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Collegio ADISU a San Bevignate, Oliviero rilancia: “cosa vuole fare l'Università in via del Giochetto?”

Alessia Chiriatti

Chiarezza, prima di tutto. Perchè la faccenda è “degna delle più importanti attenzioni. Da parte dell'Adisu c'è il dovere di dare un senso al discorso”. Così l'amministratore unico della Azienda per il Diritto allo Studio, Professor Maurizio Oliviero, ha aperto la conferenza stampa tenutasi presso il Collegio della Studentessa in Corso Garibaldi questa mattina. Location non a caso la residenza universitaria restrutturata e portata a nuovo dall'agenzia, per dare un messaggio a chi ha definito l'Adisu come i “cementificatori” di turno, come “chi costruisce gli stecconi”. Un fuggi fuggi generale quello che ha preceduto l'incontro di oggi: i lavori sono fermi al picchiettamento, il cantiere non è stato ancora avviato, ma le istituzioni, dal sindaco Boccali ai delegati del Rettore Moriconi, si erano già pronunciati su un blocco imminente, non appena cittadini e associazioni avevano manifestato il proprio dissenso sul collegio a San Bevignate.

La storia – C'è una chiesa, un cimitero monumentale, e c'è il percorso delle lavandaie: ma c'erano anche nel 2003, al momento della convenzione sottoscritta da università, comune e regione (ai tempi con il Rettore Bistoni, il sindaco Locchi e la governatrice Lorenzetti). All'epoca fu fatta una previsione, tramite un progeto di sviluppo del territorio, in base alla quale, dai 35mila studenti iscritti allo Studium perugino, nel giro di poco si sarebbe arrivati anche a 45mila unità. Da lì la necessità di andare incontro alle richieste, di ridefinire urgentemente gli spazi, di ricollocare le facoltà di giurisprudenza, economia e scienze politiche, creando un polo in via del Giochetto. La costruzione di un nuovo studentato e di una foresteria rientrò in quest'ottica: fu individuato il terreno, in parte di proprietà della regione Umbria in parte dell'università, lì di fronte a San Bevignate. E' in quel momento che entra in gioco l'Adisu, in quanto fornitrice di servizi, con all'epoca il commissario incaricato. Tutto approvato, nel consiglio di amministrazione dell'università, in senato accademico, in consiglio di facoltà. Parte il protocollo di attuazione, il progetto arriva sul tavolo delle istituzioni interessate (nel frattempo siamo arrivati al 2007). Tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009 l'Adisu si attiva tramite il piano di sviluppo per reperire i fondi, in parte dal Ministero, in parte dalla Regione. Tutti fondi previsti dalla legge 338. Dopo il bando di gara per l'assegnazione dei lavori, e la relativa vincita di un'ATI, la ditta arrivata seconda in gara d'appalto fa ricorso al TAR. Arriva la sospensiva, e tutto rimane fermo. Fino al 2013.

L'attualità – Ora c'è un quartiere che grida alla riqualificazione: qualcuno dirà che i tempi sono cambiati, che di studenti ce ne sono di meno, eppure, secondo Adisu, in concomitanza con la crisi economica, i ragazzi a fare richiesta di borsa di studio e di alloggio sono in aumento. Dunque meno affitti in abitazioni private, e più sussidi per il diritto allo studio. Ora c'è anche un progetto, secondo il quale per l'università di Perugia sarebbe necessario trasferire il polo scientifico a Monteluce. E ora c'è anche la Sopraintendenza, alla quale il Professor Oliviero risponde, dopo la dichiarazione secondo la quale mancherebbero permessi, perchè scaduti, e ci sarebbero dei vincoli paesaggistici: a riguardo l'amministratore unico dell'Adisu ha riferito che “i vincoli vi erano anche nel 2007”, che “il progetto è legittimo”, e che il 3 dicembre del 2013, a 3 mesi dalla “presunta scadenza” dei nullaosta, proprio dalla Sopraintendenza è giunta negli uffici dell'Adisu una lettera per la nomina degli archeologi che dovrebbero interessarsi dei lavori e della tutela di eventuali beni presenti nel sito. “Nessun olivo verrà abbattuto. Ci sarà al massimo una trasplantazione”, ha poi aggiunto Oliviero, dichiarando che anche dall'università, nel febbraio 2014, era arrivata la richiesta per recarsi dal notaio e firmare le carte necessarie. E l'amministratore rilancia la palla all'università, chiedendo cosa il rettore ha ora intenzione di fare con il polo scientifico di Monteluce.

La soluzione – Oliviero ha poi teso la mano alle parti coinvolte, affinchè vengano “tutelati gli interessi della collettività”. La soluzione per lui sarebbe quella di rivedere la convenzione dell'accordo del 2003-2007. L'amministratore ha poi rimarcato come la penale, nel caso di mancato svolgimento dei lavori, non sarebbe fatta valere solo per l'ATI, ma anche per quanto riguarda i fondi richiesti al Ministero. Soldi pubblici insomma, la cui riallocazione non può essere di certo immediata. Una protesta che in parte ha sapore di campagna elettorale, dopo le taciute notizie, il polverone nato proprio in quest'ultimo mese, con alle porte le primarie del Pd, e le varie liste civiche in odore di candidatura.

Dal comune – Intanto su iniziativa dei consiglieri comunali, Scarponi (Ncd), Neri (PdCI), Corrado (Misto) e Bargelli (PD), la V commissione ieri mattina si è riunita per la verifica dell’iter tecnico/amministrativo che ha portato alla decisione di realizzare (con l’inizio dei lavori preparatori del terreno) la costruzione della residenza per studenti davanti alla chiesa di San Bevignate. A seguito della illustrazione fatta dall’ing. Antinoro, i presentatori dell’odg hanno chiesto alcuni documenti al fine di verificare eventuali anomalie e illegittimità. “Hanno evidenziato – si legge nella nota – le responsabilità originali, che sono tutte della Regione, che attraverso ADISU ha chiesto la variante urbanistica, e del Comune,che con delibera del 2007 l’ha concessa. Regione e Comune potrebbero facilmente rimediare al loro errore fermando il cantiere e convocando un tavolo con tutti gli attori,Università e ditta appaltatrice compresa, per individuare un diverso sito all’interno della sovrastante area delle ex cliniche universitarie. Soluzione definitiva del caso che non comporterebbe grossi oneri aggiuntivi, vista la modesta entità dei lavori già eseguiti. La V commissione si riunirà la prossima settimana per verificare tutti gli atti amministrativi del caso non ancora a disposizione in modo tale che possa essere verificato se vi sono le condizioni per indicare al comune di Perugia, provvedimenti di autotutela che si manifesterebbero prima di tutto nella sospensione dei lavori del cantiere”.

La conciliazione – Il tavolo è dunque nell'aria: è molto probabile che la prossima settimana le parti coinvolte si siedano tutte assieme per cercare una soluzione. Lo aveva anticipato anche l'assessore Bracco in una sua nota ieri. “È necessario che tutti i soggetti interessati, Regione, Comune, Università e Adisu, pervengano rapidamente ad un accordo per uscire ragionevolmente da una scelta che appare inopportuna dal punto di vista paesaggistico, anche per le molteplici e delicate valenze storico-culturali dell’area, dove, tra l’altro, è collocato uno dei monumenti più importanti di Perugia, che la Regione, insieme al Comune, è impegnata a valorizzare nel quadro di un progetto incentrato sulla presenza dei Templari nella nostra regione”.

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Foto di Andrea Ottaviani

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