Categorie: Cronaca Perugia

Commercianti nella morsa dell'usura, la testimonianza di una vittima

Sei anni nella morsa di un creditore, costretto a lavorare gratis per ripagare i debiti sempre maggiori all'interesse spropositato del dieci per cento a settimana, con la “vergogna” di ammettere di essere finito in un tipico caso di usura e l'incapacità materiale di porre rimedio a una situazione ormai fuori controllo. E' la storia di D, ex commerciante della provincia di Perugia, proprietario di una tabaccheria finito dal 2000 nelle spire di un usuraio.

“All'inizio sei persino riconoscente a chi ti sta dando una mano. Pensi sempre di farcela. Gli effetti desolanti li vedi soltanto dopo”, racconta D, che da alcuni anni ha deciso di venire allo scoperto e denunciare il suo 'benefattore'.

Microimprese nel mirino – Quello delle imprese a conduzione familiare è il principale terreno fertile dell'usura 'di prossimità', quella storica, più radicata, di alcuni personaggi locali, presenti in quasi tutte le comunità. Il caso specifico delle tabaccherie è poi uno dei più ricorrenti, come spiega lo stesso D, proprio per la forte disponibilità economica che è necessaria per mantenere le forniture: “Anche nei periodi in cui calano le vendite, sei costretto a comprare, non puoi non scaricare le sigarette. Prima le compri e le paghi. Poi le vendi, le sigarette”. Così, “ancora con le spese di avvio dell'attività e le difficoltà iniziali sulle spalle, abbiamo finito per trovarci in mezzo ai debiti”.

Intermediazione – Anche il modo in cui D è finito al tavolo di un usuraio ricalca un percorso piuttosto ricorrente, in cui gli sono gli istituti di credito a indirizzare i clienti a persone o finanziarie che prestano con facilità: “All'inizio ci rivolgevamo alla banca dove eravamo clienti da tempo”, racconta D. “Poi è arrivato il momento in cui il direttore di filiale ci ha detto 'guarda, non ti posso più aiutare. Sei arrivato al limite”. E' lo stesso direttore, racconta ancora D, ad indicare altre “vie di credito”: “Mi ha parlato di un tale farmacista della zona, che prestava soldi e che forse poteva aiutarmi”.

Il primo approccio – D prova a rivolgersi alla persona indicata dal direttore di filiale che però gli nega il prestito. “Poi è arrivata la proposta del nostro commercialista. All'inizio ci ha prestato i soldi, senza interessi, dicendo che poi glieli avremmo ridati quando possibile”, racconta D. Dopo un po' di tempo, il rapporto prende un'altra piega: “Ha detto che non poteva più darci i soldi ma che c'era una sua 'amica' che avrebbe potuto darceli se pagavamo un piccolo interesse. Così abbiamo continuato a prendere i soldi da lui, ma dovevamo restituirli con l'interesse che, col tempo, cresceva. Sapevamo che c'era lui dietro ai prestiti, ma ha sempre continuato a parlare di un'amica”.

Nella morsa dell'usura – Nel giro di alcuni mesi, il tasso di interesse ha raggiunto la soglia del dieci per cento a settimana. “Lavoravamo tutto il giorno ma tutto quello che che incassavamo lo davamo a lui e continuavamo ad essere sommersi dai debiti”, racconta D. “C'è una specie di effetto valanga, i problemi si accumulano. In realtà non hai la percezione chiara della cosa quando ci sei dentro. Tutti i nostri problemi erano superare la settimana”. D ha finito per pagare al suo 'benefattore' tra i 140 e i 160 mila euro l'anno.

La svolta e la denuncia – La fine della storia arriva nel 2006, quando D decide di vendere l'attività e -aiutato da un'associazione specializzata- denunciare l'usuraio alla Guardia di Finanza. “Gli scrissi una lettera per chiudere il rapporto. Per tutta risposta mi fece scrivere da un avvocato dicendo che avevo inventato tutto. Solo adesso vorrebbe risarcirmi per uscirne meglio”, racconta D, secondo cui le indagini degli inquirenti sul commercialista hanno fatto venire a galla una piccola rete di rapporti di usura anche con altre persone e imprenditori.

Oggi D, ancora in attesa che abbia esito la vicenda giudiziaria, si è trasferito in un'altra località, dove vive e lavora con la moglie, per quanto in maniera precaria e -per ovvie ragioni- impossibilitato ad accedere a qualsiasi tipo di credito bancario.

La sua scelta di ricorrere a una denuncia è in realtà piuttosto raro: il numero di denunce per usura ogni anno è particolarmente basso, proprio in considerazione del rapporto di fiducia, di potere e omertà che intercorre tra usuraio e usurato, oltre ai casi dove non c'è denuncia per paura di ritorsioni. Nel 2011 la Guardia di Finanza ha raccolto in Umbria solo tre denunce, mentre nel 2010 le segnalazioni sono state cinque. Stesso bilancio della Fondazione Umbria contro l'usura, che nell'ultimo anno, a fronte di un crescente numero di richieste di aiuto per via della crisi, ha conteggiato neanche una decina di denunce.

Informazione e prevenzione – “Quando ti rendi conto che le cose non vanno, devi subito portare i libri in tribunale”, racconta oggi D. “Mai cedere alla prima volta, perché poi non ne esci più. Avrei risparmiato un sacco di soldi”.

Secondo D, infatti, è fondamentale nella questione usura l'informazione e la prevenzione, per tenere al riparo le persone in difficoltà economica dai soldi facili. “E poi è necessario parlarne, perché già il fatto di chiedere soldi è vissuto come una vergogna e ti pone in una situazione di difficoltà e di isolamento”.

Francesco de Augustinis