Istituzioni

Coronavirus, ci sono i fondi per i detenuti privi di domicilio in misura alternativa

Il Programma di intervento della Cassa delle Ammende per
fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID 19 negli Istituti
Penitenziari ha destinato alla Regione Umbria 140mila euro, che si
sommano ai circa 14mila euro messi a disposizione per l’Umbria dalla
Direzione generale per l’esecuzione penale esterna del Ministero della
giustizia nell’ambito del Progetto di inclusione sociale per persone senza
fissa dimora in misura alternativa.

“Con queste risorse – dichiara il Garante delle persone private della
libertà della Regione Umbria, Stefano Anastasìa
– si potrà far fronte
all’ultima delle preclusioni per l’esecuzione della pena al domicilio prevista
dalla legge 199/2010 e dal decreto Cura Italia, la mancanza di un domicilio
idoneo, e spesso proprio di un domicilio, di molti detenuti che scontano
pene o residui di pena brevi o brevissimi.

Si tratta, in questo caso, di una condizione che nulla ha a che fare con la pericolosità del richiedente o con la meritevolezza della sua condotta, ma esclusivamente con il suo benessere economico e le sue relazioni familiari e sociali: se sei solo e senza risorse, resti in carcere, anche se saresti potuto andare ai domiciliari. Una evidente ingiustizia.

Non perdiamo, dunque, l’occasione che è offerta da queste risorse per garantire quel minimo distanziamento sociale necessario anche in carcere per la prevenzione della diffusione del virus”.

“Gli uffici di sorveglianza, gli istituti penitenziari e gli uffici di
esecuzione penale esterna – continua Anastasìa – stanno lavorando
senza sosta per valutare le persone ammissibili a forme di esecuzione
penale esterna, tutti consapevoli della necessità di ridurre le presenze in
carcere in questo momento di emergenza. Certo, sarebbero servite misure
più coraggiose per ridurre la popolazione detenuta e speriamo che altre ne
vengano, ma nel frattempo bisogna evitare che istanze accoglibili di
esecuzione di pena al domicilio siano accantonate o, peggio, rigettate per
il solo fatto che i potenziali beneficiari non abbiano una casa e qualcuno
disposto ad accoglierli.

Faccio dunque appello agli enti di promozione sociale, alle associazioni di volontariato e a quanti altri possano intervenire in questo senso affinché manifestino la loro generosità e il loro impegno, rispondendo ai bandi che verranno fatti dalla Regione e dall’Uffici interdistrettuale per l’esecuzione penale esterna”.