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Contributi post sisma, sequestrati a ditta edile a Spoleto 3,2 milioni di euro – video

Vasta operazione messa a segno dal Comando provinciale di Perugia della Guardia di Finanza nei confronti in una delle aziende che ha lavorato alla ricostruzione post terremoto del '97 nel comprensorio di Spoleto.

Sono 3,2 milioni di euro ad essere stati confiscati all'azienda, con sede ad Avella in provincia di Avellino, accusata di aver indebitamente incassato l'erogazione di 3,7 milioni di contributi pubblici per la ricostruzione post sisma, impegnati principalmente per lavori nella zona di Bazzano di Spoleto.

Secondo quanto riferito dai vertici della Gdf di Perugia in una conferenza stampa stamattina, alla presenza del Comandante Vincenzo Tuzi, “Per il conseguimento dell'erogazione pubblica c'era la necessità di presentare dei Durc per attestare che tutte le persone che lavoravano in questi cantieri fossero regolari. Nel caso dell'azienda in questione, successivi controlli hanno dimostrato che così non era: il soggetto ha presentato diversi Durc falsi. A fronte di ciò non poteva beneficiare dei finanziamenti”.

Il Durc (Documento unico di regolarità contributiva) è un'autocertificazione sulla regolarità dei dipendenti e dei contributi di un'impresa che svolge una qualche attività economica. L'azienda dell'avellinese avrebbe dunque usufruito di 3,7 milioni di contributi pubblici per effettuare lavori tra il 2004 e il 2007, presentando però una documentazione contraffatta.

Ipotesi riciclaggio – Ad aggravare la posizione del 35enne titolare dei lavori, il tentativo di nascondere i soldi per sottrarli alle attenzioni di qualsiasi controllo.

“Il soggetto al fine di evitare che fosse aggredito il suo patrimonio, aveva intestato tutti i beni al padre. Al fisco risultava quindi nullatenente”, ha riferito la Gdf stamani. Nonostante questo tentativo, la Finanza è riuscita ugualmente a recuperare il notevole importo di 3,2 milioni (su 3,7 erogati), grazie alla confisca di tutti i beni della società, tra cui il capitale di 810 mila euro e dei crediti verso clienti per un importo di circa 1 milione e 350 mila euro.

“Grazie al decreto 231 del 2001 è stato possibile aggredire il patrimonio dell'intera società e non solo colui che è a capo”, ha spiegato la Gdf stamani. Il padre, 59 anni, è stato denunciato per riciclaggio per essersi prestato all'intestazione fittizia. (fda)