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Congresso Cgil Fiom Terni “Viviamo crisi senza precedenti”

Il congresso può essere anche occasione di studio e approfondimento. Va letta in questo senso l'iniziativa della Fiom Cgil di Terni, che in occasione dell'apertura del suo quinto congresso provinciale, giovedì 27 febbraio, ha presentato una pubblicazione su “Lavoro e Territorio: mappatura delle aziende metalmeccaniche della provincia di Terni”. Uno studio per essere consapevoli “di come la Fiom e i metalmeccanici siano presenti nella provincia ternana”, per avere piena contezza delle aziende presenti sul territorio e, soprattutto, delle lavoratrici e dei lavoratori che in queste aziende lavorano.
Il risultato è un quadro chiaro e preciso della situazione del settore: sul territorio provinciale sono 70 le aziende metalmeccaniche sindacalizzate (tra cui il gruppo Ast con circa 800 iscritti Fiom su 2322 dipendenti) e 81 quelle non sindacalizzate (tutte sotto i 50 dipendenti). Tra le sindacalizzate, 32 aziende applicano il contratto di Confindustria, 19 quello di Confapi, 18 quello dell'artigianato e 2 quello delle cooperative.
“La mappa – spiega la Fiom di Terni – ci consentirà di valutare dove e come organizzare iniziative per entrare in contatto con le lavoratrici e i lavoratori delle aziende non sindacalizzate, capire come si va modificando e secondo quali criteri la presenza dell'industria sul territorio, tentare di coinvolgere tutti i soggetti, comprese le istituzioni, in iniziative atte a favorire le produzioni e la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro”.
Il tutto, nella consapevolezza che “stiamo attraversando una crisi che non ha precedenti – come ha osservato il segretario generale della Fiom di Terni Claudio Cipolla, nella sua relazione di apertura – una crisi in cui aumentano le diseguaglianze, la disoccupazione e chiudono le fabbriche (persi 1000 posti di lavoro metalmeccanici nel territorio provinciale), anche perché le politiche liberiste che hanno dominato gli ultimi anni non puntano a governare i processi, ma sacrificano il lavoro e i diritti sull'altare del libero mercato”.
Il congresso della Fiom di Terni arriva dopo un percorso di 55 assemblee di base che hanno coinvolto 1600 dei 2200 iscritti all'organizzazione. Assemblee che sono state un'ulteriore occasione per un confronto rispetto allo stato di salute dei metalmeccanici ternani e sulle proposte della Cgil, a partire dal Piano del Lavoro redatto ormai da oltre un anno.
“Portiamo avanti un'altra idea di competitività – ha detto ancora Cipolla nella relazione – non fondata sulla riduzione dei diritti e del costo del lavoro, ma sulla difesa delle eccellenze, sulla valorizzazione delle professionalità, investendo in formazione e conoscenza, in innovazione di prodotto e di processo”.
Qui la sfida agli imprenditori del territorio: “Ci mostrino il loro coraggio nel proporre progetti industriali nuovi, che non siano soltanto servizi collegati al Polo Siderurgico, ma che invece esplorino nuove esperienze, nuove tecnologie e nuove verticalizzazioni dell'inox”. Mentre il messaggio alla politica è secco e diretto: “Non ci considerino solo nei momenti di campagna elettorale”.
L'acciaio non può che essere tema centrale nel dibattito congressuale della Fiom di Terni. “La telenovela Ast” come la chiama Cipolla è infatti ancora in corso e le tute blu ternane, insieme alla Fiom nazionale – presente al congresso con Gianni Venturi, responsabile nazionale per la siderurgia – chiedono di porre fine “al ping pong delle responsabilità tra Thyssen e Outukumpu”, con l'immediata presentazione di un piano industriale, da parte dei tedeschi, che “sia credibile e dia prospettive al sito umbro, più importante azienda del territorio e principale produttrice di inox in Italia”.
Area di crisi complessa per Terni, protocollo sulla sicurezza negli appalti, protocollo sull'ambiete: questi altri punti centrali dell'azione rivendicativa della Fiom nei prossimi mesi. Temi su cui ha insistito anche Mario Bravi, segretario generale della Cgil dell'Umbria, intervenuto a chiusura della prima giornata di lavori congressuali. “Terni è per l'Umbria la frontiera più esposta agli effetti della globalizzazione e delle scelte nefaste del liberismo e dell'austerità – ha detto Bravi – ma è proprio da qui che devono partire anche le risposte, in termini di politiche industriali e di intervento pubblico per la salvaguardia e il rilancio del patrimonio produttivo di questo territorio, strategico per tutta l'Umbria e per l'Italia”.
Il quinto congresso della Fiom di Terni si chiuderà venerdì 28 febbraio, con le conclusioni di Gianni Venturi e l'elezione del nuovo direttivo che poi procederà alla elezione del segretario generale per i prossimi quattro anni.