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Comitato No Inceneritori: ”Terni Biomassa sarà un inceneritore convenzionale”

La società TerniBiomassa della Tozzi Holding di Ravenna, che ha acquisito nel 2013 l’inceneritore Printer, ha depositato venerdì l’istanza di “Verifica di assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale”; si dovrà stabilire se le modifiche apportate avranno impatti sulle matrici ambientali o meno. In caso affermativo dovranno appunto fare la Valutazione di Impatto ambientale altrimenti si ritorna in Provincia per la prosecuzione dell’iter, già in corso, per la concessione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale.

In sostanza il quadro che emerge dal progetto è la fine definitiva di ogni infingimento legato alla supposta “sostenibilità” della tecnologia di combustione chiamata Pirolisi, con cui, ormai 15 anni fa veniva presentata dal Sindaco Raffaelli l’innovativa tecnologia portata a Terni dalla Tecnofin Spa, e che avrebbe dovuto in un certo momento sostituire l’obsoleto inceneritore ASM. Anni di sperimentazione anche attraverso l’ISRIM e finanziamenti pubblici alla ricerca per dire che “…dato che il mantenimento del ciclo combinato non risulta più economicamente ed energeticamente sostenibile, si è deciso di utilizzare l’impianto nel solo assetto a ciclo convenzionale pertanto la sezione di pirolisi non è stata oggetto di manutenzione”, questo è quanto recita il progetto presentato da TerniBiomassa srl.

Al momento il progetto presentato prevede l’uso di rifiuti speciali non pericolosi e “biomassa”, cioè la parte biodegradabile dei rifiuti, non certo legno vergine, che sarebbe comunque altrettanto discutibile. Utilizzerà anche questo inceneritore il famigerato “pulper di cartiera”.

Ma chi ci da la certezza che la trasformazione in inceneritore a ciclo convenzionale non possa essere un primo step per poi riaffacciarsi nell’affare dei rifiuti urbani? – si domanda il Comitato No Inceneritori TerniSappiamo infatti che TerniBiomassa aveva già depositato un’istanza per bruciare i rifiuti urbani, a cui venne dato l’obbligo di sottoporsi a Valutazione di Impatto Ambientale, a cui però non seguirono altre istanze. Allo stesso modo sappiamo che Terni Biomassa non è riuscito ad entrare nel sistema di incentivi dei certificati verdi dati alla produzione di energia da fonti rinnovabili, tra cui peraltro rientrano proprio i rifiuti che oggi intende bruciare. Dove sta il guadagno per questo impianto a fronte di un investimento di dieci milioni di euro? Solo dal costo del conferimento sostenuto dalle imprese che smaltiscono i loro rifiuti nell’inceneritore? Vedremo”.

Intanto in questi mesi, scavallando però in modo salvifico l’appuntamento elettorale per le regionali di maggio, verranno al pettine alcuni nodi decisivi e definitivi in merito alle reali scelte politiche dell’amministrazione ternana che davanti all’intero Consiglio Comunale nel mese di gennaio (quello che doveva essere “aperto”) ha sostenuto il suo parere negativo alle Conferenze di Servizi che avrebbero riguardato i due inceneritori. Ora ne hanno diverse: a breve si saprà se l’inceneritore di ACEA potrà o meno bruciare oltre al pulper anche i rifiuti urbani, come previsto dall’articolo 35 del decreto “Sblocca Italia”, trasformando Terni in un inceneritore nemmeno più regionale ma anche ultraregionale.

“Allo stesso modo vedremo se malgrado la già compromessa qualità dell’aria, – scrive il Comitato No Inceneritori le evidenze dello Studio SENTIERI, i risultati allarmanti della campagna di monitoraggio sulla contaminazione delle uova e del latte ovicaprino, la mobilitazione permanente della città contro l’incenerimento e per l’avvio del porta a porta e del recupero/riciclo/riuso, sarà “normale” un secondo inceneritore convenzionale nella Conca”.