Pugni al volto e coltello alla gola. La vittima una donna costretta ad entrare nella casa del suo aguzzino, dove è stata violentata e in seguito anche derubata. Ma la donna chiede aiuto ad un prete che la convince a denunciare il fatto e chiama la polizia.
Con la promessa di un lavoro adesca la sua vittima. Il primo giorno di luglio del 2005 la polizia interviene su segnalazione di una rapina ai danni di una ragazza extracomunitaria. La storia che la donna racconta è tremenda. Dice che un suo connazionale l’ha fermata in strada a Perugia, lungo via Boccaccio e che essendosi offerto di trovarle un lavoro, le propone di seguirlo a casa sua. Lei accetta non sapendo che quello che l’aspetta sarà il peggiore degli incubi.
Coltello alla gola per farsi praticare sesso orale. Appena entrati l’uomo chiude la porta a chiave e inizia a palpeggiarla per poi colpirla al volto e sul corpo fino a sferrarle dei pugni per far cedere ogni resistenza della donna. Sotto la minaccia di un coltello costringe la donna a praticargli sesso orale. E’ in quel momento però che nella stanza entra qualcuno, una donna, partente dell’aguzzino che compresa la situazione riesce a far scappare la ragazza. Una volta fuori pericolo la donna si accorge che dal portafogli le mancano 100 euro. E certa che a prenderle sia stato il suo aguzzino, che poco prima aveva cercato di strapparle di mano il borsello per toglierle il passaporto.
La condanna in appello. La vicenda è arrivata oggi alla sentenza di appello, che ha visto condannare nuovamente l’imputato con un lieve sconto di pena ridotta da tre anni e sei mesi a tre anni e quattro mesi è stata emessa questa mattina nelle aule del tribunale di Perugia.