Il maxi-contratto quindicennale firmato da Regione Umbria e Trenitalia non piace ai consiglieri regionali M5S Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari, che chiedono “chiarimenti alla Giunta regionale e una immediata discussione in Aula rispetto alle evidenti criticità di questa operazione”. Secondo i due pentastellati, infatti, l’unica certezza dell’operazione sono “I rincari del 30 per cento circa di qui a cinque anni” che subiranno ai pendolari, mentre Trenitalia continuerà ad agire in regime di monopolio.
“La Regione Umbria – è scritto nella nota – va a blindare ulteriormente il monopolio di Trenitalia, dopo decenni di forte sostegno economico-finanziario a senso unico, con contratti di servizio privi di veri controlli e penali, senza il minimo spauracchio e senza nemmeno agitare il fantasma del ‘mercato'”.
Nel mirino finiscono tra l’altro i 50 milioni per nuovi treni: “Dopo aver finanziato Trenitalia con circa 37milioni di euro (più Iva) ogni anno e da anni, dopo averle immotivatamente regalato pure la Ferrovia centrale umbra – dicono ancora Liberati e Carbonari – la Regione Umbria vorrebbe allungare a ben 15 anni il contratto con la società del Gruppo FS, garantendogli anche 50milioni come quota di compartecipazione per l’acquisto di 12 nuovi convogli” senza tenere conto del fatto che “nell’ultimo decennio, avendo ricevuto circa 400milioni dalla Regione Umbria, Trenitalia poteva ben investire e pianificare materiale rotabile adeguato”.
Ma Liberati e Carbonari polemizzano anche sull’alta velocità e sui lavori promessi ma mai realizzati: il nuovo contratto apre all’alta velocità su Spoleto, ma per i due pentastellati restano scoperte “le città umbre collocate sulle direttrici principali come Assisi, Foligno, Spoleto, Terni e Orvieto” e se per questi ci sono dei costi da valutare, visto il successo del Freccia Rossa Perugia-Milano, “si potrebbe “iniziare dal facile allungamento di questo convoglio fino a Foligno-Spoleto-Terni”. Quanto ai lavori, Liberati e Carbonari sottolineano come “nel contratto non si parla dei necessari aggiornamenti dell’infrastruttura, ferma ai primi del ‘900 con i ‘raddoppi selettivi’ tra Foligno e Terontola perennemente attesi, i lavori da tartaruga tra Spoleto e Campello, l’inesistente ‘fermata Aeroporto S. Francesco’, il fantomatico tunnel tra Terni e Spoleto deliberato dal Cipe addirittura nel 2001”.