Nei giorni del Congresso aveva cercato di picconare il Pd che si stava delineando. Poi, dopo lo scandalo Sanitopoli e il commissariamento, è stata una delle voci più critiche contro il pensiero unico che si stava delineando. Soprattutto in vista delle elezioni regionali, il cui epilogo è stato la sonora e scontata disfatta dell’alleanza giallorossa. Durante il lockdown, da sindaco di Gualdo Tadini, Massimiliano Presciutti si è poi distinto per i colorati video con cui apostrofava i concittadini che non rispettavano l’obbligo di restare a casa contro il rischio contagio da Coronavirus.
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Ora, con il Pd che si prepara alla nuova stagione dei congressi, Massimiliano Presciutti torna a prospettare la sua idea del partito. “Un Partito democratico nuovo e non un nuovo partito” avverte. Invitando i suoi a uscire dai salotti per tornare sulle strade, a sostegno degli ultimi.
Cita Winston Churchill e Giovanni Paolo II, Presciutti. Due giganti della storia mondiale per scrivere la storia del Pd umbro. Con una visione di prospettiva, che non sia di breve periodo.
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“Quando si chiude un ciclo – scrive Presciutti – l’unica cosa da fare è ripartire da zero, dalle fondamenta e non dal tetto, senza scorciatoie o atteggiamenti gattopardeschi, con umiltà, coraggio e forte determinazione, ma soprattutto con protagonisti diversi, completamente nuovi. Ricostruire una comunità più bella, aperta ed inclusiva è un obiettivo ambizioso, l’unico che possiamo e dobbiamo perseguire, non è più tempo di guardare al passato, magari pensando di riproporre schemi e figure ormai logore e lontane dal tempo e soprattutto dalle ansie, le aspettative ed i bisogni quotidiani dei cittadini”.
“Ciò di cui l’Umbria ha bisogno – attacca – non è un Nuovo Partito ma un Partito Nuovo, capace di avere una visione di medio e lungo periodo, in grado di anticipare e non rincorrere gli eventi, non un partito liquido ma che torni nei territori in tutte le sue articolazioni, un partito dove prima vengono gli ultimi”.
E nella battaglia al populismo della destra Presciutti attacchi l’improvvisazione e i “Giovani Vecchi, pronti a pronti a tutto pur di affermarsi agari con gli stessi metodi che solo a parole dice di voler cambiare”. E il pensiero di molti è andato al capogruppo dem in Consiglio regionale, Tommaso Bori, che qualche ora prima aveva a sua volta presentato la sua idea di partito in vista del Congresso.
“Il Partito Democratico – prosegue Presciutti – deve tornare ad essere un partito di popolo per il popolo, non di elite o da salotto, ma di strada, presente dove c’è la sofferenza delle persone, vocato all’ascolto, all’elaborazione dal basso. Il nuovo gruppo dirigente avrà il duro compito di ricostruire un’identità popolare, senza puzza sotto il naso, senza salire sul piedistallo, confrontandosi costantemente coi corpi intermedi ed attivi della società Umbra su temi che riguardano da vicino la vita quotidiana di cittadini ed imprese. Dovrà farlo col pensiero fisso di ricostruire la casa dei riformisti, progressisti e democratici umbri con umiltà, non in maniera verticistica ma partecipata, larga, inclusiva, facendo fare un passo indietro in via definitiva a chi in questi anni ha avuto tanto dal partito ed è ora, forse passata, che stia in panchina se non in tribuna, si può e si deve far politica anche senza incarichi, soprattutto quando se ne è collezionati tanti e ben retribuiti e per tanto tempo”.
Insomma, in vista del Congresso Massimiliano Presciutti riprende in mano il piccone.
Presciutti stila anche una sorta di programma del Pd. Attraverso alcuni temi che devono rappresentare le priorità della sua azione politica.
L’ambientalismo che chiama “del fare”, tutela del paesaggio ma anche occasione di sviluppo sostenibile.
La sanità pubblica, con servizi diffusi sul territorio, imparando da quanto visto durante l’emergenza Covid. E sfruttando l’opportunità delle ingenti risorse che arriveranno dall’Europa. Un quadro in cui la sanità privata “può avere il suo ruolo”, che però non può essere sostitutivo rispetto alla sanità pubblica.
Poi le infrastrutture. Quelle materiali, a partire da strade e ferrovie e dal sistema dei trasporti. Ma anche le reti digitali, con cui portare l’Umbria nel prossimo futuro.
Non poteva mancare, da sindacalista, il riferimento al lavoro ed allo sviluppo. Ma anche ad un modello formativo che sia “al passo coi tempi”.
E ancora, terremoto e ricostruzione. Problematiche che la sua Gualdo Tadino ha vissuto direttamente. E di fronte alle quali ripropone appunto la validità del modello della ricostruzione post sisma del ’97-98.
C’è poi il capitolo sicurezza, che spesso il Pd finisce per lasciare alla destra. “Legalità, sicurezza ed inclusione sociale non sono principi in contraddizione” è la visione di Presciutti. Che invoca la “tolleranza zero” verso chi delinque. E chiede una maggiore fiducia e collaborazione con i tutori della legge.
Presciutti chiede che il Pd umbro lasci il segno in una regione “protagonista del cambiamento”. E annuncia: “Il mio contributo in questo congresso sarà teso a questo, stimolare ed approfondire una discussione di merito, per costruire un partito nuovo, diverso, moderno, non liquido ma presente in ogni territorio dal più grande al più piccolo, un partito che abbia l’ambizione di porsi obiettivi importanti, di ricominciare ad essere punto di riferimento politico ed ideale non solo per la sinistra ma per tutti i riformisti, gli ambientalisti, i cattolici democratici, i movimenti che in questi mesi sono cresciuti e che ci hanno stimolato su molti temi”.
Quindi, l’annuncio della sua corsa: “Io ci sono, spero torneremo presto ad essere in tanti con la voglia e l’entusiasmo di cambiare. Ce la possiamo e dobbiamo fare, insieme vinciamo”.