Attivato il cordone sanitario, con la quarantena per circa 40 persone, intorno all’imprenditore 60enne di Città della Pieve ricoverato al Santa Maria della Misericordia di Perugia dopo aver contratto il Coronavirus. Contagio che in un primo momento sembrava fosse avvenuto a Milano durante la vosota a un parente.
Questa eventualità è stata però smentita dalla famiglia dell’uomo contagiato, che sopratutto in seguito a commenti fuori luogo di alcuni utenti dei social network, hanno precisato alla redazione di TuttOggi quanto di seguito:
“Detta generica informazione (il contagio ipotizzato a Milano ndr) ha determinato alcuni concittadini a rivolgere, specialmente sui social network, gravi addebiti, dal marcato tenore polemico. Infatti, il contagiato avrebbe, a parere di certuni, tenuto una condotta poco prudenziale, nonché dannosa per la collettività locale, essendosi recato in una regione dove il rischio di trasmissione del coronavirus sarebbe elevato.”
“Tralasciando il fatto che la città di Milano, categorizzata “zona gialla”, non è a tutt’oggi, 5 marzo 2020, soggetta a restrizioni che ne precludono l’accesso o la fuoriuscita, mi preme specificare che “l’incontro con il parente” si è tenuto, effettivamente, in data 6 febbraio 2020“.
“Poiché ad inizio dello scorso mese non si era ancora verificato alcun contagio in Lombardia, deve categoricamente escludersi che il contagiato abbia tenuto una condotta imprudente e, oltretutto, deve quantomeno essere messa in discussione la correlazione tra il contagio ed il viaggio a Milano, in ragione della notevole distanza temporale tra quest’ultimo ed il ricovero, nettamente superiore al periodo di incubazione di 14 giorni indicato dal Ministero della Salute”.
L’età relativamente giovane dell’imprenditore, il suo attivismo ed il lavoro svolto, che lo ha portato in questi giorni a frequentare presumibilmente numerose persone, preoccupa le autorità, per la possibilità che possa aver contagiato diverse persone.
Al momento in quarantena cautelativa ci sono tutti i familiari dell’imprenditore, i dipendenti della ditta e le rispettive famiglie. Ma anche il medico di base e gli operatori del 118 che lo hanno trasportato all’ospedale di Perugia, con l’autoambulanza partita dal presidio di Città della Pieve. Perché evidentemente in base alla sintomatologia presentata (il paziente già soffriva di problemi respiratori) non erano state attivate da subito le precauzioni previste per contenere il contagio da Coronavirus.
Il sindaco Fausto Risini, pur senza allarmismi per non danneggiare oltre misura l’economia locale e favorire psicosi o comunque comportamenti che potrebbero intralciare inutilmente il lavoro dei sanitari, ha attivato tutte le misure per limitare i possibili contagi, cercando di ripercorrere la catena dei possibili contatti avuti dall’imprenditore fino alla notte tra il 2 e il 3 marzo, quando gli è stato appunto diagnosticato il Covid-19.
In particolare il sindaco, con ordinanza n. 5/2020, ha disposto “la chiusura degli Istituti scolastici di ogni ordine e grado del territorio di Città della Pieve, compreso l’asilo nido comunale, al fine di prevenire, ogni, seppur ipotetica, possibilità di diffusione del virus, da mercoledì 04 marzo 2020 sino a sabato 07 marzo 2020, e all’ulteriore scopo di poter compiutamente valutare la situazione nel suo divenire“.
Scuole chiuse fino a sabato, dunque, con la possibilità di prolungare quanto disposto nell’ordinanza qualora se ne ravvedano le necessità, in accordo con le autorità regionali e rispetto alla normativa ed alle direttive nazionali.
Un provvedimento che i residenti di Città della Pieve hanno apprezzato. Anche se ovviamente questo non basta a tranquillizzare la comunità locale, dove si teme che nella piccola cittadina le autorità possano essere costrette ad assumere ulteriori misure restrittive.
Tuttavia l’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, continua a ribadire che in Umbria non ci sono focolai di Coronavirus, dato che i casi di contagio finora accertati sono tutti da ricondurre a contatti con persone della “zona rossa” della Lombardia.