Magnifico, imponente. Dedicato interamente a Giuseppe Verdi e più precisamente ad alcune delle opere che segnarono la sua permanenza a Parigi, il Concerto finale che ha chiuso la 62ma edizione del Festival dei 2 Mondi ha regalato momenti di pura emozione ai 2.600 spettatori che hanno preso posto in Piazza Duomo. A dirigerli l’Orchestra e il Coro dell’Opera di Roma la magica bacchetta del Maestro Daniele Gatti. Per lui è stato un ritorno: nel 1990, appena ventottenne, fu chiamato dal fondatore della kermesse Gian Carlo Menotti a dirigere proprio il Gran finale.
Giorgio Ferrara conferma così l’alternanza tra finali “sicuri” nel segno della tradizione e opere “coraggiose”. Il Verdi francese arriva infatti dopo la Giovanna d’Arco di Benoit Jacquot (2018), il concerto di Muti del 2017 sulle note di Beethoven, Mascagni, Leoncavallo e Puccini, e quello insolito di Pappano, con la presenza di Bollani, sulle musiche di Schonberg, Lehar e Gershwin.
Si comincia con al Ouverture di Les Vespres Siciliennes per continuare con la l’imponente Jerusalem (Choeur des Pelerines “O mon Dieu, vois notre misere”), il Macbeth (Dances, Choeur “O Patrie! O noble terre), ancora il Ballet des Quatre Saisonos da Le Vespres siciliennes per chiudere con il finale del II Atto “Autodafè” del Don Carlo.
L’interpretazione dell’Orchestra e del Coro (diretto da Roberto Gabbiani) sono semplicemente perfette da lasciare estasiato il pubblico che, e non accade ahinoi spesso, attende che il Direttore abbassi la bacchetta per rilasciare il proprio applauso.
Una curiosità: tra i componenti del coro c’erano due spoletini, il contralto Emanuela Luchetti e il baritono Maurizio Cascianelli, due voci già apprezzate dal pubblico del Lirico Sperimentale.
Purtroppo non tutta Piazza Duomo ha potuto recepire al meglio il Concerto, da far rimpiangere la conchiglia a suo tempo disegnata da Schipper o persino il cluster centrale che caratterizzò i Festival degli anni passati.
Chi era in fondo alla scalinata, le ultime file delle poltrone e i posti in piedi, è stato costretto a fare i conti anche con una festa organizzata al piano alto di palazzo Racani Arroni da cui proveniva di tutto (anche il rumore di piatti e stoviglie). Peccato, proprio nell’anno dell’ordinanza sindacale che, finalmente, ha regolarizzato la musica di bar ed esercizi commerciali negli orari delle prove e delle esecuzioni.
Vip e lustrini – l’ingresso di Matteo Salvini (applaudito ma anche fischiato) ha catturato l’attenzione di buona parte del pubblico e dei media. A riceverlo il Sindaco Umberto De Augustinis.
Tra le autorità presenti, oltre al Vice premier, la Presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria Donatella Porzi, il Procuratore generale della Corte d’Appello Fausto Cardella, i Prefetti di Perugia e Terni, l’Arcivescovo di Spoleto Monsignor Renato Boccardo, il Segretario Generale della Difesa Generale di Corpo d’Armata Nicolò Falsaperna, il Direttore della Direzione Genio Generale di Divisione Massimo Scala, il Comandante della Regione Militare Umbria Colonnello Maurizio Napoletano, l’Assessore regionale Antonio Bartolini, la Giunta comunale al completo e molti consiglieri comunali di maggioranza e opposizione. Tra gli ‘ex’ che restano affezionati al Festival c’erano l’ex Presidente della Camera Fausto Bertinotti, il Generale dei Carabinieri Tullio Del Sette, l’ormai ex Governatrice Catiuscia Marini, il Generale Massimiliano Del Casale e molti parlamentari. Come sempre il pubblico del Festival ha reso onore alla serata di gala sfoggiando abiti e lustrini. Sdoganati da Francesca Verdini, la fidanzata di Matteo Salvini, che per l’occasione ha indossato uno spezzato da cocktail.
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