Jacopo Brugalossi
Nuovi guai finanziari si profilano all’orizzonte per il Comune di Spoleto e la Vus Spa, a meno che la Cassazione non decida di accogliere il ricorso promosso, nel caso dell’amministrazione comunale, appena una settimana fa. Ad essere impugnata è la sentenza, depositata il 18 dicembre scorso, con cui il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (Tsap) aveva rigettato il ricorso a sua volta presentato contro il provvedimento del Tribunale Regionale (Trap) del 2008, che aveva condannato Comune e Vus a corrispondere un ingente risarcimento economico alla Endesa Italia Spa per illecita captazione di acque dalla sorgente dell’acquedotto Argentina.
La prima condanna – Il contenzioso in realtà parte da lontano, addirittura nel 1992, quando a seguito di un ricorso presentato dall’Enel, il Consorzio dell’Acquedotto dell’Argentina – di cui faceva parte il Comune di Spoleto – era stato condannato al risarcimento danni per illecito prelievo d’acqua dalla sorgente. Le captazioni abusive causavano un abbassamento (sottotensione) della pressione dell’acqua negli impianti gestiti dall’azienda, creando a quest’ultima un danno rilevante. Quella sentenza venne confermata in tutti i gradi di giudizio, compresa la cassazione, che si pronunciò in merito con la sentenza n. 906 del 1999.
La seconda condanna – Proprio nel dicembre di quell’anno il Comune presentò agli organi competenti una istanza di concessione in sanatoria per rendere lecita la captazione dell’acqua, che però fu concessa solo nel 2006. Ciononostante – ecco la parte della storia ancora oggetto delle cronache giudiziarie – nel maggio del 2004 venne aperto un nuovo contenzioso a carico del Comune di Spoleto e della Vus Spa da parte della Endesa Italia Spa (sostituitasi all’Enel), per gli stessi identici motivi che avevano portato alla condanna del Consorzio dell’Argentina in tutti i gradi di giudizio dal ’92 al ’99. Della vicenda si occupò anche il consigliere comunale di opposizione Angelo Loretoni, che nell’ottobre del 2009 chiese lumi al sindaco attraverso una specifica interpellanza, in cui ricostruiva l’intero corso dei fatti.
Ultima spiaggia – Sono passati quattro anni tra la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche a quella di secondo grado emanata dall’organo nazionale. A Comune e Vus, condannati in primo grado al pagamento di 314.937 e 1.572.981 euro – più le spese legali –, non resta altro che la Cassazione, sul cui pronunciamento però, considerato il precedente poco fortunato del 1999, non c’è da stare troppo tranquilli. Entrambi gli enti sono difesi dall’avvocato Marco Prosperetti del foro di Roma.
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