare riaperture sarà la disponibilità di ospedali Covid e di strutture per la quarantena al di fuori del proprio domicilio. Per evitare le infezioni tra le mura domestiche.

Dai dem umbri appello per anticipare

E in questo braccio di ferro tra Governo e opposizioni, Stato e Regioni, il gioco (politico) delle parti muta a seconda del territorio. In Umbria, sono i dem (il gruppo regionale Pd e quello di Perugia) a chiedere di affrettare i tempi della Fase 2. Sollecitando la presidente Tesei “a ricorrere a
specifiche ordinanze regionali per consentire l’anticipazione e la ripresa
di alcune attività economiche e ristorative
”.

Il gruppo Pd rileva che “le stesse proposte che avevamo avanzato giorni fa per alcuni settori senza risposta” al Comune di Perugia, gli stessi contenuti “vengono approvati all’unanimità grazie all’apporto costruttivo della minoranza, e con il voto favorevole delle stesse forze politiche di destra”. I Dem di Palazzo Cesaroni sottolineano che “anche su questi temi che altrove vengono ascoltati ed accolti siamo pronti al confronto e alla collaborazione”.

Tesei cerca la terza via con il prefetto

Intanto la governatrice Tesei sta valutando con il prefetto di Perugia le aziende che, “nelle more delle norme nazionali“, possano avviare la propria attività in sicurezza.

Perplessità ed anche una possibile via umbra alla Fase 2 sono state poste al Governo. Nella consapevolezza, da parte della presidente (e avvocato) Tesei che il Dpcm limita la possibilità delle Regioni di emettere proprie ordinanze che non siano più restrittive rispetto ai divieti posti a livello nazionale.

L’Umbria ha comunque varato una sua proposta di calendario delle aperture.

Il caso Todi

In tutto questo, Todi è diventato un caso politico nazionale, dopo l’iniziativa del sindaco (e avvocato) Antonino Ruggiano. Che ha annunciato al prefetto (quindi al rappresentante del Governo) un’ordinanza per riaprire tutte le attività di somministrazione nella sua città, ormai dal 27 di marzo a contagio zero. E ciò in virtù della norma del testo unico che dà ai sindaci possibilità di adottare ordinanze per esigenze di ordine pubblico. “Io credo ci sia un problema di ordine pubblico se non facciamo qualcosa per le piccole aziende e per i commercianti” ha argomentato Ruggiano. Lamentando incongruenze nella norma nazionale, che ad esempio consente l’apertura dei negozi di abiti per bambini ma non per gli adulti. Che consente l’apertura di esercizi con le slot machine (e in genere la ripresa del gioco d’azzardo legale) ma non dei bar.

Ruggiano, nella sua lettera al prefetto di Perugia, aveva argomentato il rischio per l’ordine pubblico con il pericolo di possibili atti di violenza “verso se stesso e verso gli altri” da parte di piccoli imprenditori esasperati.

Una iniziativa che è salita agli onori delle cronache nazionali, in quest’Italia che si divide su tempi e modalità della Fase 2 dell’emergenza Coronavirus.

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