Si conclude la vicenda giudiziaria innescata dall'ex-sindaco che l'aveva già visto soccombere nelle due precedenti sentenze pronunciate dal TAR dell'Umbria
La terza sezione del Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato dell’ex-sindaco e magistrato di cassazione Umberto de Augustinis contro il decreto del Presidente della Repubblica, che aveva sciolto il consiglio comunale e la giunta di Spoleto a seguito dal voto di sfiducia al primo cittadino, dell’11 marzo scorso.
È quanto si apprende dal sito del Consiglio di Stato in questi minuti, che ha pubblicato solo l’esito della sentenza avvenuta in camera di consiglio lo scorso 26 agosto. Relatore della sentenza è il giudice Antonio Massimo Marra
Si conclude così la vicenda giudiziaria innescata dall’ex-sindaco che l’aveva già visto soccombere nelle due precedenti sentenze pronunciate dal TAR dell’Umbria, che l’aveva condannato anche alle spese legali.
La sentenza del Consiglio di Stato chiude ora definitivamente le speranze di quanti contavano su un accoglimento del ricorso, ma di fatto mette partiti, liste civiche e candidati nell’urgenza di ufficializzare in soli 5 giorni di tempo le liste elettorali (4 settembre) in vista del voto delle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre.
Il consiglio poteva sfiduciare
È una vera debacle per l’ex sindaco De Augustinis e i suoi legali, Sandro Amorosino e Salvatore Taverna, la sentenza della Terza Sezione del Consiglio di Stato che ha definitivamente respinto la richiesta di sospensione cautelare degli effetti dei Decreti con cui erano stati sciolti gli organismi comunali a seguito del voto di sfiducia di 15 consiglieri comunali. E la definitiva vittoria sia delle Istituzioni chiamate direttamente e indirettamente in causa (Quirinale, Ministero dell’Interno, Prefettura ma anche segretario generale del Comune che aveva validato i primi atti) sia dei tre medici-consiglieri Antonio Di Cintio e Paola Vittoria Santirosi (Fd’I) e Marco Trippetti (Pd) difesi dagli avvocati del foro di Perugia Massimo Marcucci e Giuseppe Caforio.
Il dispositivo che reca la firma dei giudici Michele Corradino (Presidente), Antonio Massimo Morra (Consigliere estensore), Solveig Cogliani, Ezio Fedullo e Giovanni Tulumello (Consiglieri), si compone di poche ma inequivocabili righe. Leggiamo: “L’appello cautelare non appare sorretto dal prescritto fumus bonis iuris, atteso che, ad un primo esame, appare fondata la tesi della difesa appellata secondo cui, a seguito delle dimissioni volontarie da parte del Sindaco, l’organo consiliare conservi il potere di esercitare la mozione di sfiducia alla stregua delle disposizioni normative del TUEL“.
Una tesi sostenuta da più parti, anche da queste colonne tanto da far sembrare persino avventato un ricorso ai giudici amministrativi.
Nel respingere quindi l’appello, il massimo organo di giustizia amministrativa ha ritenuto di compensare le spese tra le parti.
Giallo su fuga di notizie
Intanto però la vicenda del ricorso al CdS si tinge di giallo per una presunta fuga di notizie che potrebbe (il condizionale è d’obbligo) finire presto in una inchiesta giudiziaria.
Stando a quanto trapela, infatti, la notizia della fissazione dell’udienza tenutasi il 26 agosto scorso era stata anticipata da un quotidiano locale lo scorso 17 luglio.
Nulla di anomalo se non fosse che gli avvocati delle parti (inclusa dell’Avvocatura Generale dello stato) sono stati informati della data solo il successivo 19 luglio. Chi ha avuto con due giorni di anticipo notizia passandola poi al giornalista?