Spoleto

Consiglio aperto sull’ospedale, si prepara la protesta. Ed esplode il caso Pediatria | La replica dell’Usl

Si prepara la protesta in vista del consiglio comunale aperto sull’ospedale di Spoleto, in programma il 12 gennaio dalle ore 10. L’amministrazione comunale ha fatto sapere nelle ultime ore che all’assemblea alla presenza della presidente della Regione Donatella Tesei e dell’assessore regionale Luca Coletto potranno intervenire anche i rappresentanti delle associazioni locali (solo quelle ufficialmente riconosciute). Per farlo, però, sarà necessario prenotarsi.

Ogni associazione che intenda intervenire nel dibattito – per 5 minuti ciascuna come stabilito dalla Conferenza dei capigruppo – per motivi organizzativi deve inviare la propria adesione, corredata di copia di regolare iscrizione all’Agenzia delle Entrate, alla mail istituzionale segreteriagenerale@comune.spoleto.pg.it entro e non oltre le ore 9 di lunedì 9 gennaio 2023.

Presidio di protesta fuori dal Comune dalle 9

Come detto, intanto si prepara la protesta pubblica prevista fuori dal Municipio a partire dalle ore 9, dopo quelle di novembre e l’ultima di metà dicembre. Sono numerosi i cittadini pronti a scendere in piazza contro il depauperamento del San Matteo degli Infermi e la scelta di realizzare un terzo polo ospedaliero prevedendo per Spoleto per lo più attività programmate e tutto il resto a Foligno.


Terzo polo ospedaliero, ecco i servizi che saranno a Foligno e a Spoleto


Una situazione che sta facendo “scoppiare” l’ospedale San Giovanni Battista, dove vengono dirottate tutta una serie di attività prima divise tra due nosocomi, mentre il personale è sempre più carente.

Il caso emblematico – oltre alla tanto discussa chiusura del punto nascita di Spoleto con conseguenti problemi anche per la Valnerina – è quello della Pediatria. Due i casi eclatanti avvenuti nelle ultime settimane che hanno avuto come protagonisti due bambine di Spoleto.

Bambina con appendicite acuta in attesa 11 ore

L’ultimo in ordine di tempo, senza dubbio il più grave, è quanto accaduto il 26 dicembre, stando a quanto racconta su Facebook la madre di una bambina di 10 anni che annuncia la sua partecipazione alla manifestazione di protesta del 12 dicembre.

In piena notte, infatti, la bambina lamenta fortissimi dolori alla pancia accompagnati da febbre a 39. La famiglia si reca al pronto soccorso di Spoleto: “dall’ecografia – racconta la madre – esce fuori una appendicite acuta con liquido e i valori delle analisi sballati, ma lì purtroppo non possono fare il ricovero perché non c’è più il reparto”. La bambina viene dunque portata all’ospedale di Foligno e nonostante tutti i documenti medici appena rilasciati dal pronto soccorso del San Matteo degli Infermi deve fare il triage al pronto soccorso del San Giovanni Battista. “Una stanza enorme – sostiene la madre – dove c’erano anziani con flebo, c’era un detenuto, bambini piccoli, mamme che dovevano partorire, un ragazzo che faceva sangue per aver avuto un incidente”. “Dopo 40 minuti di attesa – prosegue – fortunatamente ci portano in pediatria, almeno così speravo. Invece no, ci lasciano nel corridoio della sala di attesa, mia figlia in una sedia con dolori da torcere, piangeva ma nulla, non c’erano i posti. Poi visto che la bambina peggiorava, dopo un’altra ora di attesa la fanno entrare. Mentre giro gli occhi mi vedo un’altra stanza di mamme con bambini piccolissimi che avevano influenza, addirittura polmoniti, messi in questa sala d’attesa tutti ammucchiati. Parliamo sempre di mamme di Spoleto, Cascia e Norcia”. Dopo 11 ore, finalmente, la bambina è stata operata, ma la mamma racconta che la stessa dottoressa che ha visitato la piccola si è sfogata sull’insostenibilità della situazione dopo la chiusura del Punto nascite e della Pediatria di Spoleto.

