Di cultura si dovrebbe poter vivere, ma è necessario che altri attori oltre a quelli già impegnati sul tema facciano la loro parte reperendo fondi e attivando nuovi mercati. Ha suscitato grande interesse e spunti di riflessione il convegno organizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto dal titolo “Investire in cultura. Perché?”. Un appuntamento che non certo per caso è stato inserito nel calendario del Festival dei 2 Mondi e che, ha dichiarato nell’introduzione il presidente Sergio Zinni, “la Fondazione sentiva il bisogno di promuovere dopo le parole del ministro Franceschini, che ha parlato del Festival come un’eccellenza da salvaguardare ad ogni costo pur lanciando un ‘grido di dolore’ per le crescenti difficoltà del governo a reperire fondi da destinare alla cultura”.
Festival a Pasqua e Capodanno – Presenti all’appuntamento il direttore artistico del Festival Giorgio Ferrara e il sindaco Fabrizio Cardarelli, che hanno entrambi sottolineato quanto la cultura sia fondamentale per la crescita sociale ed economica di un territorio. Partendo magari dalle scuole, il luogo dove le giovani menti possono cominciare a sviluppare la loro creatività. E a dimostrazione che la nuova amministrazione punti forte sulla cultura ci sono i contatti già avviati col ministero per creare, a capodanno e pasqua, due “appendici” del Festival con eventi di assoluto spessore artistico.
Fondazioni ‘amiche’ della cultura – Alla tavola rotonda, moderata dal giornalista del Sole 24 Ore Marco Carminati, hanno preso parte il docente di Cultural Economics all’Università di Bologna Michele Trimarchi, lo sceneggiatore e produttore cinematografico Marco Martani e l’avvocato Luciano Barsotti in rappresentanza dell’Associazione Fondazioni Casse di Risparmio. Il cui ruolo nella promozione della cultura è cresciuto a dismisura negli ultimi anni. Dei circa 2.900 milioni erogati dalle 88 Fondazioni bancarie presenti in Italia oltre 900 sono stati destinati ad iniziative culturali ma, ha ammonito Martani, “a fare la parte del leone negli investimenti per la cultura dovrebbe essere lo stato, che invece in Italia investe circa 1,7 miliardi di euro, meno dell’un per cento del Pil. In Francia – ha proseguito – l’investimento ammonta a ben 8 miliardi l’anno”.
Nuovi mercati – “Il ruolo delle Fondazioni è ormai insostituibile – ha sottolineato il professor Trimarchi – perché fanno supplenza progettuale allo stato che non ha più risorse. Il problema – ha proseguito – non è solo reperire fondi ma anche attivare nuovi mercati. C’è bisogno che il governo centrale si metta intorno ad un tavolo con le regioni e con i comuni, che dia sponda alla realtà culturali locali più attive e dinamiche, a tutti quegli attori che vogliono emergere, gli studenti in primis. I nuovi mercati ci sono, basta riconoscere il ruolo di quella cultura che esiste in tutti gli angoli d’Italia e che vuole uno spazio per emergere”.
Non solo un ‘bancomat’ – E’stato l’avvocato Barsotti a ricordare come l’esempio dato dalle Fondazioni bancarie sia proprio quello di entrare nelle scuole ed interagire con tutti i soggetti che vogliano fare cultura. “Non vogliamo essere semplicemente il bancomat della cultura”, sono state le sue parole. C’era proprio questo invito alla sensibilizzazione nell’idea di chi ha organizzato convegno. Il presidente della Fondazione Carispo Zinni lo ha ricordato nell’introduzione, ringraziando Giorgio Ferrara per aver ‘ospitato’ l’evento all’interno della rassegna culturale più importante di Spoleto. “I tagli allo spettacolo imposti dai governi – ha spiegato il maestro – contribuiscono purtroppo ad allontanare la cultura dal territorio, ma è profondamente sbagliato considerare la cultura come superflua ed effimera”.
Cultura patrimonio reale – Più o meno le stesse parole usate da Marco Martani, ben felice di tornare nella città che gli ha dato i natali ogni volta che gi suoi numerosi impegni nel mondo del cinema glielo consentono. “La cultura è una risorsa vera, non virtuale – ha detto sia ai microfoni di Tuttoggi.info che durante la tavola rotonda – è un patrimonio incommensurabile che dovrebbe essere coltivato sin dalla scuola. In Italia la cultura è considerata si un’eccellenza, ma mai un settore strategico”.
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