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CONFARTIGIANATO, CRITICA VERSO I DATI DEGLI STUDI DI SETTORE PER LE PMI

“I dati medi non forniscono una fotografia esatta della realtà reddituale dei lavoratori dipendenti e autonomi e fanno apparire il reddito d'impresa inferiore a quello del lavoro dipendente. Va chiarito, quindi, che le differenze di reddito tra i soggetti congrui e quelli non congrui agli studi di settore sono molto ampie. L'evidenza dei dati dimostra che queste differenze di reddito portano a 35.700 euro il reddito medio delle società di persone, ben superiore rispetto al reddito medio 18.988 euro attribuito alle imprese e ai 19.335 euro di reddito medio di un lavoratore dipendente”.

Così si esprime il Segretario di Confartigianato Imprese Perugia – Stelvio Gauzzi – circa i dati emersi nel raffronto sugli studi di settore e le Pmi. Secondo Gauzzi “il 2009 rappresenta il banco di prova degli studi di settore. Siamo in una fase d'emergenza che impone uno sforzo straordinario sul fronte della capacità degli studi di settore di registrare gli effetti della crisi sulle imprese. In questo momento di difficoltà sarebbe un grave errore stimare livelli di congruità non realistici. Poniamo la massima attenzione ai correttivi che sono stati introdotti poiché i dati di bilancio delle nostre imprese parlano chiaro”.

“Gli studi di settore – ha sottolineato Gauzzi, sono una formidabile lente di ingrandimento per leggere la situazione del nostro tessuto imprenditoriale nelle sue diverse articolazioni territoriali e settoriali. Ci auguriamo che in futuro la stessa capillarità di conoscenza e la trasparenza di informazione nei confronti dell'opinione pubblica, finora riservate soltanto alle micro e piccole imprese, vengano estese anche a tutti gli altri comparti produttivi e dei servizi, di qualsiasi dimensioni essi siano”.