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Comprare casa, cosa cambia con il coronavirus | Le conseguenze per il mercato immobiliare

Partita il 4 maggio scorso, la Fase 2 ha coinvolto diversi settori tra cui quello immobiliare. Il comparto, durante i giorni di chiusura totale, si è visto bloccare sin da subito le visite agli immobili e la posticipazione dei rogiti a data da destinarsi.

Secondo i dati diffusi dalle associazioni di categoria infatti sono circa 65.000 i contratti di locazione e quasi 20.000 i trasferimenti immobiliari che non si sono potuti perfezionare a causa dell’emergenza legata al Covid-19.

Da immaginare poi che la reclusione forzata abbia portato in molti a riconsiderare i propri spazi abitativi, facendo così emergere un fattore molto interessante all’interno di questo clima di incertezza: la casa rimane a tutti gli effetti il miglior investimento che si possa fare per vivere bene!

Per cercare di avere una lettura chiara e attenta della situazione che sta vivendo il settore della compravendita degli immobili, abbiamo avuto il piacere di intervistare Simone Fioretti, titolare dell’agenzia Immobiliare Via Roma con sede a Foligno e Assisi.

In che modo ha riorganizzato la sua agenzia immobiliare per questa prima parziale riapertura?

“Sinceramente più che riorganizzare ho continuato a gestire l’impostazione e l’operatività quotidiana del mio studio, anche durante la chiusura, in modalità remota, con i miei collaboratori e il mio staff; quindi, abbiamo pianificato l’apertura al pubblico di questi giorni sia sotto il profilo professionale, che soprattutto per quanto riguarda la sicurezza dei nostri clienti, provvedendo al reperimento di tutti i presidi e gli strumenti che il Dpcm e il protocollo relativo imponeva. Questo ci ha permesso di iniziare con grande slancio, ottimismo e tranquillità l’inizio di questa Fase 2.”

Quali sono le criticità maggiori che secondo lei si avranno nel far visitare gli immobili alle persone, soprattutto laddove questi siano abitati?

“Non parlerei di vere e proprie criticità, bensì di modalità operative diverse.

Mi spiego meglio; tutti i miei clienti hanno avuto e stanno avendo informazioni chiare e dettagliate di come si sta già lavorando nel rispetto della salute; di conseguenza anche le visite guidate sono svolte nell’osservanza ferrea dei protocolli, ovvero solo un operatore abilitato dello studio che accompagna un solo cliente alla volta, valutando già al momento in cui si fissa l’appuntamento in agenzia o al telefono, quali sono gli immobili che rispettano le superfici adeguate agli standard di sicurezza.

Detto questo, tutti i nostri operatori sono dotati di mascherine, guanti e calzari; cosa non meno importante chiediamo ai proprietari che abitano gli immobili da visitare, la presenza di un solo familiare ad appuntamento.”

Si stimano perdite per il settore immobiliare che si aggireranno tra gli 11,8 e i 27,8 miliardi di euro: oltre agli aiuti già previsti per le partite iva, in che modo potrebbe aiutarvi il Governo per far ripartire il comparto?

“Per quanto riguarda le perdite è presto forse per dare numeri certi, anche se ovviamente ci saranno; è molto importante valutare il panorama in micro compartimenti da territorio a territorio, e più precisamente da comune a comune, ma ovviamente nel complesso le perdite saranno inevitabili rispetto al trend dell’anno precedente.

A tal proposito, Il governo dovrebbe dare segnali chiari soprattutto in materia di alleggerimento fiscale, partendo dal piccolo artigiano fino al grande costruttore immobiliare, comprendendo dentro ad esso una vasta platea di operatori del settore, che sono ormai da anni allo stremo di una pressione tributaria pari quasi al 60% a seconda delle varie categorie.

Questo per quanto riguarda il medio termine, mentre per l’immediato ci vorrebbe liquidità vera per le imprese, per i professionisti e gli autonomi, e non sotto forma di prestito garantito (ovviamente purtroppo tassato).

Capisco che tutto ciò non è di facile attuazione; però, sicuramente, lo Stato potrebbe ampliare gli scaglioni delle detrazioni fiscali, incentivando sempre di più la riqualificazione del parco immobiliare nazionale, o meglio ancora, decretando leggi e normative sia per i privati che per le aziende, atte a recuperare, innovare e riqualificare i propri spazi abitativi: ciò creerebbe sicuramente domanda e scambio di moneta nel circuito stesso…”

Il mercato immobiliare è stato sempre un settore basato sull’interazione umana; secondo lei, la digitalizzazione dei vostri servizi e l’implementazione delle attività sui Social, potranno essere un aiuto e magari l’inizio di una nuova era per il vostro settore?

“Sì, senz’altro, anche se la digitalizzazione è ormai da anni al nostro fianco e ci consente di svolgere processi lavorativi che 20 anni fa ci sognavamo o portavamo avanti con molte difficoltà.

D’altra parte, l’aspetto umano e le risorse che ne derivano, sono le fondamenta su cui baso la mia professione e la mia azienda, ed è per questo che sono convinto che la preparazione, l’informazione e la professionalità saranno sempre e comunque la valutazione sentenziale dell’utente finale.

La quarantena forzata ha messo a dura prova tante famiglie confinandole in spazi molto ridotti, specie nelle grandi città: a parer suo cambieranno i profili degli immobili richiesti da parte degli italiani per paura di una nuova pandemia negli anni a venire?

“Diciamo che ci sarà una domanda più attenta alla qualità di vita all’interno delle superfici abitative, facendo di conseguenza più attenzione agli spazi esterni, conviviali ecc.

Questo periodo ha messo a dura prova i nostri affetti e le nostre emozioni, ma al contempo ci ha dato una grossa prova di resilienza, e come in ogni fase di rinascita la sensazione è quella di perseverare e combattere per la propria libertà – anche tra le quattro mura di casa!

Come per la deflazione in termini numerici ed economici alla domanda di cui sopra, la scelta della tipologia dell’immobile sarà sicuramente diversa tra città e città; ci saranno variazioni in base allo standard urbanistico ed edilizio delle stesse, ma sicuramente gli acquirenti scenderanno sempre di più a compromessi per trovare la casa che rispecchi in toto le loro aspettative ed esigenze, e in primis, probabilmente, legate a quella degli spazi vitali annessi all’abitazione.”