Spoleto

Consiglio Comunale aperto, il Terzo Polo piace al partito dei sindaci | I “giapponesi” irriducibili, Banzai!

Il celeberrimo Hiroo Onoda, soldato giapponese che pensava di essere ancora in guerra, arrendendosi nell’isola filippina di Lubang solo nel 1974, sarebbe sinceramente ammirato dalla tigna con la quale alcune associazioni cittadine, alcune peraltro al limite dell’autoreferenzialità, ancora insistono sulla questione del mantenimento di alcuni reparti (Il Punto Nascite su tutti) presso l’Ospedale di Spoleto. Vero (o falso, chissà) problema cruciale della discussione sulla Sanità territoriale.

Il 12 gennaio, quello che sembrava essere il giorno della tempesta perfetta a Spoleto con l’arrivo dei vertici regionali, Donatella Tesei in testa, per l’illustrazione del PSR (piano sanitario regionale) e nel dettaglio del costituendo Terzo Polo ospedaliero, si è dunque trasformato in un Consiglio comunale aperto dalla gestione militarizzata nei tempi di intervento e nelle rotazioni, gestito da un Presidente del Consiglio Comunale, Marco Trippetti, in tutto e per tutto simile al Sergente Hartman di Full Metal Jacket.

Guerra e Pace, una barzelletta in confronto.

Sacrifici umani

Talmente militarizzato che il povero consigliere Paolo Piccioni, già capogruppo di Insieme per Spoleto, si dimette seduta stante (in apertura di consiglio) dal proprio ruolo e transita nel Gruppo Misto per permettere al mentore Giancarlo Cintioli di parlare come capogruppo del partito. Una specie di Harakiri in diretta streaming, molto pulp. Gesto in qualche modo annunciato sui social da Cintioli in persona che prometteva sfracelli se non avesse potuto dire la sua. Lo “sfracello” del soldato Piccioni appunto, vittima in battaglia del cosiddetto Fuoco amico.

Il tutto mentre fuori, sulla piazza del Comune, da un paio d’ore prima dell’apertura ufficiale, fischiano e strepitano circa 350 persone. Non proprio poche per un giorno lavorativo, ma lontane dalle famose 5mila del CityForum dei tempi d’oro. All’interno della casa comunale se ne conteranno altre 200 tra politici, cittadini comuni, giornalisti, staff e associazioni cittadine ammesse al “banchetto”.

Convinti all’80%

Il sindaco Andrea Sisti ci ha abituati, sin dal suo insediamento, ai ragionamenti matematici e geometrici con i quali rendere espliciti i suoi pensieri sulla gestione amministrativa. E così tra piramidi rovesciate e teoremi alla Fibonacci, scopriamo oggi, durante il saluto di apertura, che sulla riforma della sanità territoriale, con la proposta del Terzo Polo (integrazione Foligno-Spoleto), “siamo convinti all’80%”. Non chiarissimo il contenuto del 20% restante. In ogni caso visto che in democrazia vince la maggioranza, possiamo dire che si va avanti così. Terzo Polo forever. Del resto l’idea del primo cittadino era ben chiara da tempo ed aveva portato anche a duri scontri politici (e qualche mal di pancia interno alla maggioranza). Nella premessa non ci facciamo mancare un richiamo geografico alla ben nota “Italia di mezzo”. Una sorta di citazione freudiana a Tolkien, con la paura mai superata che un giorno vinca su tutta la linea Sauron con l’orda disumana di Mordor, quella si una vera “Terra di mezzo”

I vertici della Asl…

Prendono poi la parola per 20 minuti spaccati a testa i due Massimi! Non nel senso del peso massimo disponibile, ma letteralmente Massimo De FinoDirettore Asl Umbria 2 e Massimo D’Angelo Direttore Regionale Sanità, che con una certa precisione, tipo lanciatori di coltello del circo, definiscono il contorno entro cui si muove il costituendo Terzo Polo ed i numeri che lo hanno generato.

In qualche maniera scopriamo di essere messi abbastanza bene a nostra insaputa, perché, ad esempio, stiamo tornando rapidamente ad una situazione gestionale pre-covid. Abbiamo infatti a Spoleto 97 posti letto attivi contro i 124 prima della pandemia e la cui occupazione è intorno alle 87 unità. Piatto ricco mi ci ficco si potrebbe chiosare, visto che ce ne avanzano pure 10.


