Commissario antiracket: "Denunce non aumentano" - Tuttoggi.info

Commissario antiracket: “Denunce non aumentano”

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Commissario antiracket: “Denunce non aumentano”

Gio, 29/08/2024 - 11:03

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(Adnkronos) - "Oggi provo rabbia. Provo rabbia, qui, sul luogo in cui fu ucciso 33 anni fa Libero Grassi per essersi opposto al pizzo della mafia e penso se davvero quel sacrificio è servito?". Perché i commercianti e gli imprenditori spesso ritengono più facile rivolgersi a Cosa nostra e pagare il pizzo che denunciare "perché anche l'atteggiamento della criminalità organizzata è cambiato, magari non fa danneggiamenti. Non fa attentati. Ma la mafia si inserisce fornendo 'servizi', offrendo servizi e quindi il commerciante è connivente con la criminalità organizzata". A parlare con l'Adnkronos è il Prefetto Maria Grazia Nicolò, Commissario straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, che questa mattina ha partecipato alla commemorazione di Libero Grassi, l'imprenditore ucciso 33 anni fa per avere detto no al pagamento del pizzo a Cosa nostra. 

"Questo è un giorno particolarmente importante per Palermo, perché ricorda il sacrificio di un uomo che ha avuto il coraggio di vivere la sua libertà personale- aggiunge il Prefetto Nicolò -Non di riappropriarsi, perché non ha mai ceduto alle richieste estorsive. Quello che spiace dovere constatare è che le denunce non sono in aumento. Ma ancora di più parlo delle istanze di accesso al fondo. Quello fa preoccupare in maniera seria. Su duecento istanze finora prodotte a livello nazionale, di Palermo ne abbiamo solo due, una per estorsione e una per usura. Capisce? C'è una distinzione tra istanza e denuncia, naturalmente. Le denunce sono quelle che vengono prodotte all'autorità giudiziaria, presupposto per potere fare istanza".  

Ma perché accade? "Perché l'imprenditore, il cittadino, probabilmente, in un primo momento non si rende conto che soggiace a delle richieste da parte della criminalità organizzata, pensa di poterlo fare, ma col tempo la mafia si inserisce nell'economia legale. E quando la inquina la inquina per tutti noi. Quindi, dovremmo cercare di stimolare quella che è la coscienza civica, l'obbligo di noi cittadini di vivere la nostra libertà personale. Il contrasto alle mafie viene fatto dalle nostre istituzioni, e anche in maniera encomiabile manca ancora la cultura del contrasto". 

(Adnkronos) – “Oggi provo rabbia. Provo rabbia, qui, sul luogo in cui fu ucciso 33 anni fa Libero Grassi per essersi opposto al pizzo della mafia e penso se davvero quel sacrificio è servito?”. Perché i commercianti e gli imprenditori spesso ritengono più facile rivolgersi a Cosa nostra e pagare il pizzo che denunciare “perché anche l’atteggiamento della criminalità organizzata è cambiato, magari non fa danneggiamenti. Non fa attentati. Ma la mafia si inserisce fornendo ‘servizi’, offrendo servizi e quindi il commerciante è connivente con la criminalità organizzata”. A parlare con l’Adnkronos è il Prefetto Maria Grazia Nicolò, Commissario straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, che questa mattina ha partecipato alla commemorazione di Libero Grassi, l’imprenditore ucciso 33 anni fa per avere detto no al pagamento del pizzo a Cosa nostra. 

“Questo è un giorno particolarmente importante per Palermo, perché ricorda il sacrificio di un uomo che ha avuto il coraggio di vivere la sua libertà personale- aggiunge il Prefetto Nicolò -Non di riappropriarsi, perché non ha mai ceduto alle richieste estorsive. Quello che spiace dovere constatare è che le denunce non sono in aumento. Ma ancora di più parlo delle istanze di accesso al fondo. Quello fa preoccupare in maniera seria. Su duecento istanze finora prodotte a livello nazionale, di Palermo ne abbiamo solo due, una per estorsione e una per usura. Capisce? C’è una distinzione tra istanza e denuncia, naturalmente. Le denunce sono quelle che vengono prodotte all’autorità giudiziaria, presupposto per potere fare istanza”.  

Ma perché accade? “Perché l’imprenditore, il cittadino, probabilmente, in un primo momento non si rende conto che soggiace a delle richieste da parte della criminalità organizzata, pensa di poterlo fare, ma col tempo la mafia si inserisce nell’economia legale. E quando la inquina la inquina per tutti noi. Quindi, dovremmo cercare di stimolare quella che è la coscienza civica, l’obbligo di noi cittadini di vivere la nostra libertà personale. Il contrasto alle mafie viene fatto dalle nostre istituzioni, e anche in maniera encomiabile manca ancora la cultura del contrasto”. 

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