Da lunedì al via le pratiche per i finanziamenti garantiti dallo Stato per imprese e professionisti di fronte all’emergenza Coronavirus. Ma i sindacati dei bancari lanciano l’allarme: alcune banche non sono pronte. E di fronte al rischio di nuove reazioni violente da parte dei clienti delusi ed esasperati, chiedono al ministro Lamorgese ed ai prefetti la presenza di forze di polizia fuori dagli sportelli.
La lettera, unitaria,inviata questa mattina (sabato 18 aprile) al ministro dell’Interno e ai prefetti d’Italia, è stata siglata dai segretari generali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin.
Tre le direttrici previste nel Decreto Liquidità per imprese, artigiani, autonomi e professionisti a seguito della trasformazione del Fondo di Garanzia per le Pmi:
Le associazioni di categoria datoriali lamentano però l’esiguità degli importi di fronte alla necessità e comunque le procedure scelte da alcune banche. Alcune di queste, infatti, hanno già fatto sapere ai propri clienti che al prestito fino ad un massimo di 25mila euro sarà ad esempio stornato il fido bancario di cui il piccolo imprenditore o il professionista ha già goduto.
Altri istituti, pur tra le incertezze della normativa nazionale e delle indicazioni comunitarie, hanno comunque attivato modalità di confronto con i propri clienti imprenditori e professionisti. Anche con specifiche linee di credito.
Già all’indomani dell’annuncio fatto dal premier Conte i sindacati avevano denunciato casi di clienti che si erano presentati in banca per chiedere i prestiti e che, di fronte alla spiegazione che il provvedimento non era operativo, se l’erano presa con i dipendenti allo sportello. Tanto da lanciare un appello, insieme all’Abi, per dire ai clienti di non recarsi in banca, proprio perché i prestiti garantiti non potevano essere attivati.
Ora che, da lunedì, partiranno finalmente le procedure per erogare i prestiti garantiti dallo Stato, introdotti col decreto legge 23/2020, per aiutare imprese e professionisti in difficoltà, si temono nuovi disagi.
“Secondo le informazioni in nostro possesso – scrivono i sindacati – alcune banche non sono ancora pronte, poiché non hanno predisposto le circolari interne, né hanno modificato le procedure per poter accogliere le richieste da parte della clientela“. I sindacati annunciano che faranno i nomi delle banche che si dimostreranno impreparate e che denunceranno le situazioni di criticità.
“Tale situazione – denunciano i sindacati dei bancari – potrebbe generare tensione fra i clienti che si recheranno nelle filiali bancarie, sfociando in fenomeni di violenza che già sono stati registrati, a danno delle lavoratrici e dei lavoratori bancari, in queste ultime settimane“.
Per questo i sindacati chiedono al ministro Lamorgese e ai prefetti un intervento delle forze dell’ordine “volto a rafforzare la sicurezza sociale, a tutela della sicurezza di chi si trova sui posti di lavoro e della clientela bancaria tutta“.
Ricordiamo che, a seguito dei protocolli siglati tra Abi, Federcasse e le organizzazioni sindacali, finché durerà l’emergenza ci si può recare in banca solo su appuntamento telefonico. E per operazioni urgenti e indifferibili, che non possono essere effettuate da remoto. Uscire di casa per recarsi in banca per futili motivi in certi casi può configurarsi come reato.
Il proseguimento dei servizi postali, bancari e assicurativi è stato sempre ritenuto essenziale dal Governo, sin dall’inizio dell’emergenza Coronavirus. Gli sportelli sono rimasti aperti, pur con limitazioni negli orari e con personale ridotto. Tra i bancari, anche in Umbria, si sono verificati diversi casi di contagio da Coronavirus.