L’addio anticipato di Aurelio Forcignanò, dopo tredici anni alla guida della struttura tecnica della Confindustria perugina prima e umbra poi, aveva fatto rumore negli ambienti politico-economici. Probabilmente meno rumore farà la notizia che anche l’esperienza di Biagino Dell’Omo non è più di diretto sostegno all’associazione degli industriali umbri. Eppure, per chi conosce come hanno funzionato le cose in via Palermo negli ultimi quindici anni, la notizia non è meno importante. Anzi.
Determinante nei principali tavoli e nelle scelte più importanti dell’organizzazione. Al punto che, fino a prima di Natale, si vociferava che ancora una volta proprio a Dell’Omo fosse stato affidato il compito di stilare le linee per una riorganizzazione interna. Voci insistenti. Qualcuno assicurava anche di averlo visto, quel documento. Cosa un po’ difficile, almeno questa.
Certo è che l’esperienza che Dell’Omo ha continuato a mettere a disposizione dell’associazione, anche dopo il raggiungimento dell’età pensionabile, ha influito, in questi anni, nelle scelte di Confindustria. Indifferentemente dal succedersi dei presidenti.
Non è un mistero che Dell’Omo abbia continuato ad essere l’interlocutore privilegiato del gruppo di imprenditori umbri legati a Carlo Colaiacovo. E che insieme abbiano mantenuto una certa filosofia all’interno dell’associazione, nonostante la crisi economica avesse ridimensionato il peso di alcune categorie, rilanciandone altre.
L’arrivo al vertice di Confindustria del ternano Antonio Alunni, amministratore unico di Fucine Umbre, oltre a sancire che la meccanica è, con la moda di qualità, la nuova punta di diamante dell’imprenditoria umbra, è il segno che anche all’interno dell’associazione dell’aquila gli equilibri stanno cambiando.
E la combinazione di ragioni di settore, territoriali e generazionali, oltre ad esigenze di bilancio, sta determinando un vero ribaltone all’interno degli uffici di via Palermo, dove da gennaio è arrivato, da Roma, Elio Schettino a ricoprire la carica di direttore generale. Alunni, nell’annunciare l’arrivo di Schettino, aveva parlato così: “Il mandato che mi è stato affidato è chiaro: introdurre in Confindustria Umbria quei cambiamenti necessari per raggiungere gli obiettivi importanti di cui abbiamo bisogno”. Una risposta che però aveva suscitato domande. Cambiamento chiesto solo dall’Umbria o anche da Roma? E restando al locale, quella richiesta di cambiamento è frutto di una mediazione, tra il “nuovo” e una parte, almeno, del “vecchio”, o l’esito di un vero “colpo di Stato”? Termini (e nomi) di questo cambiamento, per ora, stanno dando una risposta piuttosto chiara.