E’ a tinte fosche la situazione del settore abbigliamento e calzature che è emersa in occasione della recente Assemblea nazionale dei delegati del settore ingrosso e dettaglio moda, tessile, abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori ed articoli sportivi in rappresentanza delle 35.000 imprese aderenti a Federazione Moda Italia – Confcommercio. A rappresentare le imprese umbre il presidente provinciale e membro di Giunta nazionale Carlo Petrini, che si è fatto interprete del profondo malessere della categoria, testimoniato in modo inequivocabile dai numeri. La drammatica caduta dei consumi nel settore moda, abbigliamento, calzature ed articoli sportivi rilevata da Federazione Moda Italia e confermata anche dall’Osservatorio acquisti di Cartasì, registra infatti un calo nel 2012 dell’8% per tutti i canali di vendita, raggiungendo addirittura un -13% nella distribuzione tradizionale. E purtroppo gli indicatori sembrano confermarsi anche per il 2013 fortemente negativi. Il clima di fiducia – registrato a marzo da Astra Ricerche – è assolutamente down, con un sentiment negativo per il 58% degli intervistati e il reddito disponibile reale è tornato ai livelli di 27 anni fa. Dunque, il mercato interno è sempre più in agonia e le imprese sono allo stremo (nel 2012 hanno chiuso a livello nazionale 12.461 negozi di abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori, tessile per la casa ed articoli sportivi).
Partendo da questo scenario, Petrini, nel suo intervento in Assemblea ha sollecitato le forze politiche ad agire con senso di responsabilità e a trovare una via per la formazione urgente di un nuovo Governo, che avrà il dovere di insediarsi con la piena responsabilità di tutti, e il cui primo, inderogabile impegno dovrà essere la riduzione della pressione fiscale sulle imprese e sulle famiglie e lo stop definitivo alla sciagurata previsione dell’aumento dell’Iva. “Occorrono misure urgenti per lo sviluppo – ha aggiunto Petrini – e per restituire potere d’acquisto alle famiglie. La liberalizzazione degli orari nel solo settore del commercio non ha portato un euro in più di consumi, ma ha solo minato gli equilibri già precari nella distribuzione a vantaggio esclusivo di quei pochi che possono permettersi di restare aperti sempre”. Valutazioni pienamente condivise dal presidente nazionale Renato Borghi e da tutta l’assemblea di Federazione Moda Italia, il cui impegno prioritario è rappresentare queste urgenze alle istituzioni nazionali e locali.