Commissione d’inchiesta su Gesenu, il giorno dopo. I gruppi di minoranza continuano a essere in disaccordo con la maggioranza di Palazzo Cesaroni, sede dell’Assemblea Legislativa della Regione Umbria, sull’esito della seduta del Consiglio Regionale di martedì, al termine della quale non si è giunti alla votazione definitiva sulla costituzione di una commissione d’inchiesta regionale per i fatti di Gesenu, la partecipata incaricata della gestione e dello smaltimento dei rifiuti in alcuni comuni dell’Umbria, tra cui Perugia. Elemento principale del contendere è stato il contenuto dell’atto, e nello specifico le premesse, non certo, fanno sapere dal Pd, l’idea dell’istituzione di una commissione d’inchiesta regionale. Eppure dal Pd non sembrano esserci dubbi: “la commissione si farà”, ha sottolineato oggi Giacomo Leonelli (Pd), anche dopo gli “attacchi” sferrati al suo gruppo da parte della minoranza. “L’Umbria merita risposte concrete sulle cose da fare e sulla trasparenza. La Commissione di inchiesta – ribadisce il capogruppo PD – sarà costituita nella seduta d’Aula del primo dicembre prossimo. Se avessimo voluto ‘insabbiarla’, come dice l’opposizione non avremmo votato, ieri, l’anticipazione della sua trattazione al primo punto dell’ordine del giorno. Preso poi atto che la nostra proposta di emendamento non era interamente sostitutiva delle premesse poste a fondamento dell’istituzione della Commissione stessa da parte delle opposizioni, abbiamo semplicemente chiesto agli uffici giuridico-legislativi se fosse o meno consentito modificare la proposta del centrodestra. Non avendo potuto avere ieri una risposta in tal senso, si è proceduto al rinvio alla prossima seduta. Questo è tutto”.
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Eppure la polemica non si placa, anzi. “La maggioranza, non potendo evitare la discussione in Aula sulla costituzione di una Commissione d’inchiesta sul sistema rifiuti, ha cercato di limitarla in ogni modo, proponendo un emendamento (a firma di Leonelli e Rometti) che prevedeva di ridurre drasticamente il campo di intervento della Commissione e i tempi di inchiesta, da un anno a soli quattro mesi“: lo affermano i consiglieri regionali della Lega Nord, Emanuele Fiorini e Valerio Mancini, dopo la decisione dell’Assemblea legislativa di rinviare l’atto alla prossima seduta del 2 dicembre.
“Quanto accaduto ieri – rimarcano gli esponenti umbri del Carroccio, secondo quanto riferisce una nota della Regione – è gravissimo. La maggioranza di sinistra ha fatto di tutto per evitare l’insediamento della Commissione d’inchiesta che deve far luce su quanto accaduto in Umbria relativo alla gestione rifiuti. Di fronte al ‘no’ netto a questa eventualità espresso dai consiglieri della Lega Nord – commentano – la maggioranza si è vista costretta a smentire se stessa dopo l’iniziale ‘disco verde’, annunciato anche a mezzo stampa, prima chiedendo una verifica di regolarità agli Uffici e poi costringendo la presidente della Giunta, Catiuscia Marini, ad intervenire per richiamare all’ordine la propria maggioranza, dissociarsi dal contenuto dell’atto ed anticipando che, in ogni caso, i componenti della Giunta non avrebbero partecipato al voto. Con il suo atteggiamento la presidente Marini ha pesantemente condizionato il lavoro dell’Assemblea e il lavoro degli uffici. Tutto questo per arrivare all’orario di chiusura della seduta e ad un rinvio dell’atto”.
Per Fiorini e Mancini – prosegue la nota – “è ancora più grave che la presidente dell’Assemblea Porzi ci abbia tolto la parola. Volevamo intervenire – spiegano – nel merito della questione. E per questo abbiamo esposto un cartello che è stato distribuito anche alle altre forze di opposizione: ‘Fuori la mafia dall’Umbria. Basta Pd, basta rifiuti’. Una denuncia forte, che rende l’idea di quello che sta accadendo nella nostra regione. Manco a dirlo la presidente Porzi ha colto al volo l’occasione per interrompere i lavori dell’Assemblea”. “Quello del Pd – concludono – è un atto grave, irresponsabile, indirizzato solo ad oscurare la verità e insabbiare tutto ciò che si annida sotto tutti quei rifiuti ammassati in anni di malagestione politica”.