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Sempre per capire, siamo quasi al 90% del fatturato precovid nelle prestazioni ambulatoriali. Ancora un pizzichino e torniamo ai vecchi bei tempi, ma sempre con le liste d’attesa incasinatissime e la gente che bestemmia dentro ai Cup. Ma quelle ormai fanno parte del paesaggio, da più di 20 anni. Lista d’attesa, Patrimonio Unesco dell’umanità!

Riassumendo: dobbiamo essere contenti perchè il Terzo Polo serve (come la serva di Totò) e oltretutto ci hanno allungato anche la garanzia all’acceleratore lineare in servizio (ormai tutto incerottato), che fino a maggio avrà i tagliandi garantiti. Dopo di che, se non arriva il nuovo macchinario (annunciato da 3 anni), il vecchio si smorzerà come Roy Batty Nexus6 in Blade Runner, “come lacrime nella pioggia…”.

…e quelli nazionali e regionali.

C’è un certo friccicorino in aula consiliare allorché la parola passa all’Assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, per i 10 minuti concessi da Trippetti-Hartman. Il “barbaro padano”, geometra veronese, fu scelto per amministrare sanitariamente l’Italia di Mezzo (di Sisti), in nome e per conto della Lega che 3 anni fa era vincente, ed ora è quasi evanescente. Coletto, stupendo paragnosta e affabulatore, inizia una tiritera soporifera e frigorifera (nel senso del congelamento) su, pandemia e storia virale dei paesi occidentali con particolare riguardo a Spoleto, su programmazione e manutenzione, con o senza tagliaerba.

Cominciano a cadere le prime teste canute che, vista l’età media, iniziano a sentire la mancanza di zuccheri e l’urgenza prostatica. E non siamo nemmeno a mezzogiorno.

Tutto riparte quando invece viene concessa la parola al Senatore Franco Zaffini, spoletino verace e neo-presidente della Commissione Affari sociali e Sanità del Governo Meloni. Colui che può, per dirla meglio.

Dopo una rapida illustrazione della situazione nazionale, senza nascondere il collasso sanitario generale, Zaffini dice subito di fidarsi del Piano regionale e del Terzo Polo, perchè del resto non ci sono alternative plausibili. Dunque stop alla chimera del punto nascite e del ripristino dei reparti ante-covid. Zaffini è “spiccio” e per lo meno non gira intorno ai massimi sistemi. Per chi ha qualche anno come chi scrive, cita anche un episodio personale che ebbe come protagonista il compianto Avvocato Stefano Pecchioli, che già 30anni fa fondò un comitato per la difesa dell’Ospedale, tanto per dire che il nosocomio cittadino era già in una crisi incipiente da tempi non sospetti. Non sono pochi infatti coloro che non vorrebbero proprio che la struttura torni alla situazione pre-covid che era comunque una situazione di difficoltà e scarsa possibilità di redenzione, virus a parte.

Ma Zaffini fa di più e dice in tema di prestazioni sanitarie, “ho sempre sostenuto che quello che si fa a Foligno non va fatto a Spoleto e viceversa…”, lasciando aperta una porta alla discussione sulla composizione delle specialità e dei ruoli che dovranno essere concordati prima che il Terzo Polo prenda il via definitivamente anche a livello ministeriale. “Del resto il piano di integrazione precedente a questo era chiudere Spoleto e lasciare aperta Foligno”, sciabola uno Zaffini guerriero. Insomma prendere o lasciare.

E infine tocca alla Presidente Donatella Tesei! I 10 minuti più lunghi della storia repubblicana recente a Spoleto, il big bang da cui tutto parte, la storica panspermia sanitaria (che detta così sembra anche una cosa poco decente, ma vi assicuriamo non lo è)!

La Tesei ha dalla sua una voce paurosa, una sorta di ruggito gutturale da fumatrice di Nazionali senza filtro che mette in allarme anche la piazza sottostante, che si dà una calmatina e ascolta. Sembra la famosa scenetta di Una Poltrona per due quando in un ristorante chiassoso tutti si zittiscono mentre Eddie Murphy – Billy Ray Valentine spiega ai commensali come andrà il mercato di lì a poco.

La partenza è a razzo, “Sono abituata a metterci la faccia, su tutto”! Tiè! Qualcuno inizia a pensare che sotto lo scranno nasconda una mazza da baseball per la bisogna.

E prosegue, “Ho letto e sentito questi giorni tutta questa agitazione sull’argomento e stupisce un po’ perchè gli spoletini mi conoscono bene. E’ la mia seconda città, qui ho lavorato ed ho contribuito alla battaglia (verissimo ndr) per la difesa del nostro Tribunale. Sentirsi dire certe cose, diventa difficile da comprendere”.

