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Confindustria critica la nuova legge regionale sul turismo

Confindustria Umbria, e in particolare la Sezione del Turismo, esprime un giudizio piuttosto negativo sulla nuova disciplina legislativa degli agriturismi approvata recentemente dal Consiglio Regionale dell’Umbria.
Già nel corso delle attività di audizione promosse dalla Giunta Regionale, e successivamente dal Consiglio Regionale, Confindustria Umbria aveva espresso la netta contrarietà ad un disegno di legge volto a superare l’attuale disciplina nella parte in cui vengono stabiliti in modo chiaro i limiti di ospitalità e di ristorazione (rispettivamente 30 posti letto e 60 coperti) per una opzione invece incerta, contenuta nella nuova legge, dove i limiti vengono ad essere determinati in rapporto alle dimensioni delle aziende agrarie. Disposizione che inoltre deve trovare una specifica declinazione in sede di regolamento attuativo.
“Giudizio negativo – ha sottolineato il presidente della Sezione Turismo di Confindustria Umbria Andrea Sfascia – motivato dal timore che in tal modo si favorisca ulteriormente l’ampliamento della attività ricettiva e ristorativa degli agriturismi in un contesto, quello regionale, dove certamente non c’è necessità di aumentare ulteriormente l’offerta di posti letto considerando i bassi livelli di occupazione media”.
L’altro elemento di criticità contenuto nel testo di legge riguarda il fatto che a fronte della evidente esigenza, condivisa anche dalle associazioni di categoria dell’agricoltura, di prevedere efficienti sistemi di controllo a contrasto dell’abusivismo, la nuova legge dica ben poco a riguardo.
“Consapevole che il disegno di legge della Giunta è divenuta legge della Regione Umbria – ha concluso Sfascia – Confindustria Umbria conferma la propria disponibilità ad un confronto con l’Amministrazione regionale in relazione alla stesura del regolamento attuativo. Disponibilità finalizzata a dare un contributo costruttivo ma certamente volto ad evitare che, ancora una volta, la categoria degli albergatori, sia penalizzata da un trattamento favorevole delle istituzioni verso gli agriturismi. Già pesa fin troppo sugli albergatori il regime fiscale agevolato di cui godono gli agriturismi per non parlare del minor costo del lavoro che sostengono per poter tollerare che tale categoria sia ulteriormente privilegiata. Di fatto oggi assistiamo a due categorie di operatori del turismo che lavorano negli stessi mercati di cui una è in condizioni di regime normativo sfavorevole e che, per tale ragione, non è in grado di essere concorrente alla pari degli agriturismi”.