Non si fa attendere il giudizio di Marco Squarta (FdI), uno dei proponenti per la costituzione della commissione, che ieri si è fatto portavoce del gruppo di minoranza e ha letto la proposta di fronte ai colleghi riuniti a Palazzo Cesaroni. “Le procedure per l’istituzione delle Commissioni d’inchiesta sono normate in modo chiaro da Statuto e Regolamento interno dell’Assemblea legislativa. Se richiesti da un terzo dei consiglieri regionali questi organismi devono dunque essere istituiti d’ufficio, non essendo prevista alcuna discrezionalità da parte della maggioranza consiliare o della presidenza dell’Assemblea”: così Squarta, che già martedì durante la seduta era convinto nel suo discorso che l’assemblea non avrebbe potuto fare altro se non approvare. “Il passaggio in Aula – spiega Squarta in una nota – può essere considerato addirittura superfluo ai fini dell’istituzione della Commissione, dato che non è previsto nel testo regolamentare che questo debba avvenire. Le opposizioni hanno accettato la discussione in Assemblea solo per dimostrare apertura verso gli altri gruppi consiliari e disponibilità ad avviare un percorso condiviso su un tema così rilevante per la comunità regionale. Abbiamo passato delle ore a cercare una condivisione sull’oggetto d’indagine e sulla durata della Commissione, una condivisone finalmente raggiunta con un emendamento sottoscritto sia dalle opposizioni che dalla maggioranza. A quel punto si è aperta la discussione in Aula e, dopo gli interventi dei consiglieri di maggioranza Silvano Rometti e Giacomo Leonelli il Pd ha fatto repentinamente retromarcia, sospendendo per l’ennesima volta la discussione e omettendo di porre in votazione l’emendamento. Sembra che lo stop sia arrivato direttamente dalle retrovie del partito di maggioranza nel momento in cui i suoi esponenti hanno compreso di non aver capito l’emendamento che avevano prima scritto e poi firmato. A quel punto è stato il caos e l’unica via d’uscita trovata è stata addirittura far intervenire la presidente della Giunta su una presunta incostituzionalità dei contenuti della proposta, consumando uno strappo istituzionale delle regole senza precedenti. Per uscire dall’impasse politico di dover votare contro un emendamento che aveva condiviso e sottoscritto, il Pd ha messo in discussione Regolamento e Statuto cercando una improbabile copertura tecnica da parte dell’Ufficio legislativo. In un clima da ‘Repubblica Popolare’ è intervenuto infine il consigliere Eros Brega (Pd), che ha messo in votazione il rinvio dell’atto ponendo la questione pregiudiziale, rinvio che è stato approvato a maggioranza con gli otto voti contrari dell’opposizione. Quanto accaduto è di una gravità inaudita e certifica l’incapacità di governo di questa maggioranza. Attendiamo con curiosità di conoscere il parere degli uffici in merito all’applicazione di Regolamento e Statuto sull’istituzione delle Commissioni di inchiesta e sulla costituzionalità dei contenuti della nostra proposta, perchè è evidente che sarà nostra cura acquisire nel frattempo altrettanti pareri rispetto alle medesime questioni, che riteniamo del tutto infondate. Peraltro gli uffici conoscevano già da 10 giorni, perfettamente, i contenuti della Commissione di inchiesta, così come tutti i consiglieri dell’Assemblea legislativa. Nessuno ha eccepito alcun chè rispetto ad un ipotetico conflitto con i poteri della magistratura e del prefetto, anzi l’opposizione è stata da subito molto chiara, ribadendo più volte che l’attività istituzionale della Commissione di inchiesta, in nessun modo, intende interferire e tanto meno invadere le sfere di competenza dell’autorità giudiziaria. L’accusa mossa dalla presidente – conclude Squarta – è palesemente strumentale alla necessità di mettere una piccola toppa sulla enorme falla che si è creata ieri all’interno della sua maggioranza”.
Tutte critiche che lo stesso Leonelli rimanda poi al mittente: “la bassezza delle questioni poste in queste ore da alcuni membri delle opposizioni è di tale meschinità da non meritare risposta. Dovrebbe soltanto fare delle scuse formali – conclude – chi è capace di costruire la propria visibilità politica solo su accuse infamanti e gravissime verso un partito, il Partito Democratico, che ha sempre fatto della legalità e della lotta alla mafia un elemento imprescindibile”.
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