Angelo Morbidoni (*)
Il PRC di Terni ritiene necessario chiarire le proprie considerazioni in merito ai ritardi con cui si sta procedendo, da parte del Comune di Terni, alla costituzione della Consulta degli Immigrati, ritardi che ostacolano in modo ormai inaccettabile la partecipazione delle tante comunità straniere presenti nel territorio alle istituzioni locali. Siamo convinti della necessità di maggiori strumenti di integrazione sociale e politica fra le comunità, nell'ottica di una società multiculturale dove l'esercizio dei diritti che sostanziano la vita democratica, a partire dal diritto al voto, sia esteso a tutte e tutti. Parimenti, siamo convinti che il regolamento della Consulta bocciato la settimana scorsa dalla Commissione consiliare competente non risponda in pieno all'esigenza di allestire un luogo istituzionale adeguato sotto il profilo della rappresentanza e della trasparenza, benché rappresenti un notevole passo in avanti la volontà di mettere in rapporto diretto le Istituzioni locali e gli stranieri, senza passare necessariamente per le loro associazioni o altri corpi intermedi. I ritardi si sarebbero potuti evitare se la Giunta, a cui la Commissione consiliare competente lo scorso ottobre aveva rinviato il Regolamento per ulteriori approfondimenti, avesse posto maggiore attenzione ai rilievi mossi in quell'occasione, rinunciando a una serie di disposizioni alquanto problematiche, in particolare quelle sull'elezione del Presidente e del Comitato esecutivo. Nel Regolamento si stabilisce che l'Assemblea della Consulta sia composta da 25 membri, suddivisi molto opportunamente in base a 4 aree geografiche (Europa, Asia, Africa e America). Tuttavia, in barba a questo criterio di riequilibrio fra le diverse provenienze, si prevede l'elezione a Presidente di colui che raggiunge il maggior numero di voti tra i candidati alla Consulta. Nella nostra città gli stranieri provenienti dai Paesi europei, comunitari e non, costituiscono la maggioranza assoluta; i dati ISTAT ci dicono che le prime due comunità sono quella rumena (a Terni ben il 33,6 %) e quella albanese, seguite alla distanza da quella marocchina. Una simile disposizione rende assai remota la possibilità che venga eletto Presidente un candidato non europeo (senza poi contare la grande differenza che passa, anche fra gli europei, tra stranieri comunitari ed extracomunitari, sia in termini di status che di diritti), circostanza questa che invece potrebbe realizzarsi se l'elezione del Presidente avvenisse da parte dell'Assemblea. Per le stesse ragioni, anche il sistema di composizione del Comitato Esecutivo andrebbe rivisto, affidandone la composizione all'Assemblea e permettendo così ad ognuna delle 4 aree geografiche che la compongono di scegliere al suo interno il proprio membro. In ogni organismo democratico rappresentativo che si rispetti è l'Assemblea il luogo istituzionale preposto alla designazione degli organismi esecutivi; ci stupisce quindi la critica mossa verso la nostra posizione, in particolare quella della CGIL, che pure ha ben presente tali meccanismi: non ci risulta che nel suo Congresso Provinciale il nuovo segretario, Attilio Romanelli, sia stato scelto con il voto di tutti gli iscritti, bensì con quello dell'Assemblea da questi eletta, come del resto è legittimo che sia. Ci auguriamo che queste nostre preoccupazioni, espresse anche nel voto di astensione del Consigliere Nannini, trovino accoglienza nel nuovo Regolamento, in modo da scongiurare il rafforzarsi di dannose spinte identitarie; siamo convinti che serva piuttosto un organismo maggiormente democratico, in grado di promuovere un salto di qualità tanto nel rapporto fra stranieri e istituzioni quanto in quello che le varie comunità straniere hanno fra di loro.
* Segretario Provinciale PRC di Terni