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Commissione Grandi rischi “Il terremoto non è finito”

Nuove scosse di terremoto potrebbero verificarsi anche in altre zone, nelle faglie attigue a quelle attivatesi il 24 agosto prima ed il 26 ottobre poi. E’ quello che è emerso dalla riunione di ieri della Commissione Grandi rischi (la struttura di collegamento tra il Servizio nazionale della Protezione Civile e la comunità scientifica).

Il sistema di faglie

Già dopo il terremoto di Amatrice, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) aveva parlato del rischio di attivazione delle faglie adiacenti. “E’ necessario considerare l’eventualità che su queste faglie adiacenti si generino terremoti che potrebbero procurare ulteriori danneggiamenti” aveva scritto l’Ingv nel suo secondo rapporto di sintesi dopo il terremoto di Amatrice, pubblicando la mappa delle faglie che riproponiamo qui sotto.

Proprio nelle settimane dopo il 24 agosto, il professor Emanuele Tondi, direttore della sezione di geologia dell’Università di Camerino e sindaco di Camporotondo di Fiastrone (piccolo Comune nei monti Sibillini), aveva evidenziato l’alta probabilità che la prossima faglia ad attivarsi avrebbe potuto essere quella nella zona di Preci. Ne erano seguite alcune polemiche, vista l’impossibilità, allo stato attuale, di prevedere terremoti. E di fatto era impossibile prevedere quando e in che modo si sarebbero eventualmente attivate le faglie vicine. Nelle ultime ore lo stesso professor Tondi ha evidenziato, a suo dire, la improbabilità di nuove scosse significative. Ma l’allerta da parte delle autorità competenti è invece molto alta.

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La riunione della Commissione

Ora, infatti, anche la Commissione Grandi rischi avverte della possibilità della generazione di nuovi sismi. Le risultanze della riunione del Settore Rischio sismico di ieri, viene evidenziato in un comunicato della protezione civile nazionale, sono contenute nel Verbale consegnato al Dipartimento, di cui si riporta una sintesi.

Lo scopo della riunione era la valutazione dei possibili scenari evolutivi della sismicità in corso, alla luce delle informazioni attualmente disponibili, e la proposta di misure atte a ridurre la vulnerabilità, con speciale attenzione alla salvaguardia della vita umana. 

La sequenza del 26 ottobre, con due eventi maggiori di magnitudo M5.4 e M5.9, ha interessato la zona a Nord della sequenza di Amatrice e ha mobilizzato la parte settentrionale del sistema di faglie del Monte Vettore-Monte Bove su una lunghezza iniziale di 15-20 km. La distribuzione delle repliche delle ultime 36 ore mostra una parziale sovrapposizione con le repliche della sequenza iniziata il 24 agosto, a Nord di Accumoli. Si tratta a tutti gli effetti di una singola sequenza sismica, divisa sino ad oggi in due episodi principali distanziati di due mesi; questo ha limitato di fatto la magnitudo massima espressa sino ad oggi dalla sequenza.

La sequenza si inserisce nella sismicità che ha caratterizzato l’Appennino centrale negli ultimi decenni. L’area era già stata colpita da grandi terremoti in passato, in particolare dall’evento del 1639, e non era stata interessata dai recenti eventi dell’Umbria-Marche (1997) e dell’Aquila (2009). Questa sequenza può essere considerata come tipica dell’attività sismica appenninica, e come tale attesa sulla base della storia sismica e del contesto sismo-tettonico regionale”.

Non esclusi altri terremoti in altre zone – “Un aspetto della sismicità di questa regione – prosegue il resoconto della riunione della Commissione Grandi rischi – è la possibilità che le sequenze possano avere una ripresa e propagarsi alle aree limitrofe, come già avvenuto ad esempio per gli eventi del 1703 (con due eventi di magnitudo circa 7 a distanza di un mese), del 1639 (almeno due eventi comparabili a distanza di una settimana), di Colfiorito (1997, M6.0, con una sequenza di sei eventi di magnitudo oltre 5.2 su una durata di sei mesi) e ora nella zona di Amatrice, con due eventi di M6.0-5.9 a distanza di due mesi.

Nella sua riunione a seguito dell’evento di agosto, la Commissione aveva identificato tre aree contigue alla faglia responsabile della sismicità allora in corso, che non avevano registrato terremoti recenti di grandi dimensioni e con il potenziale di produrre terremoti di elevata magnitudo (M6-7). La sismicità del 26 ottobre ha attivato uno dei segmenti individuati dalla Commissione, a nord dell’evento di agosto, mentre gli altri due segmenti non si sono mossi. In considerazione della contiguità con la sismicità in corso, questi due segmenti rappresentano possibili sorgenti di futuri terremoti nella regione già colpita dagli eventi degli ultimi anni. Non si può inoltre escludere la prosecuzione della sismicità a Nord del sistema del Vettore-Bove. Ad oggi non ci sono evidenze che la sequenza in corso sia in esaurimento”.

Appello alla messa in sicurezza degli edifici – “Come emerge dalle risultanze del terremoto del 24 Agosto e dalle prime evidenze dell’evento del 26 ottobre, le criticità sono legate alle vulnerabilità tipiche delle varie tipologie edilizie storiche presenti non solo in questa zona, ma anche in buona parte d’Italia. Si tratta di vulnerabilità ben note, collegate in gran parte a carenze costruttive originarie ma anche a scarsa manutenzione ed alla trasformazione degli edifici nell’arco del tempo. L’esperienza dei terremoti passati ha dimostrato che è possibile aumentare considerevolmente la sicurezza, in particolare per quanto riguarda la salvaguardia delle vite umane, anche con interventi di miglioramento sismico limitati e localizzati, accompagnati da una adeguata manutenzione. Nella sequenza in corso, in generale, gli edifici che hanno ricevuto interventi di miglioria strutturale dopo i terremoti del 1979 e del 1997, non hanno subito danni significativi nonostante siano stati sottoposti a livelli di scuotimento comparabili a quelli dei comuni più colpiti.

Si raccomanda pertanto di intensificare l’azione delle amministrazioni pubbliche al fine di proseguire ed accelerare i programmi di valutazione della vulnerabilità e riduzione del rischio sismico con particolare attenzione agli edifici strategici e rilevanti, già avviati dagli enti competenti, secondo quanto previsto dalla Legge n. 77/2009. Si raccomanda comunque lo sviluppo di una cultura di prevenzione che incoraggi i cittadini a valutare la vulnerabilità sismica delle proprie abitazioni e ad intraprendere le azioni migliorative conseguenti.

La Commissione esprime la propria vicinanza alle popolazioni colpite da questo nuovo terremoto e al contempo si complimenta con il DPC per l’efficacia e la competenza con cui sta affrontando la complessa emergenza”.

IL VIDEO CON L’INTERVISTA AL PROFESSOR TONDI