L’odissea di un’altra bambina per un braccio rotto

Un altro caso limite è quello avvenuto a inizio dicembre ad un’altra bambina di Spoleto, di 11 anni, che ha vissuto un’odissea per un braccio rotto tra gli ospedali di Spoleto e Foligno fino a doversi recare al Meyer di Firenze dopo quasi una settimana di ricovero. Una situazione che è stata ritenuta insostenibile anche dallo stesso personale del San Giovanni Battista, tanto che sul caso è stata fatta una segnalazione interna alla direzione ospedaliera.

Proprio l’assenza della Pediatria h24 al San Matteo degli Infermi ha portato la bambina ad essere rimpallata tra Spoleto e Foligno per un intervento chirurgico che – dopo una settimana di attesa – alla fine non è stato effettuato. Tutto è iniziato da un incidente domestico, con la bambina che appunto si è rotta un braccio. È domenica sera e la madre, prima di portare la figlia al pronto soccorso di Spoleto invece che in un altro ospedale, telefona per assicurarsi che ci sia il radiologo per le lastre. Il radiologo c’è, il braccio è effettivamente rotto e secondo l’ortopedico la bambina va operata: viene ricoverata in osservazione in chirurgia, ma la mattina dopo un altro ortopedico invita la famiglia ad andare a Foligno, visto che a Spoleto non c’è la pediatria e la ragazzina non può essere operata qui. È il lunedì e la bambina aspetta di essere ricoverata in pediatria a Foligno, ma sotto l’osservazione dei medici dell’ortopedia che però non si vedono, nonostante i contatti antecedenti con il reparto spoletino. Per tutta la giornata la bambina rimane a digiuno e senza antidolorifico, in attesa di un possibile intervento chirurgico. Finalmente alle 20 arriva un ortopedico in visita, che annuncia che l’operazione non è urgente e che ci sono 12 persone prenotate davanti alla bambina. La piccola rimane ricoverata in pediatria (“il personale è stato impagabile” spiega la madre), mentre dall’ortopedia non si vede nessuno, né il martedì né il mercoledì fino a sera. Il padre della bambina si arrabbia, minaccia di chiamare i carabinieri e solo a quel punto arriva un ortopedico in visita. Che ribadisce che non c’è urgenza ma soprattutto a mezza bocca dice che lui suo figlio lì non lo avrebbe fatto operare, ma anche che comunque la bambina entro la fine della settimana sarebbe stata operata. La madre – ci racconta – è perplessa, chiede cosa deve fare. Anche perché nei giorni successivi, mentre l’intervento continua a slittare, anche altri medici suggeriscono di portare la figlia altrove, “ma sempre a mezza bocca”. Alla fine il venerdì i genitori firmano per le dimissioni della bambina e la portano nell’ospedale pediatrico di Firenze, dove l’intervento chirurgico viene assolutamente escluso. Le viene messo il gesso (cosa che in quasi una settimana non era stata fatta) e la bambina viene rimandata a casa. Dopo 3 settimane è fortunatamente guarita, anche se dovrà aspettare diversi mesi prima di tornare ad una quotidianità nelle attività, mentre i genitori rimangono perplessi su quanto accaduto.

L’abnegazione del personale e le difficoltà croniche

Ovviamente questi episodi non sono la normalità, vista l’abnegazione con cui opera il personale ospedaliero sia di Spoleto che di Foligno, costretto a turni di lavoro spesso massacranti dovuti alla carenza di medici e paramedici ed al sovraffollamento. Ma purtroppo accanto a cure appropriate e massimo impegno dei dipendenti dei nosocomi si verificano anche disagi a cui il personale non riesce sempre a far fronte. Né possono essere risolutivi annunciati provvedimenti come ad esempio quelli relativi ai nuovi codici nei pronto soccorso, che prevedono un accesso entro al massimo 2 ore per i codici verdi e 4 ore per i codici bianchi ed ovviamente tempi molto più brevi per i casi gravi. Tempistiche impossibili da rispettare con un organico sottodimensionato in vari presidi ospedalieri, soprattutto nei giorni e nei periodi di maggiore affluenza. Difficoltà croniche peggiorate dopo la pandemia.

