Cronaca

Compravendita castello San Girolamo, 6 rinvii a giudizio per turbativa d’asta, falso e truffa

Turbativa d’asta, truffa e falso, questi i capi d’accusa per i quali sei delle persone coinvolte nell’affare della compravendita del Castello di San Girolamo di Narni, sono state rinviate a giudizio, con rito ordinario, dal gip di Terni, Maurizio Santoloci: l’ex sindaco del Comune di Narni Stefano Bigaroni, l’ex direttore tecnico della diocesi di Terni, Narni e Amelia Luca Galletti, l’ex economo della stessa curia Paolo Zappelli, il dirigente dell’ufficio Urbanisitca del Comune di Narni Antonio Zitti, la dirigente dei servizi finanziari della stessa amministrazione Alessia Almadori e il notaio Gian Luca Pasqualini.

A questi si aggiunge Alessandra Trionfetti, una dipendente dell’ufficio Urbanistica dell’amministrazione narnese che ha scelto invece il rito abbreviato.

Le indagini coordinate dal pm titolare del fascicolo d’inchiesta, la dottoressa Elisabetta Massini, avevano coinvolto anche l’ex vescovo di Terni, mons. Vincenzo Paglia, per il quale, il 21 settembre 2015, la Procura aveva chiesto l’archiviazione di tutte le accuse carico del presule, richiesta accolta dal gip Simona Tordelli.

Il 19 settembre 2015 era stata archiviata anche la posizione di mons. Francesco De Santis, già provicario generale della Diocesi, e del dott. Giampaolo Cianchetta, presidente dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero. Appresa la notizia, l’attuale vescovo di Terni, Mons. Giuseppe Piemontese, aveva chiesto un risarcimento per la Diocesi: “la consapevolezza della buona fede e del retto operare di entrambi nella vicenda della compravendita del castello-convento di San Girolamo – ha sottolineato monsignore – non è mai venuta meno, come pure è stata sempre viva la fiducia nella Magistratura. Resta in attesa che la verità possa finalmente venire alla luce per il buon nome della Diocesi e il risarcimento di quanto ingiustamente le è stato sottratto”.

Oltre ai due funzionari del clero, è stato archiviato il caso anche per due ex assessori del Comune di Narni, Simona Bozza e Roberta Isidori. Per tutti gli indagati, infatti, non sarebbero emersi altri indizi di colpevolezza se non la circostanza di aver fatto parte di organismi collegiali che, all’epoca dei fatti, sono stati coinvolti nella compravendita del castello San Girolamo di Narni, ciascuno secondo la propria competenza.