Ben 58 pagine di sentenza per condannare 4 ex amministratori del Consorzio delle aree industriali Terni Narni Spoleto (TNS) al pagamento in totale di circa 787mila euro. E’ la decisione della Corte dei conti dell’Umbria, datata 3 dicembre, che mette un primo punto in un’annosa vicenda, quella appunto del consorzio Tns in liquidazione ormai da 6 anni. [Aggiornamento del 14 febbraio 2022: Consorzio aree industriali Terni Narni Spoleto, l’appello assolve 3 ex consiglieri]
Un organismo che era nato a fine anni ’90 su impulso della Provincia di Terni e dei Comuni di Terni, Narni e Spoleto e che vedeva ai vertici figure – spesso politici – nominati appunto da tali enti.
In 19 davanti al Tribunale di Terni
Ben 27 ex amministratori e revisori dei conti dell’ente nel 2016 erano stati raggiunti da una intimazione a pagare 9,7 milioni di euro da Sviluppumbria. Tramutatasi poi in una citazione a giudizio – davanti al tribunale civile di Terni – per 19 persone in tutto. Un processo, avviato oltre che da Sviluppumbria anche dai commissari liquidatori, in corso (domani c’è una nuova udienza) a carico dei membri del Cda dal 2003 al 2013, anno in cui è avvenuta la messa in liquidazione del Consorzio per le aree industriali Terni Narni Spoleto.
Parallelamente si era aperto anche il processo davanti alla Corte dei conti, a carico di 4 persone (gli ultimi ex amministratori) e che si è appena concluso in primo grado.
In 4 condannati dalla Corte dei conti
Sotto la lente della Corte dei conti sono finiti Paolo Gentili, Nicola Papi, Giovanni Eroli e Franco Di Marco, rispettivamente ex presidente ed ex membri del Cda del Consorzio TNS prima della messa in liquidazione. A difenderli sono gli avvocati Federica Pasero, Luca Patalini e Fabio Buchiccio, Dino Parroni e Massimo Marcucci.
I giudici hanno sposato in toto le richieste della Procura, che chiedeva appunto di condannare i 4 al pagamento di 787.278,44 euro (il 70% il presidente, il 30% gli altri amministratori). La predetta somma corrisponderebbe, secondo la ricostruzione operata dalla Procura, “al danno provocato dai convenuti al citato Consorzio in relazione alla perdita, subita dal medesimo, della concreta e sicura possibilità di ottenere dalla Società garante Signum Finance s.p.a. (in forza del meccanismo della garanzia a prima richiesta) il pagamento delle somme non versate dalla Co.Me.Sa. s.r.l., obbligato principale, con la quale l’Ente aveva stipulato un contratto di locazione, con opzione all’acquisto, di un’area a vocazione industriale denominata “Compendio Bosco” (estesa circa 21 ha.). La durata del contratto era stata pattuita in 15 anni con un canone di locazione fissato al 4% del prezzo finale di cessione, pari ad € 25,5 milioni” si legge nella sentenza.
La gestione dell’area delle ex Officine Bosco
La questione che viene ripercorsa nelle quasi 60 pagine della sentenza, insomma, è quella dell’area delle ex Officine Bosco, a Maratta Bassa, e nello specifico i canoni e le tasse non pagate negli anni 2012 e 2013. Il Consorzio Tns, proprietario dell’area, aveva stipulato un contratto di locazione, con l’opzione di acquisto, con la Co.Me.Sa. srl, a cui poi era subentrata la Meccanica Ternana scarl.
Gli ex amministratori del Consorzio, nonostante i canoni non pagati dalla prima società, non avrebbero risolto il contratto con essa dopo che era emerso come non ci sarebbe stata nemmeno una fideiussione valida a garanzia. Né i canoni di affitto sarebbero stati pagati nel 2012 e 2013 dalla società subentrante.
La consulenza tecnica
Per affrontare la questione al meglio, i giudici contabili sono ricorsi ad una consulenza tecnica d’ufficio. Nella relazione del tecnico, depositata a gennaio 2019, è emerso come i canoni di locazione maturati in relazione al contratto di affitto del complesso ex Officine Bosco nel periodo dal 12.05.2011 al 31.12.2016 erano pari a 4.186.800 euro più Iva (circa 1,7 da parte della Comesa e 3,7 dalla Meccanica Ternana, comprensivi di Iva). Gli incassi registrati, invece, erano stati di circa 743mila euro dalla Co.Me.Sa. fino al 2013 e di 2,46 milioni dalla seconda società. Nessun pagamento, invece, era stato fatto al Consorzio Tns dalle due società a titolo di Imu/Ici.
Secondo la Corte dei conti, quindi, i quattro ex amministratori avrebbero avuto una condotta negligente: “omisero in primo luogo di attivare le condizioni indispensabili alla prestazione della garanzia e, in secondo luogo, comunque accettarono la garanzia prestata nel 2013 anche se visibilmente improbabile nella sua azionabilità, cagionando così un danno concreto e attuale al Consorzio, anche alla luce del fatto che la locazione medesima non costituiva mera attività imprenditoriale, ma era bensì volta allo specifico fine della riqualificazione delle aree in oggetto”.
“Grave violazione alla tutela del consorzio”
La posizione più grave viene ritenuta quella dell’allora presidente Paolo Gentili. Il fatto che “alla stipula del contratto di locazione non fu richiesto il contestuale rilascio della fideiussione prevista dall’articolo 20 e che, successivamente, tale garanzia non sia mai stata consegnata nonostante la mancata risoluzione del rapporto locativo, costituisce una grave violazione ai doveri di tutela degli interessi patrimoniali del consorzio TNS, ente pubblico economico”.
“Con riferimento alla stipula dell’atto di transazione, le modalità con cui fu predisposta la clausola relativa alla garanzia fideiussoria e gestita la sua presentazione da parte della Co.Me.Sa. rappresentano una ulteriore condotta causativa di danno, attesa la palese inutilità della garanzia siccome fornita” scrivono ancora i giudici, richiamando la tesi accusatoria, imputando tale danno anche agli altri 3 membri del Cda.
La Corte dei conti riconosce comunque come dalla lettura dei verbali delle sedute del Cda emerge una situazione di dissenso nei confronti del presidente da parte di alcuni dei consiglieri, che però non era mai andata oltre un certo limite. I consiglieri – scrivono ancora i giudici in merito alla questione della fideiussione mancante – “ben conoscevano la delicatezza della situazione o, se omisero di conoscerla (sotto il profilo della materiale lettura del testo della transazione e della garanzia Sigmun Finance), certo non possono invocare detta colpevole ignoranza ad esimente di responsabilità”.
Annunciato già ricorso contro la condanna
Da qui, dunque, la condanna a pagare, in favore del TNS Consorzio Sviluppo Aree ed Iniziative Industriali in liquidazione, la somma richiesta così ripartita: Paolo Gentili € 592.278,44; Nicola Papi € 65.000,00; Giovanni Eroli € 65.000,00; Franco Di Marco € 65.000,00. Oltre a tali cifre, i quattro in solido devono pagare, il compenso del consulente tecnico d’ufficio, circa 15mila euro oltre varie spese.
I legali dei quattro ex amministratori del Consorzio, comunque, hanno già annunciato che presenteranno ricorso contro la sentenza.