Cronaca

Commissione toponomastica, i consiglieri dimessi “Membri esterni esclusi, fatto gravissimo”

La cosa grave è che l’intera maggioranza ha deliberato una modifica in base alla quale è stato sancito che i cinque membri esterni della Commissione verranno da ora in avanti “relegati” a soli consulenti senza diritto di voto“. A dirlo è stato Michele Pietrelli, consigliere del M5s che nella giornata di mercoledì, insieme a Diego Mencaroni si è dimesso dalla commissione toponomastica cittadina, in seguito alla modifica del Regolamento della medesima Commissione.

La modifica al regolamento, secondo Pietrelli, vuol dire che “tutte le intitolazioni da adesso in poi saranno appannaggio dei componenti della commissione appartenenti alla maggioranza di governo. Come componente del M5S questa è stata per me la goccia che ha fatto traboccare il vaso, perché è la conferma del fatto che la maggioranza sta progressivamente annullando ogni spazio di partecipazione alla cittadinanza”. E’ particolarmente emblematico – ha precisato Pietrelli – che ciò avvenga con il benestare dell’assessore Wagué, delegato dal sindaco per presiedere la commissione, ma soprattutto con delega proprio alla partecipazione.

Ma chi sono i membri esterni che rappresentavano, fino alla modifica del regolamento, la storia cittadina? L’Università degli Studi di Perugia, l’Accademia delle Belle arti, la deputazione di Storia patria dell’Umbria, Italia Nostra e Famiglia Perugina. “Membri che – aggiunge il capogruppo del pd Mencaroni – garantivano imparzialità e lungimiranza nelle scelte in fatto di toponomastica”. Secondo i due consiglieri dimissionari dalla Commissione, le scelte della toponomastica non possono essere meramente di tipo politico, ma dovrebbero essere motivate da ragioni storiche, culturali e sociali effettuate sulla base di studi precisi. Membri esterni che avevano anche il ruolo di portare in seno alla commissione un elemento culturale fondamentale, ma altresì garantendo un ruolo super partes che dava all’organismo un certo equilibrio. “Ora il timore fondato è che da qui in avanti nessuna intitolazione potrà più essere condivisa e che tutto venga deciso da pochi”.

Il capogruppo Pd Mencaroni ha parlato di un vero e proprio insulto alla città, alla cultura, all’onore ed alla storia di Perugia. I membri esterni, infatti, erano coloro che tutelavano questi valori, portando in seno alla commissione un elemento culturale fondamentale, ma altresì garantendo un ruolo super partes che dava all’organismo un certo equilibrio. “Ora non sarà più così perché la commissione diventerà un organismo esclusivamente politico. E questo stona con le caratteristiche della commissione stessa: i toponimi, va ricordato, restano per sempre e non possono essere scelti sulla base di momentanee posizioni politiche”. Secondo Mencaroni, infatti, le scelte dovrebbero essere prettamente tecniche e l’organismo, di conseguenza, composto solo da esperti. Esattamente l’opposto di quanto avviene oggi. Il capogruppo Pd ha ricordato che la proposta di Camicia di modificare il regolamento è stata motivata da una bocciatura di una sua richiesta in commissione; una bocciatura meramente tecnica.

Ma ad essere chiamato in causa è anche il sindaco Andrea Romizi: “La sensazione è che il sindaco o non sa gestire la sua maggioranza o ha deciso di sacrificare alcuni aspetti per tenerla unita a tutti i costi. In questa vicenda, in cui Romizi aveva garantito che nessuna modifica sarebbe intervenuta nel regolamento sulla toponomastica, si è avuta la conferma che il primo cittadino non è rappresentante di tutti, ma solo di pochi; un sindaco, cioè, schiavo di pochi partiti e capace solo di fare passerella”.

Ed infine la decisione: “Per questo – dicono in coro i due consiglieri di opposizione – non saremo presenti in Commissione fin dalla prossima seduta e siamo curiosi di verificare cosa intenderanno fare i membri esterni, ormai privati delle loro prerogative”. Già da domani, giornata in cui si riunirà la Commissione, potrebbero esserci delle evoluzioni.

Ma da Palazzo non tarda ad arrivare la risposta. “Sembra alquanto strano che due consiglieri comunali si siano dimessi per protesta, rispetto alla modifica al regolamento approvata recentemente dal consiglio comunale. La modifica era necessaria al fine di continuare un percorso di risanamento degli uffici della toponomastica e della sua intera organizzazione”. Seconda la nota del Comune, infatti, il regolamento, datato: per rinominare una strada occorrevano circa 6 anni per rendere esecutiva la proposta.   “Tanto è vero che in data 18/09/2016 gli abitanti in Strada San Felicissimo inviavano una petizione al Sindaco, affinchè non desse più seguito alla decisione della Giunta datata 07/10/2010, con la quale l’Esecutivo decideva di cambiare il nome della strada chiamandola Via Augusto Bartoccioli”. E ancora: “Con la modifica del Regolamento si è semplicemente riordinata un’anomalia storica, che dovrebbe consentire ai Consulenti di continuare a svolgere il loro ruolo di Storici e alla Politica di poter continuare a svolgere quelle funzioni che la Città richiede in tempi accettabili”.