Ovviamente iniziano a roteare gli sguardi su chi sarà che ha offeso la governatrice, prima che si faccia giustizia da sola, mentre si ingrossa la cerchia degli abiuratori, “io non sono stato, anzi ero uscito e dormivo”.

La Tesei scuote ancora la platea sul finire del suo intervento, quando dice “Starò qui fino alla fine per ascoltare tutti…prenderò nota”. E giù tutti a farfugliare su chi finirà nella blacklist della governatrice che ruggisce.

Il sindaco ti dà una mano…

Una volta c’era un claim pubblicitario che recitava Il metano ti dà una mano. Al Consiglio comunale aperto di Spoleto sono invece i sindaci del territorio coinvolti dal piano sanitario a dare una grandissima mano e ad offrire il calumet della pace, per un radioso futuro di servizi al cittadino che danno anche tanto appeal elettorale. Mica c’ho scritto Jo Condor...del resto!

Si contano presenti i primi cittadini di Foligno, Spello, Montefalco, Norcia, Castel Ritaldi, Sant’Anatolia di Narco, Giano, Cascia, Preci, Cerreto, Scheggino, Campello sul Clitunno, Vallo di Nera, Sellano.

Ce ne fosse uno che si azzarda a dire seccamente che il Terzo Polo non s’ha da fare. In eloqui circostanziati, pro-territorio e il più possibile senza accenti strani, i sindaci trovano qualcosa di buono in ciò che si appressa per i due nosocomi di Foligno e Spoleto, evidenziando qualche mancanza pregressa, ma senza dire apertamente che il Terzo Polo è sbagliato. Se ci mettiamo poi che la Regione sta per ottenere anche un elicotterone tutto suo per l’Elisoccorso e che a Cascia alcuni mesi fa era stata garantita l’Ambulanza 4×4, diremmo che con poco più siamo molto oltre il famoso guado.

Il tavolo delle autorità si gode la scena e qualche brivido scorre solo prima che prenda la parola il sindaco di Foligno, Stefano Zuccarini. Ma il nostro simpaticissimo Zuccamort (come Tuttoggi lo ribattezzò in uno dei soliti articoli inutili di qualche tempo fa durante la lotta con Grifon Urlans da Spoleto), stavolta abbassa la cresta e dice che siamo tutti fratelli e che senza stare “core a core” questo giro non si va nemmeno a fumare una sigarettina insieme.

La resa definitiva o tattica preventiva? Di sicuro molti iniziano a sospettare e a dire “troppo bello per essere vero che ci spartiamo equamente i servizi”.

Di fatto però il ruolo dei sindaci chiude concretamente una discussione che dopo tutti gli interventi dei primi cittadini diventa solo uno show da Bagaglino.

I Capigruppo, capocomici

Ci si potrebbe fare un film su alcuni interventi politici di qualche capogruppo, partendo peraltro dall’infanzia degli stessi come ragione e motivo di una progressione intellettuale tutta da studiare. E ci scuseranno alcuni di loro se non li citeremo per mancanza di simpatiche novità. La musica cantata la conosciamo bene.

Il primo a prendere la parola è proprio Paolo Piccioni, fresco capogruppo di se stesso nel Gruppo Misto. Ci torna in mente un famoso grido di battaglia del compianto sindaco Poldo Corinti quando diceva a chi gli stava sui cosiddetti, “basta, dividiamoci in gruppi di uno”.

Piccioni accende un lumino che fa tanta simpatia, sul suo scranno, (lanterna di Diogene, Lampada di Aladino? O la lampadina della roulotte del City Forum spenta da Grifoni? Chissà…), e inizia la faccenda prendendo di petto la governatrice “Non starò qui a ringraziarla per la sua presenza che è dovuta e tardiva…perchè questa città ha perso un ospedale perfettamente funzionante con la scusa della pandemia”.

Da frequentatore, vista la nostra età avanzata, dire che era perfettamente funzionante ci sembra un pochetto azzardato. Ma la cosa che più colpisce è la valutazione della Pandemia come scusa. Secondo noi potrebbe essere colpa del lumino acceso sullo scranno che causerebbe dei flash retinici al capogruppo di se stesso che crede di vedere una realtà, forse virtuale.

La lista delle doglianze inoltre è sempre la stessa, ma da decenni a questo punto: liste di attesa assurde, mancanza di medici e personale sanitario, tendenza al rinvio alla sanità privata come soluzione dei problemi e per una risposta certa.

