Perugia

Coronavirus, Brunello Cucinelli racconta: la paura, la vita in quarantena, la riapertura di laboratori e negozi

Ospite alla trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora”, Brunello Cucinelli spiega la paura della pandemia da Coronavirus, ma anche la sua fiducia nella ripresa economica e nella capacità della sua azienda di recuperare presto la piena produzione.

Da circa una settimana l’azienda di Solomeo ha ripreso la produzione, pur impiegando a turno il 20 per cento della forza lavoro. Produzione che era stata interrotta già il 10 marzo. “Perché mi sono molto spaventato” spiega il re del cashmere. Che ricorda: “Il 30 gennaio avevo fatto una riunione, dicendo: prendiamola sul serio“. Poi, il suo giro per il mondo “a comprare mascherine e respiratori“, proprio per fronteggiare l’eventuale emergenza. Materiale di cui è arrivato solo il 20 per cento, visto che la pandemia si è estesa rapidamente a tutto il pianeta.

La riapertura dell’azienda

Cucinelli parla anche dell’emozione nel primo giorno di ripresa delle attività a Solomeo. “Mi sono commosso” rivela.

Per rispettare le misure di sicurezza sanitaria, il ristorante dell’azienda è chiuso. Il cuoco prepara dei panini, chiusi in confezioni igieniche.

Nessuno dei dipendenti – ricorda – è stato licenziato. Né è stato decurtato lo stipendio. Per recuperare la produzione persa in queste settimane, per 4 mesi si lavorerà mezz’ora di più al giorno. Turni anche il sabato. E ad agosto, 7 giorni di ferie anziché 15.

Le misure di sicurezza

Tutto il personale indossa mascherine. Negli ambienti c’è il disinfettante per le mani. E tutto viene pulito la notte, prima di riprendere il turno la mattina successiva.

I negozi

I primi negozi a riaprire sono stati quelli in Cina, l’11 marzo. “Ci hanno mandato un video – spiega – e vedevamo che lavoravano tutti con le mascherine“. Ora hanno riaperto le boutique in Austria e in Germania, ad esclusione della Baviera. Con metà commessi e pochi clienti alla volta. L’esempio è quanto fatto in Cina.

Quanto alla sicurezza nei negozi, Cucinelli dice di non essere preoccupato, perché si troveranno le giuste modalità. Anche se, ammette, è difficile pensare che tutti gli abiti possano essere sanificati dopo essere stati provati dalla clientela.

La quarantena in casa Cucinelli

Rispondendo alle domande fatte da studio, Cucinelli ha raccontato della sua quarantena in famiglia, a Solomeo. “I primi 15 giorni – confessa – sono stati più dolorosi. Dai primi di aprile lo spirito è migliore. Una sorta di tempo nuovo. Questa vita familiare per 40 giorni – ammette però – è stata molto interessante“.

Come una grandinata

E paragona questa pandemia alla grandinata che distrusse tutto il raccolto della sua famiglia contadina, quando era piccolo. “La sera a cena, eravamo in 13, fu una cosa dolorosissima. Mio nonno mi ha spiegato tante cose. La mattina dopo il contadino vicino ci ha prestato 20 balle di grano. Questa pandemia è come una grandinata. Anche se questa volta, purtroppo, ha ucciso esseri umani“.

La ripresa

Ma Cucinelli continua a pensare positivo. Ripetendo che la crisi economica innescata dal Coronavirus non è paragonabile a quella del 2008. “Ci vorrà un anno due per riprenderci – assicura – ma ci riprenderemo“.

Ed agli amici di tutto il mondo porta l’esempio della sua terra. “La mia Umbria – dice con orgoglio – dove oggi solo una persona in più ha preso il male“.