Riesplode la tensione nel Partito democratico, all’indomani del via libera al congresso. I tre candidati al regionale Francesco De Rebotti, Massimiliano Presciutti, Alessandro Torrini, insieme al candidato provinciale Carlo Elia Schoen, tirano fuori l’ultima carta contro lo sfidante Tommaso Bori: candidato unico o si ritireranno dal congresso, definito in tal caso “illegittimo e dannoso”.
Il fronte sottolinea le “storie, provenienze, culture e sensibilità politiche differenti”, a fronte però di una “valutazione sempre più condivisa sulle tristi vicende che hanno riguardato il nostro Partito e ormai abbiamo una visione comune sul metodo che dovrebbe seguire il PD umbro per non implodere definitivamente. Ci siamo candidati, al congresso regionale e provinciale, e ci siamo quotidianamente impegnati per rigenerare una comunità politica lacerata e sconfitta, che da tempo ha smarrito la bussola e ha bisogno di ripartire da zero, dalle fondamenta, non dal tetto, dalle persone, non dai leader”.
Il Pd che il gruppo immagina è “bello, aperto, e plurale. Dove tante donne e uomini possano trovare le ragioni dell’unità e della sintesi. Dove le differenze siano un valore fondante ed una ricchezza. Dove la dialettica si sviluppi sui contenuti e non sulla perenne guerra per un incarico nelle istituzioni. Che pratichi la fatica del riformismo e non la scorciatoia del populismo. Con una rinnovata cultura di governo, che superi le forti spinte identitarie e settarie che rischiano di condannarci a un lungo periodo di sconfitte e minoritarismo. Che crede nell’emancipazione, e sappia essere incubatore d’innovazione e benessere sociale“.
Si ricordano i tentativi per “trovare una soluzione condivisa alla disastrosa situazione in cui versa il Partito regionale. Non abbiamo avuto successo. Abbiamo chiesto un governo collegiale del Partito insieme al Commissario, per riuscire a interloquire con i tanti problemi degli umbri, ma Rossi non ha preso in considerazione la nostra richiesta. Abbiamo sospeso le attività congressuali per promuovere un dibattito unitario a livello di Partito, per stemperare il clima, ma questo non è servito. Abbiamo chiesto a tutti i livelli, a partire da quello nazionale, di operare per recuperare una reale collaborazione e uno spirito unitario, ma ogni tentativo è stato vano“.
Condannata “l’incomprensibile accelerazione arrivata al congresso dopo le dimissioni di Zingaretti, che avrebbero dovuto imporre a tutti maggiore sobrietà e qualche riflessione“. Il gruppo avrebbe voluto esprimere un parere preventivo sul regolamento congressuale, che invece è stato richiesto solo dopo. “Noi abbiamo prontamente evidenziato una serie di questioni, molto rilevanti anche dal punto di vista delle violazioni delle regole statutarie, la più importante delle quali è quella di non consentire ai nuovi iscritti di partecipare al congresso, lasciando che siano solo gli iscritti di due anni fa, del 2019, a votare, decisione questa, oltre che incomprensibile, irricevibile. Indipendentemente da tutte le considerazioni sulla pandemia, sulle regole comportamentali stabilite, sulle eventuali violazioni di legge e sulle eventuali responsabilità, riteniamo che non sussistano le ben che minime condizioni politiche per un confronto di merito. Rossi non ha risposto alle nostre sollecitazioni ed ha proceduto a chiedere ai circoli di convocare i congressi per aprile. Abbiamo sempre dichiarato pubblicamente di essere disponibili a fare un passo indietro ritirando le nostre candidature e trovare una soluzione unitaria, non siamo stati ascoltati. Evidentemente, forse per interessi a noi sconosciuti, di qualche capo corrente – si vuole un congresso chiuso, un votificio tra pochi che allargherà irrimediabilmente le profonde fratture che già vi sono nel PD umbro“.
De Rebotti, Presciutti, Torrini e Schoen chiedono un incontro tra i 4 candidati umbri e il Segretario nazionale Letta “per trovare una soluzione unitaria alla vicenda congressuale del PD regionale. Qualora entro pochi giorni non si concretizzasse tra tutti i candidati umbri la volontà di procedere in tale direzione, dovremmo prendere atto, con grande sofferenza e dispiacere, che sarebbero definitivamente venute meno le condizioni politiche che avevano motivato il nostro impegno oramai più di otto mesi fa. E, pertanto, noi, candidati alla segreteria regionale, insieme ai 200 candidati alla assemblea regionale a nostro sostegno, ai candidati al congresso provinciale di Perugia e a tanti, tantissimi, nostri sostenitori ci fermeremo, ritirandoci da questo congresso del Partito Democratico dell’Umbria che riteniamo illegittimo e dannoso“.