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Congresso Pd, il parere della Commissione sulle candidature e le liste “corte”

Dalla Commissione congressuale del Pd dell’Umbria via libera alla candidatura di Tommaso Bori a segretario regionale del partito. La commissione, coordinata da Letizia Michelini, in 4 pagine e mezza ha argomentato il motivo per il quale non può essere accolta l’eccezione sollevata da un altro candidato, Francesco Presciutti, circa la presunta incandidabilità di Bori in quanto già membro dell’Assemblea nazionale.

In realtà Presciutti aveva chiesto chiarimenti anche in merito alla posizione di un altro candidato, Francesco De Rebotti. Che però il giorno prima di presentare la propria candidatura aveva consegnato la lettera in cui rassegnava le dimissioni da componente dell’Assemblea nazionale. Oltre che dall’Anci Umbria (quest’ultima comunicata pubblicamente).

Il gioco di squadra anti Bori

Un gioco di squadra, tra i due più accreditati avversari di Bori nella corsa alla segreteria regionale, che è apparsa sospetta ai sostenitori di quest’ultimo. Che è il candidato da battere, in questa consultazione riservata ai soli iscritti al Pd.

La pec di Bori

Nel pomeriggio del 29 settembre, Bori aveva inviato una pec recante la data del giorno precedente, indirizzata alla Commissione congresso regionale e per conoscenza al presidente dell’Assemblea Pd nazionale, nella quale comunicava “le proprie dimissioni con effetto immediato dalla carica di membro dell’Assemblea nazionale del PD condizionata al prevalere dell’interpretazione dell’art. 5 del Reg. reg. 2/03/2020 nel senso che le due cariche risultino effettivamente incompatibili”.

L’art. 5 dello Statuto

Il nodo, infatti, è legato all’art. 5 dello Statuto del Pd dell’Umbria. Che si compone di due commi. Il primo sancisce una causa di incompatibilità tra la carica di componente dell’Assemblea regionale e quella di componente dell’Assemblea nazionale. “Incompatibilità che, in quanto tale – si legge nel parere – può essere rimossa solo al momento dell’eventuale elezione optando per l’una carica elettiva o per l’altra“. E che pertanto risulta irrilevante alla Commissione.

Il secondo periodo sancisce che “qualora un componente dell’Assemblea nazionale volesse candidarsi all’Assemblea regionale, deve dimettersi entro la data di presentazione delle liste”.

Tale disposizione, in base al suo tenore letterale – si legge ancora nel parere – risulta riferita ai soli membri elettivi che andranno a comporre l’Assemblea Regionale, come dimostra la locuzione “… un componente … volesse candidarsi all’Assemblea Regionale” e pertanto non sembra applicabile al caso del candidato Segretario Regionale, il quale non si candida all’Assemblea Regionale ma ad un organo diverso e distinto (Segretario Regionale: art. 9.1 dello Statuto regionale PD Umbria) preposto a guidare il Partito regionale esprimendone l’indirizzo politico sulla base della piattaforma politicoprogrammatica approvata al momento della sua elezione”.

Il parere della Commissione congressuale

Queste quindi le conclusioni del parere della Commissione congressuale:
a) L’art. 5.2 secondo periodo del Reg. reg. 2/03/2020 non si applica alla candidatura a Segretario regionale del PD Umbria e non prevede a pena di esclusione cause di incandidabilità alla carica di Segretario Regionale da rimuoversi entro termini perentori.
b) L’art. 5.2 primo periodo del Reg. reg. 2/03/2020 prevede una causa di incompatibilità per chi è membro di Assemblea Regionale e di Assemblea Nazionale, che in quanto tale andrà valutata (e nel caso rimossa) dai diretti interessati al momento del verificarsi della medesima“.

Insomma, chi sarà eletto segretario del Pd umbro dovrà dimettersi, se membro, dall’Assemblea nazionale. E comunque, la mossa di Bori, al pari della comunicazione di De Rebotti, lo mette al riparo da rischi di esclusione.

Tempi sospetti

Certo, il fatto che mosse e contromosse siano state effettuate allo scadere del gong danno l’idea del clima con il quale sarà celebrato il Congresso che deve sancire la nascita del nuovo Pd umbro, dopo lo scandalo Sanitopoli, il lungo commissariamento e le batoste elettorale alle regionali e alle amministrative.

Dopo la polemica sulla disponibilità della lista degli iscritti, dunque, non riesce anche il tentativo di sbarramento nei confronti di Bori. Sempre che non arrivino clamorosi (e improbabili) stop da Roma.

Tutti contro Bori

Gli avversari di Bori il Predestinato, dunque, dovranno trovare argomentazioni nei seggi all’interno dei Circoli.

De Rebotti prova a far leva sulla frustrazione dell’area ternana. Ed a mettere in guardia da quella sorta di “patto generazionale” (anche se non esclusivo) che lega tra loro i sostenitori di Bori. Cercando sponda dalla fronda perugina anti-Bori animata dall’ex senatrice Valeria Cardinali. E nel commissario Verini, a cui Bori, in questo anno di presenza in Consiglio regionale, è sfuggito di mano.

Presciutti prosegue con la sua linea di picconatore. Una verve mostrata anche nei mesi del lockdown come energico e colorito sindaco bacchetta-untori.

E poi c’è Alessandro Torrini, che dal Trasimeno prova a fare il guastafeste con una candidatura che però, oggettivamente, appare più di bandiera che con velleità di vittoria. Nella sua lista, addirittura, compaiono solo 2 nomi per il Ternano. Pochi più quelli di Presciutti. Due liste, come quella di De Rebotti- a proposito di forma – che, facendo un semplice conto, non basterebbero a garantire comunque la vittoria.