La replica dell’Usl Umbria 2

Arriva nella tarda mattinata di martedì la replica dell’Usl Umbria 2 in merito alla bambina operata di appendicite, che chiarisce alcuni contorni della vicenda. Di seguito la nota integrale.

In relazione all’episodio riportato da alcuni organi di informazione che riguarda una bambina di dieci anni operata a Foligno per un’appendicite, si ritiene doveroso fornire all’opinione pubblica una lettura corretta dei fatti attraverso la documentazione e la cartella clinica fornita dai presidi ospedalieri di Spoleto e di Foligno che certificano, senza ombra di dubbio, che le due strutture hanno operato al meglio e hanno seguito un percorso clinico diagnostico corretto. Definire questo un caso presunto di malasanità è fuorviante e ben lontano dalla realtà dei fatti.

La piccola paziente si è recata al Pronto Soccorso dell’ospedale “San Matteo degli Infermi” di Spoleto il 29 dicembre scorso alle ore 8.31. È stata immediatamente presa in carico dal dirigente medico del servizio e ha effettuato tutti gli accertamenti diagnostici. Da quanto risulta agli atti, la situazione non destava alcuna preoccupazione tanto che, malgrado un lieve stato febbrile e dolori addominali, è stata dimessa alle ore 10.28 e disposto il suo trasferimento presso la struttura ospedaliera di Foligno, avvenuto con mezzo proprio. La bambina è quindi giunta alle 12.06 al Pronto Soccorso dell’Ospedale “San Giovanni Battista” di Foligno e, alle 12.21, è stata presa in carico dai sanitari e seguita in OBI, Osservazione Breve Intensiva Pediatrica, in quanto giudicata in buone condizioni cliniche generali. Dopo alcune ore in osservazione, alle ore 15, il chirurgo ha ritenuto opportuno effettuare l’intervento per cui si è disposto il ricovero nel reparto di Pediatria dove la bambina ha eseguito ulteriori esami e analisi. Alle ore 18.05 la piccola è stata sottoposta ad intervento chirurgico, ben riuscito ed è stata dimessa alle ore 19.25 in ottime condizioni di salute.

Questa la verità dei fatti certificata dalla documentazione ufficiale e dalla cartella clinica contro ogni ricostruzione inesatta e non corretta, se non strumentale, della vicenda. Questa Direzione, per i suoi trascorsi professionali, è ben cosciente che non tutte le appendiciti vengono operate, soprattutto se riguardano bambini e adolescenti. Il periodo di osservazione in OBI diventa quindi fondamentale per apprezzare il miglioramento delle condizioni cliniche e procedere quindi alle dimissioni del paziente o, in caso contrario, la necessità di prevedere un intervento chirurgico. Nel caso di specie, dall’analisi della cartella clinica emerge quindi, senza ombra di dubbio, che le procedure sono state rispettate in toto, compreso il contestato lasso di tempo tra l’attesa in Obi, la scelta del chirurgo, il conseguente ricovero in Pediatria e l’accesso in sala operatoria.

Anche in questa occasione il percorso clinico e diagnostico è stato condotto con la massima correttezza, solerzia e professionalità dalle strutture ospedaliere e dai sanitari di Foligno e Spoleto che si sono occupati in modo ineccepibile della bambina, peraltro in un periodo dell’anno particolarmente critico per i Pronto Soccorso e le Strutture di Pediatria dell’intero territorio nazionale a causa del sovraffollamento determinato dall’ondata pandemica e influenzale che sta colpendo in larga misura proprio i bambini con sintomatologia respiratoria importante.  

Professionalità, competenza, umanità del personale e organizzazione puntuale dei servizi peraltro rilevati da tanti cittadini che scrivono ogni giorno alla Direzione aziendale per elogiare l’operato dei sanitari e l’organizzazione efficace ed efficiente delle strutture territoriali ed ospedaliere.

(aggiornato alle 13)