Tutti i capogruppo in effetti non mancheranno di sottolineare le stesse mancanze, facendo apparire ancor più inutile un intervento politico di varie forze che sembrano tutti fatti con lo stampino. Ma per un bilancio sanitario regionale in deficit di 200 milioni sarà un po’ complicato invertire magicamente la tendenza. Fare il processo alle intenzioni al Terzo Polo diventa sospetto.

Nell’intervento di Sergio Grifoni spunta veemente invece l’anima nobile di grande storico del territorio del vicepresidente del Consiglio comunale. Chi si aspettava uno scambio di anatemi e sortilegi con il contendente di sempre Zuccarini, è rimasto deluso perchè invece, Sergio nostro, la prende alla lontana e incomincia a parlare di stalle di bovini che servivano le cucine dell’ospedale, dismesse dalla sera alla mattina, per poi rotolare vertiginosamente indietro fino ai tempi del dottor Canessa e del dottor Gallina che immaginiamo ormai solo i settantenni in buone condizioni mentali possono ricordare con certezza. Il tutto per certificare la teoria della spoliazione decennale del nosocomio, uso carciofo.

Ma alla fine scatta il coup de foudre con Zuccarini e Grifon Urlans, abbandonati i panni del vecchio combattente, flauta al vicino di banco:“Il Terzo Polo sarà un progetto fondamentale per la vita dell’Ospedale di Spoleto…L’ultimo appello al sindaco di Foligno, l’amico Stefano Zuccarini (si fa presto a dire amici…): l’ospedale di Foligno avrà i numeri solo se si unisce con l’Ospedale di Spoleto”. E Zuccamort, per nulla domo nello spirito battagliero gli risponde fuori microfono, “si ma anche quello di Spoleto senza Foligno”. Becca su! Non c’è niente da fare, è più forte di loro.

Quando è il turno dei Civici per Spoleto, capogruppo Enzo Alleori, iniziano gli sguardi interrogativi dei più, perché avanza il dubbio che lo stesso possa parlare a braccio, come sempre fa. Ma per una volta Alleori cambia schema, spiazza tutti e visto il poco tempo, decide per la lettura veloce di un testo. Senza dubbio la cosa giusta. Se non fosse che Enzo inizia ad andare quasi subito in debito di salivazione e ventilazione, inizia a tossicchiare dovendo comunque accorciare a braccio il testo scritto. Inizia una progressione drammatica di smozzicamenti (il San Matteo degli infori…il mosocomio etc.), frasi dal sen fuggite, brandelli di intenzioni, critiche sbudellate.

C’è anche un momento in cui i suoi vicini di banco entrano in crisi perchè si pensa che Alleori abbia una specie di mancamento, esattamente nel momento in cui Trippetti-Hartman con durezza ripetuta gli urla “concluda consigliere” ed il povero Enzo va nel pallone più totale, tutto rosso e prossimo al soffocamento mentre inizia a parlare come i dischi Heavy Metal suonati al contrario. La lingua di Belzebù.

Panico in aula! Per fortuna il supplizio finisce quasi subito perché il consigliere abbandona la lotta con il suo testo e si accascia esanime nello scranno. Si scoprirà dopo che una delle cause dei problemi era il nodo della cravatta troppo stretto e non un fenomeno di possessione da parte di un diavolaccio dispettoso.

Le Associazioni di combattenti giapponesi. Banzai!

Uno spettacolo del Bagaglino non può che concludersi con la classica passerella finale degli attori. E a Spoleto se ci sono dei protagonisti in tal senso, quelli sono proprio alcuni responsabili delle Associazioni a difesa dell’Ospedale.

Non c’è ormai più tempo per indagare se siano vere entità di umani aggregati o sono invece ologrammi virtuali di buona fattura.

Anche in questo caso ci limiteremo a citare solo i caratteristi migliori della compagnia, nel rispetto invece di chi per mestiere lotta quotidianamente con i denti per una serie nutrita di problemi che non sono risolvibili tutti in Ospedale. Tanto per citare, tutte le sigle sindacali, Avis, Aglaia, Il Girasole, Cittadinanzattiva-Tribunale del malato, Ass. Aias.

Pompili connection

Dobbiamo confessare di aver molto sofferto per il primo degli interventi ammessi, quello del Presidente della Fondazione CaRiSpo, Dario Pompili.

Pompili, di solito uomo spiritoso e mai sopra le righe, si presenta al microfono lamentando la mancanza di minutaggio adeguato per le associazioni (2 minuti per tutti a meno di aggregazioni tra più entità, caso in cui i 2 minuti si sommano). E dalla bocca del presidentissimo esce questa frase, “Signor sindaco, per una istituzione che da 30 anni ha fatto oltre 300 interventi sul nostro ospedale mi sarei aspettato qualche minuto in più… almeno uno per ogni milione erogato…”.

