Concerto di Natale a “lume” di candela, in fabbrica, accanto ai forni e ai luoghi di produzione. Quella in programma mercoledì 21 dicembre, alle ore 17, presso il sito produttivo di “Ceramiche Noi” di Città di Castello sarà senza dubbio una iniziativa inedita con evidenti risvolti valoriali e simbolici.
Un concerto come nella migliore tradizione natalizia ad “energia zero”, con le luci delle candele accese all’interno dello stabilimento per lanciare un messaggio di sensibilizzazione sulla situazione drammatica che da mesi aziende e famiglie stanno vivendo e sulla pace.
“Dopo il Covid, la guerra e la crisi energetica: anche il prossimo Natale non sarà il solito Natale ma una ricorrenza simbolo diversa, caratterizzata da quello che a livello mondiale sta accadendo su diversi versanti e noi nel nostro piccolo, con famiglie, istituzioni, associazioni di categoria e tutti coloro che vorranno partecipare, intendiamo lanciare un messaggio di speranza e di attenzione sul momento difficile che stiamo vivendo”, hanno dichiarato il presidente di Ceramiche Noi Marco Brozzi e il direttore commerciale Lorenzo Giornelli, nell’annunciare che la regia artistica dell’evento sarà affidata al maestro Fabio Battistelli, clarinettista di fama internazionale che richiamerà altri artisti e musicisti.
Recentemente anche la BBC, con un ampio servizio, ha riacceso i riflettori sulla Cooperativa tifernate che, ormai anche a livello nazionale, è presa come punto di riferimento ed esempio di resilienza, determinazione ed eccellenza produttiva capace di superare ostacoli di diversa natura ed ora costretta ad affrontare come tutti un’emergenza energetica che rischia di mettere in ginocchio quasi tutti i comparti produttivi e le famiglie.
Ceramiche Noi, lo scorso 14 settembre, era stata inoltre “presa ad esempio” da Ursula von der Leyen, durante il suo discorso all’Unione a Strasburgo. La presidente della Commissione Europea, che ha parlato della crisi ucraina e del caro prezzi dell’energia dovuto al conflitto, aveva fatto riferimento al caso emblematico della fabbrica tifernate che, proprio per contrastare l’aumento dei costi, è stata costretta a rimodulare orari e turni di lavoro dei dipendenti, iniziando la produzione dalle 5 di mattina per ottimizzare i consumi.