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Coronavirus, confronto sindacati-Tesei: controlli e rigore | Ecco le 5.286 società umbre indispensabili

Emergenza Coronavirus in Umbria, confronto serrato questo pomeriggio – pur se in via telematica – tra Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria e la presidente della Regione Donatella Tesei. Il tema, la sicurezza nei luoghi di lavoro di fronte al Covid-19.

In apertura, i sindacati hanno ribadito la necessità di garantire la massima attenzione nel rispetto dei Dpcm e del protocollo sindacati-imprese, imponendo la chiusura di tutte le attività non essenziali e il rispetto integrale delle norme di sicurezza in tutte le realtà in cui la produzione dovrà continuare. Tra queste, stando al Dpcm di ieri, i sindacati hanno sottolineato che non rientra Ast. 

I controlli sulle attività

Cgil, Cisl e Uil hanno poi chiesto la massima collaborazione, anche ai prefetti di Perugia e Terni, nell’applicazione del decreto, incontrando la disponibilità della presidente Tesei ad esercitare, nell’ambito delle sue competenze, un controllo il più rigoroso possibile, attivando tutti gli organi di ispezione preposti.

Le protezioni per medici e infermieri

Altro tema estremamente urgente trattato nell’incontro è stato quello della dotazione di dispositivi di protezione individuale presso le strutture sanitarie. I sindacati hanno infatti evidenziato il permanere di criticità intollerabili e sollecitato un intervento immediato che preveda anche l’effettuazione di tamponi a tutto il personale sanitario, per “difendere chi ci difende ogni giorno”. 

La presidente Tesei ha sottolineato di essere in contatto costante con la protezione civile per l’approvvigionamento di mascherine a norma, ma permangono evidentemente delle difficoltà (anche per quanto riguarda la dotazione di nuovi respiratori) che vanno immediatamente superate, al di là di ogni rimpallo di responsabilità.

Da parte loro, Cgil, Cisl e Uil, anche attraverso le rispettive segreterie nazionali, faranno pressione sul ministro della Salute Roberto Speranza, affinché vengano immediatamente sanate tutte le lacune.

Le case di riposo

Infine, è stato affrontato il tema delle case di cura e di riposo, luoghi particolarmente sensibili nell’emergenza sanitaria. Cgil, Cisl e Uil hanno richiesto e ottenuto l’impegno della presidente ad attivare, per tramite dell’assessore alla Salute, un tavolo di coordinamento con i sindacati dei pensionati a massima tutela delle persone anziane ospiti di queste strutture. 

Le società umbre indispensabili

Il nuovo decreto del Governo del 22 marzo consente la continuazione del lavoro alle sole attività indispensabili. Ed alle altre, purché garantiscano un’organizzazione del lavoro a distanza o da remoto.

Quanto alla prima categoria, sono 5.286 le società di capitali umbre (Spa, Srl e Cooperative) che rientrano nel nuovo decreto anti Coronavirus nel quale sono indicati i settori Ateco che sfuggono al principio del ‘chiudere tutto’.

Oltre 52mila addetti

Lo studio è stato condotto da Acacia Group che, attraverso l’Osservatorio delle imprese, ha messo sotto la lente i ‘numeri’ delle società di capitali dell’Umbria. Il raggruppamento evidenziato sviluppa un fatturato aggregato di oltre 12 miliardi di euro e impiega 52.096 addetti, il 74,06 per cento delle 5.286 società ha sede legale nella provincia di Perugia e il restante 25,94 per cento in quella di Terni.

Analizzando invece il numero addetti per azienda si evidenziano 75 grandi aziende con un organico superiore ai 100 dipendenti (1,44% delle 5.286 Società), la fascia centrale di 2.781 Pmi con organico tra i 2 e 100 dipendenti, e la fascia delle microimprese che occupa il 45,97 per cento del totale.

Il futuro? Un nuovo modello economico da dopoguerra

È difficile dire cosa ci aspetta e fare previsioni senza margine di errore – conclude Francesco Pace, founder di Acacia Group –. Quotidianamente, e ancor più in queste lunghe giornate, mi confronto con imprenditori e professionisti che sottolineano la priorità assoluta di risolvere l’emergenza sanitaria. Senza dimenticare che l’Umbria proviene da anni difficili e speriamo non subisca ripercussioni peggiori rispetto al panorama nazionale. Quali saranno le conseguenze economiche lo sapremo più avanti, quando avremo modo di analizzare i numeri reali. Aspettiamoci certamente un nuovo modello economico… da dopoguerra”.