Gelo in aula! Se c’è una cosa che non ti aspetteresti da una Fondazione emerita come la CaRiSpo è quella di rinfacciare così esageratamente le donazioni fatte.

Tanto esagerata, che lo stesso Senatore Zaffini, fuori onda ha detto rivolto al Pompili, “ma non sono mica soldi vostri…”, facendo riferimento al fatto che la Fondazione bancaria amministra e gestisce per scopi precisi fondi derivanti dal risparmio dei correntisti delle Casse di Risparmio.

Già alcuni mesi fa, nel tentativo di mettere in campo una difesa di ufficio del nosocomio cittadino in tempo di Covid, rispuntò fuori un comunicato stampa in cui si ribadiva la intoccabilità di certa strumentazione donata dalla Fondazione bancaria, che non avrebbe potuto lasciare l’Ospedale di Spoleto. Non credo sfugga a nessuno il significato generale di donazione: trasferimento ad altri di un proprio bene patrimoniale a titolo di liberalità, mediante un atto pubblico. Sembra evidente come una volta donato, il bene entri nella disponibilità e nella gestione di chi lo riceve. Ma soprattutto è chiaro, da un punto di vista puramente etico, come donare liberamente significa non compiere un gesto che invece sottintenda la creazione di un diritto futuro da parte di chi dona. Poi, percarità, ci possiamo mettere (come da codice) tutti i patti che vogliamo, ma in quel caso la donazione diventa anche altro.

Non pago del calo di temperatura provocato, sempre Dario Pompili ha aggiunto poi, “Quello che voi chiamate Terzo Polo è una polpetta avvelenata ai danni della popolazione di Spoleto e della Valnerina… Le forze politiche spoletine, unite, potranno contare su di noi”. E insomma, così sia!

Sembra una sfida a chi ce l’ha più grosso, il portafoglio ovviamente.

Il più fortunato di tutti invece è il Portavoce del Cityforum, Leonello Spitella a cui ben altre 4 associazioni danno mandato (Ass. Parenzi, Ass. Anmi, Ass. Spoleto nel cuore, e l’Ass. Centro Storico) sommando così 10 minuti. Ma anche qui la parte del leone nel discorso la fa il solito punto nascite.

Tempismo perfetto per l’intervento della Confcommercio Delegazione Spoleto, presieduta da Tommaso Barbanera che si scaglia a muso duro contro il Terzo Polo, vantando anche solide ragioni economiche, proprio mentre a Perugia il presidente di Confcommercio Umbria, l’inamovibile Giorgio Mencaroni, spara contemporaneamente alle redazioni una nota in favore del piano regionale e dunque del Terzo Polo.

E adesso chi glielo dice a Barbanera, che si incazza solitamente per molto meno?

Il ruggito di Donatella

Quando la presidente Tesei riprende la parola alla fine degli interventi per chiudere il Consiglio, la prima cosa che dice è rassicurante, “Ho ascoltato con molta attenzione ed ho preso molti appunti su cui rifletteremo”. Poi la voce diventa più dura e si trasforma nel consueto ruggito emesso mentre con tutto il peso si apoggia sulle braccia piantate sul tavolo, “Sul Punto nascite…”– che proprio non gli va giù- “il vero problema di cui dovremmo farci carico tutti è la denatalità di questa regione”.

Insomma non si fanno marmocchi e allora come si fa a tenere in piedi i reparti? I dati, oltretutto, confluiscono direttamente al Ministero per via telematica, ed è lo stesso ente a fare la raccolta di quest’ultimi e dunque non sono certo i calcoli della Regione a far sì che alcuni punti, come Spoleto, vengano messi a rischio. Oggettivamente, non ci sono più i parti di un tempo, signora mia!

E per concludere stile leone della Metro Goldwyn Mayer, Donatella Tesei ruggisce: “Sulla sanità bisogna mettere da parte le schermaglie politiche che pur legittime non servono a nessuno, ma dobbiamo lavorare uniti. Continuerò a lavorare sperando che qualche intervento, che ho sentito oggi e che mi ha meravigliato, scritto senza aver sentito il dibattito o letto niente dei documenti, possa essere modificato”.

Trattasi di rieducazione sanitaria per giapponesi che non si arrendono a guerra finita. Banzai!

E fine della storia perché è già molto tardi ed il pranzo si raffredda.

(Modificato alle 10,41)

Foto e video: Tuttoggi.info (Sara Fratepietro)