Città di Castello

Concluso restauro sullo Stendardo di Raffaello “Un intervento che farà storia”

Figure e dettagli in evidenza, consistenza di colori e prospettiva: il restauro dello Stendardo della Santissima Trinità di Raffaello, cura dell’Istituto centrale del Restauro, ha restituito più di quanto il tempo aveva nascosto della prima opera firmata da Sanzio e conservata nella Pinacoteca comunale di Città di Castello.

Il restauro si è concluso ufficialmente oggi (21 luglio) con il sopralluogo al cantiere nella sala del museo tifernate, dove le restauratrici Sabrina Sottile e Maria Cristina Lanza da oltre un mese lavorano sulla base di un progetto di intervento messo a punto dall’Istituto centrale del restauro con modalità innovative.

“Questo restauro farà scuola” dichiara Laura Teza, curatrice insieme a Marica Mercalli della mostra “Raffaello giovane e il suo sguardo”, prevista a settembre nella Pinacoteca.

Lo Stendardo ha acquisito una nuova leggibilità, sono emersi particolari come il dito di Adamo, il viso dell’angelo, i colori delle vesti, finora non apprezzabili a causa del tempo. Alcune delle lacune che apparivano marroni, introdotte dal restauro del 1952, sono state rimosse perché impedivano la leggibilità dell’opera, che ora si presenta senza interferenze”.

Un primo step è concluso: il restauro era una delle realizzazioni collegate alla mostra del Cinquecentenario e si sta dimostrando ricco di contenuti dal punto di vista culturale e scientifico – dichiara Vincenzo Tofanelli, assessore alla CulturaLavoriamo all’inaugurazione dell’evento a settembre, con l’incognita Covid che accompagna l’organizzazione. Non sappiamo a quale livello ma siamo consapevoli che dovremmo farci i conti. La fine del restauro è comunque un grande obiettivo. Molti tifernati resteranno meravigliati davanti all’opera come si presenta ora”.

Abbiamo cercato di restituire una visione d’insieme dello Stendardo senza interpretare l’opera, con grande rispetto anche del tempo trascorso e dell’uso devozionale per cui lo Stendardo è stato dipinto – dice Sabrina SottileC’erano lacune su cui si siamo intervenute mantenendo intatte tutte le caratteristiche originarie del quadro ed altre che devono rimanere documentate. La tela anche se provata dai secoli è in buono stato e sicuramente dopo il restauro permette di apprezzare anche elementi che non erano evidenti”.

“La tecnica usata per restaurare Raffaello – spiega Maria Cristina Lanza – si chiama tratteggio verticale. Permette di lasciare traccia dell’avvenuto intervento ad una distanza ravvicinata ma allo stesso tempo dalla distanza a cui di solito è tenuto il visitatore, garantirà la migliore visione d’insieme possibile“.