L’approvazione della direttiva europea sull’efficientamento energetico degli edifici, meglio nota come direttiva ‘case green’, segna l’ennesima batosta a carico delle famiglie italiane e in particolare dei ceti medi e meno abbienti. Avere messo le mani sulle case degli italiani, tradizionalmente considerate bene rifugio e frutto tangibile dei risparmi di una vita, la dice lunga su chi sta realmente dalla parte dei più deboli e chi solo a parole. Bene ha fatto tutta la delegazione del centro destra italiano presente nel Parlamento europeo a votare compatta contro questo scellerato provvedimento. Dispiace invece che più della metà dei parlamentari europei del Partito Popolare Europeo abbia votato a favore della direttiva, insieme ai socialisti e alle sinistre di tutti i Paesi, compresi PD e M5S. Una tale diversità di comportamento nel gruppo non è un buon viatico in vista delle imminenti elezioni europee, dal momento che si chiederà agli elettori un voto convinto e chiaro per rendere maggioranza di governo la compagine del PPE nel nuovo Parlamento Europeo. Occorre invece coerenza e unità di vedute e un’azione politica volta alla tutela di chi lavora e produce, nel rispetto di quei valori che da sempre contraddistinguono il popolarismo democratico e cristiano europeo. Le delegazioni del Centro destra italiano a Strasburgo lo hanno dimostrato con i fatti. Per l’Umbria, il provvedimento è una vera e propria mannaia, stante la presenza di fattori peculiari che la contraddistinguono rispetto alle altre regioni: 1) il patrimonio immobiliare privato in Umbria è superiore alla media nazionale; 2) la tipologia delle abitazioni segue le caratteristiche uniche di città, paesi e borghi che conservano una identità storico – architettonica – paesaggistica che male si adatta alle prescrizioni imposte, senza compiere uno scempio edilizio ed ambientale; 3) molte delle abitazioni presenti in Umbria sono state edificate negli anni cinquanta, altre dopo il boom economico degli anni sessanta e altre ancora in regime di edilizia popolare negli anni settanta, con i risparmi e i sacrifici dei lavoratori che ora sono anziani e spesso titolari del solo assegno sociale e che non hanno risorse in surplus per affrontare una simile spesa; 4) la vera priorità per le città umbre non è tanto l’efficientamento energetico degli edifici (importante ma non in cima alla lista delle urgenze) ma la loro messa in sicurezza dagli eventi sismici, cosa che il Parlamento Europeo non ha minimamente preso in considerazione. Caricare sulle spalle delle famiglie umbre un’ulteriore e ingente spesa (si parla di un costo medio per nucleo familiare tra 35mila e 60mila euro – fonte Codacons) – già gravate di mutui sempre più onerosi e spesso con persone fragili a carico, è un atto sconsiderato e senza giustificazione. Un tale provvedimento metterà ancora più in crisi il mercato immobiliare con conseguente crollo delle compravendite e ulteriore deprezzamento degli immobili. Chi potrà permetterselo (pochi) metterà mano al portafogli; per gli altri, non potendo fare fronte a tale ulteriore esborso, si prospetta una svendita della propria abitazione a favore degli speculatori di turno o una incommerciabilità del bene come atto sanzionatorio. Per l’UDC chi tocca la casa tocca la famiglia! E questo non vogliamo e non dobbiamo permetterlo. Colpire la casa significa azzerare tutti i faticosi tentativi di invertire il trend di denatalità che pone la nostra regione ai primi posti in Italia, aumentare la sfiducia nel futuro delle giovani coppie che vorrebbero mettere su famiglia, complicare oltremodo la vita agli anziani, ai fragili, alle persone con disabilità e alle loro famiglie. L’UDC dell’Umbria si impegna sin d’ora a combattere l’ambientalismo più ideologico ed estremo, mettendo al centro delle proprie politiche le persone e le comunità, che vanno rispettate e sostenute. Occorre pensare fin da ora a una distribuzione equilibrata nel tempo degli interventi e ad adeguate misure economiche e fiscali di sostegno, oltre ovviamente a riformare tale provvedimento nella prossima legislatura europea. Non essendo previsti finanziamenti a ciò destinati, i Paesi e le Regioni dovranno attingere ai fondi europei (Recovery fund, Fondo sociale per il clima, Fondi di sviluppo regionale) per alleggerire l’impatto della direttiva con sussidi, bonus e mutui agevolati per aiutare proprietari e famiglie a sopportare questi costi inattesi. Bisogna fare in fretta e bene, perché la burocrazia incalza e la vita delle persone non può aspettare. Il coordinatore regionale UDC Umbria Avv. Ermanno Ventura
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