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Concorso Asl chirurgia, è scandalo: clamorosa sentenza Tar Umbria

E’ a dir poco clamorosa la sentenza emessa dal Tar dell’Umbria che ha di fatto bocciato l’esito del  concorso per il primario di chirurgia dell’ospedale di Spoleto, già finito al centro delle polemiche all’indomani della graduatoria finale e recentemente tornato alla ribalta per la dura presa di posizione del sindaco Cardarelli che ha chiesto senza mezzi termini la rimozione dall’incarico del direttore generale Sandro Fratini, sostenuto in questo anche dalla maggioranza che proprio stamani è tornata sull’argomento. I giudici amministrativi, infatti, hanno evidenziato una pletora di ‘incongruenze’ nell’espletamento delle procedure concorsuali, quelle che portarono alla nomina a primario del dottor Giampaolo Castagnoli e, di fatto, alla ‘bocciatura’ del dottor Alberto Patriti, erede del professor Luciano Casciola che proprio nella città del festival aveva avviato con successo la chirurgia robotica. Mai è stata messa in discussione la professionalità del dottor Castagnoli, stimato professionista della chirurgia tradizionale, quanto piuttosto che il bando fosse centrato sulla ricerca di una professionalità esperta nel campo della robotica.

La vicenda è ormai nota ai più: piazzatosi primo per la valutazione dei titoli, il dottor Patriti all’esame orale si vedeva riconosciuto un punteggio che lo relegava definitivamente al quinto posto. Valutazione che, come anticipato da Tuttoggi.info all’indomani della pubblicazione della graduatoria, aveva lasciato perplessi per le due domande poste al professionista: la prima sull’intervento al pancreas di cui Patriti è un esperto; la seconda sulla gestione del budget che il medico aveva studiato approfonditamente con un collega. Ebbene i sospetti avanzati su queste colonne circa l’esito finale del concorso, sembrano trovare conferma nella sentenza del Tar n. 371/2015 che ha più volte richiamato il termine di ‘incongruenze’ nel ripercorrere le fasi del procedimento portato avanti dalla Commissione esaminatrice. Un dispositivo che rischia ora di travolgere il d.g. che ancora ieri, con una nota trasmessa ai giornali, rivendicava di aver rispettato leggi e principi.

Il dottor Patriti comunque – di fronte alla sollevata di scudi generale che, a cominciar dal sindaco e dalle associazioni, aveva inchiodato al muro i vertici della Asl affrettatisi a promettere l’istituzione di una struttura di chirurgia robotica (rimasta finora disattesa tanto da aver portato il primo cittadino Cardarelli a chiedere la revoca del d.g.) – aveva deciso di ritirare il ricorso al Tar ritenendosi soddisfatto degli impegni presi pubblicamente da Fratini nel corso di una conferenza stampa alla presenza di Cardarelli e del vice sindaco Bececco.

L’autogol della Asl – il chirurgo, difeso dall’avvocato Alessandro Formica del foro di Perugia, lo scorso 20 giugno ha così deciso di rinunciare alla causa, chiedendo la compensazione delle spese processuali tra le parti. Ma la Asl, convinta di averla vinta fino in fondo, lo scorso 26 giugno si è opposta richiedendo la liquidazione delle proprie spese legali per ‘soccombenza virtuale’. Mai decisione fu più azzardata, un clamoroso autogol: come dire, andarono per menare e finirono menati. Perché i giudici del Tar (Cesare Lamberti, Presidente Estensore; Stefano Fantini, Consigliere; Paolo Amovilli, Primo Referendario) nel dichiarare il ricorso “improcedibile per rinuncia” del ricorrente Patriti,  ha compensato “integralmente tra tutte le parti in causa le spese del giudizio” alla luce di quanto rilevato dagli atti del concorso

La sentenza sulle ‘incongruenze’ – leggiamo il dispositivo destinato a scatenare non poco clamore. I giudici scrivono in premessa di non ritenere “il ricorso manifestamente infondato come necessario per la condanna del proponente alle spese del giudizio sulla scorta del principio della cd. “soccombenza virtuale” e in presenza di rinuncia al ricorso da parte dello stesso proponente”. Subito dopo arriva la prima stoccata alla Commissione esaminatrice: “La valutazione dei curricula relativi al ricorrente, dott. Alberto Patriti e al primo graduato dott. Giampaolo Castagnoli rivela numerose incongruenze, in special modo con riferimento al punteggio attribuito per le istituzioni presso le quali i candidati hanno prestato la loro attività, per la posizione funzionale e per la tipologia qualitativa e quantitativa delle prestazioni”. Non basta: “Ulteriori incongruenze si rilevano nell’ambito delle modalità di valutazione delle capacità professionali (verbale n. 3 in data 13 marzo 2015) sia con riferimento alla predisposizione delle domande sia con riguardo all’attribuzione dei punteggi, non essendo immediatamente percettibili dalle motivazioni i 30 punti attribuiti al ricorrente e i 49 punti attribuiti al controinteressato”. Ce n’è già abbastanza per far arrossire i membri della Commissione e gridare allo scandalo. Ma il bello, pardon il peggio, deve ancora arrivare. Scrive il Tribunale: “Considerevoli carenze emergono infine con riferimento alla predisposizione dei criteri di valutazione curriculari e all’attinenza e specificità dell’incarico da conferire che richiedeva espressamente il possesso di una solida competenza nella tecnica operativa robotica e non una spiccata capacità gestionale”. Come dire, al (e ‘in nome del’) Popolo italiano interessa avere i migliori chirurghi, se poi sono anche bravi manager tanto di guadagnato.

Terremoto in vista –la clamorosa sentenza sta già facendo il giro dei Palazzi. Il sindaco Cardarelli, informato del dispositivo, ha già convocato per domattina una riunione con i propri legali per decidere il da farsi. Le motivazioni del Tar, infatti, potrebbero aprire la strada non solo per chiedere l’annullamento del concorso, ma un approfondimento sull’esito della procedura concorsuale sia della Procura della Repubblica di Spoleto, sia della Procura regionale della Corte dei Conti di Perugia. Inutile dire che la questione rischia di mettere quanto meno in imbarazzo i vertici di palazzo Donini, a cominciare dal neoassessore Luca Barberini e della stessa governatrice Catiuscia Marini, anche se la presidente sulla vicenda ha tenuto sempre la massima distanza nel rispetto della separazione tra azione politica e amministrativa. In serata la notizia ha comunque fatto il giro del nosocomio cittadino dove ai più è stato facile collegare la sentenza all’esito di un altro concorso espletato negli scorsi mesi – quello per il primario di anestesia – finito anche questo al centro delle polemiche.

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