Hanno parlato di “stato di crisi” i vertici di Confcommercio della Provincia di Perugia, in un incontro con la stampa convocato ieri nel capoluogo umbro, in cui è stato presentato un rapporto sul settore che mostra lo stato di grave affanno dovuto alla crisi.
L'indagine Confcommercio, effettuata su un campione di 130 imprese umbre del commercio (abbigliamento, calzature, alimentari, profumerie, giocattoli, articoli da regalo, ecc.), condotta tra Natale e Capodanno, -secondo l'associazione di categoria- “conferma le preoccupazioni degli imprenditori”.
“Il 64% degli intervistati ha giudicato complessivamente negativo l’esito delle vendite relative al Natale 2011; addirittura gravemente negativo per il 14%, a fronte di 22% di imprese che, in controtendenza, hanno avuto un andamento positivo delle vendite”, riferisce Confcommercio.
“Al campione è stato poi chiesto di fare un confronto con l’anno precedente. Ne è risultato che per il 47% delle imprese le vendite sono risultate molto inferiori a quelle del 2010 (flessioni oltre il 20%). Il 36% dichiara flessioni più moderate (sotto il 20%); per il 12% il livello delle vendite è stato stabile con volumi equivalenti a quelli del 2010; il 5% ha dichiarato incrementi leggermente superiori – solo l’1% molto superiori – rispetto al 2010”.
Una buona fetta tra i commercianti che hanno dichiarato andamento negativo -circa la metà degli intervistati-, ha anche affermato che questa situazione di vendite comporterà per loro “gravi conseguenze gestionali”.
Saldi, poche aspettative – Anche l'indagine Confcommercio conferma quanto rilevato da Tuttoggi.info nei giorni scorsi, ovvero una scarsa fiducia del settore nell'effetto saldi, che prenderanno il via domani in Umbria.
“Solo il 27% del campione ha dichiarato di avere aspettative positive sull’andamento dei saldi invernali. L’atteggiamento negativo, purtroppo, è quello più diffuso: il 40% delle imprese pensa infatti che i saldi non riusciranno a sollevare una situazione di stagnazione dei consumi così importante, che si venderà forte solo la prima settima e poi tutto tornerà all’immobilismo che contraddistingue il commercio da quando siamo entrati prepotentemente in crisi economica. Il 34% degli intervistati dichiara invece che non farà saldi (alcuni per settore merceologico, altri per scelta, ndr)”.
Bocciatura liberalizzazione – Nella stessa indagine, in merito alla recente manovra del Governo Monti che ha introdotto la totale liberalizzazione di aperture ed orari di lavoro delle attività, il 78% delle imprese commerciali ha espresso una opinione complessivamente negativa. Questa sonora bocciatura è stata motivata sia da ragioni economiche, che personali: per il 50% delle imprese si tradurrebbe solo in un ulteriore costo che non si possono permettere; il 9% ha dichiarato spontaneamente di non voler lavorare tutti i giorni e rivendica il diritto di passare la domenica in famiglia. Un 35% del campione sostiene poi che tutto ciò non serve affatto a rilanciare i consumi, mentre il 22% dichiara che il piccolo commercio non può riuscire a far fronte anche alle aperture totali ed alla deregulation degli orari”, riferisce il rapporto Confcommercio.
Stato di crisi, richieste 14 misure – I vertici di Confcommercio hanno lanciato ieri l'appello ai parlamentari umbri e a tutti gli esponenti delle istituzioni locali, chiedendo l'applicazione di 14 misure, che vanno dalla facilitazione del credito alla riduzione di alcune tasse per il settore (vedi dettaglio delle richieste dei Commercianti).
“Se i nostri interlocutori dovessero restare sordi alle richieste esiste il rischio concreto di chiusura per migliaia di imprese commerciali, che in questo momento non sono in grado di far fronte ad adempimenti e scadenze”, ha detto ieri Giorgio Mencaroni, presidente della Confcommercio della provincia di Perugia, nel corso della conferenza stampa. (fda)
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