Da marzo ad oggi la Confcommercio di Spoleto ha marcato stretto il Comune sulla questione delle tasse e tariffe locali, assolutamente vitale per le imprese in un momento di così drammatica crisi economica.
Ad oggi però il bilancio di questo confronto, secondo l’Associazione, è assolutamente negativo e per questo lancia un deciso j’accuse: “Il Comune – dichiara il presidente Andrea Tattini – non ha mantenuto la promessa di un attivare tavoli di concertazione sui temi della fiscalità con le associazioni di categoria e si avvia a compiere scelte che giudichiamo assolutamente inaccettabili. Per molte imprese si rischia il colpo finale. La miopia che vediamo in certi provvedimenti assunti a livello nazionale, come la recentissima scelta di aumento dell’Iva nel 2013, viene replicata a livello locale, con la decisione di spingere al massimo sull’acceleratore della fiscalità, senza considerare che vengono colpiti coloro che tengono in piedi l’economia e producono occupazione e ricchezza, e che si contravviene al doveroso criterio di equità, che è alla base della concorrenza leale. Una responsabilità grave, di cui l’amministrazione si dovrà far carico”.
Precise le richieste che la Confcommercio di Spoleto aveva rivolto al Comune fin da inizio anno:
– Non intervenire sulla fiscalità locale prima di aver razionalizzato le spese pubbliche, che risultavano essere comprimibili.
– Riesame dei criteri fino ad allora adottati per l’applicazione della Tarsu nei confronti delle strutture ricettive; la giusta imposizione dovrebbe tenere conto, secondo Confcommercio, della quantità prodotta e dell’occupazione reale delle strutture ricettive e non far pagare “vuoto” per pieno come attualmente avviene. Inoltre, per quanto riguarda le attività commerciali con grandi superfici (mobilieri, concessionari, rivenditori di elettrodomestici, ecc.) si è richiesto di valutare l’adeguamento della funzionalità rispetto all’attività dell’impresa;
– Concertazione dei nuovi criteri di applicazione della TARES , che sostituirà la Tarsu
– Differenziazione dell’aliquota IMU a seconda della destinazione d’uso ed dell’utilizzo dell’immobile e mantenimento dell’aliquota stessa al minimo stabilito dal Governo (0,76%).
– Non applicazione della Tassa di soggiorno.
Su questa “piattaforma” rivendicativa ci sono stati, nei mesi scorsi, diversi momenti di interlocuzione, e ripetute sollecitazioni verbali e scritte rivolte da Confcommercio a rappresentanti dell’amministrazione comunale perché le richieste avanzate a tutela delle imprese venissero accolte.
“Non più tardi di settembre – puntualizza il presidente Tattini – una delegazione Ascom ha rinnovato al Sindaco e all’assessore al Bilancio la richiesta di riconsiderare le scelte in materia di fiscalità locale contenute nel bilancio di previsione – come l’applicazione dell’aliquota IMU per la seconda casa, e quindi anche per le attività, nella misura dello 0,9% anziché dell’aliquota ordinaria dello 0,76%, e l’incremento del 14% nelle entrate alla voce TARSU – alla luce delle maggiori entrate previste ed approvate nello stesso bilancio. In quella occasione l’amministrazione si è impegnata ad aprire tavoli di concertazione con le associazioni di categoria, ma a tutt’oggi questa è rimasta una promessa non mantenuta. I margini di tempo per cambiare le cose sono risicatissimi: il nostro fondato timore è che il Comune ci metterà di fronte al fatto compiuto, perseguendo scelte che, ribadiamo, sono gravemente miopi in considerazione del momento drammatico che le imprese stanno vivendo. E soprattutto riteniamo inaccettabile che continuino a permanere – come nel caso della tassa sui rifiuti – profonde iniquità e sperequazioni a danno dei nostri settori, penalizzati rispetto a tutti gli altri, senza nessuna ragione che giustifichi questa disparità di trattamento”.