Il plauso del commissario straordinario Legnini, del capo protezione civile Curcio e del capo di Casa Italia Grande
Un’azione concreta finalmente per l’adozione del tanto atteso Codice della ricostruzione, una regolamentazione fissa in caso di calamità naturali per evitare quanto avvenuto in questi anni.
Non più, dunque, caos e disposizioni in continuo cambiamento dopo un terremoto come avvenuto negli ultimi anni. Che ha visto come esempio negativo quanto avvenuto in centro Italia negli ultimi anni dopo il sisma del 2016, con il cambiamento di ben 3 commissari straordinari alla ricostruzione, norme emergenziali di continuo riviste ed anche amministratori locali sotto processo in alcuni casi per aver agito contro la legge (in alcuni casi con l’avallo degli enti superiori).
Codice della ricostruzione, disegno di legge del CdM
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi, venerdì 21 gennaio ha infatti approvato un disegno di legge che prevede la delega al Governo per l’adozione del Codice della ricostruzione. Il testo – viene spiegato – definisce un quadro normativo unitario per il coordinamento delle procedure e delle attività successive a quelle di emergenza nei territori colpiti da eventi sismici.
Si tratta, in particolare, di realizzare un modello che garantisca non solo certezza, stabilità e velocità dei processi di ricostruzione, ma che assicuri anche la ripresa delle attività socio-economiche nei medesimi territori, anche con la definizione di uno specifico “stato di ricostruzione” distinto dallo “stato di emergenza”. Il disegno di legge è stato promosso dal Dipartimento Casa Italia, il dipartimento della Protezione Civile e dal Commissario Sisma 2016, e si basa sulle più recenti esperienze di ricostruzione ed in particolare su quella del Centro Italia post sisma 2016.
L’obiettivo, individuando responsabilità, meccanismi di gestione e procedure chiare, è quello di superare la frammentazione degli interventi di ricostruzione post catastrofe. Il disegno di legge prevede non solo un Codice di principi unitari nazionali, ma anche un unico Dipartimento delle ricostruzioni presso la Presidenza del Consiglio, che valorizzi competenze tecniche e specialistiche del Paese.
Plauso di Legnini, Curcio e Grande
“Una riforma di portata storica, che punta a definire un quadro normativo uniforme per le attività di ricostruzione post sisma, con l’attuazione di un modello che garantisca certezza, stabilità e velocità di questi processi, e che al tempo stesso assicuri una ripresa delle attività economiche e sociali nei territori colpiti”. Questo è il commento del Commissario straordinario per la ricostruzione 2016, Giovanni Legnini, del capo dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, e del capo dipartimento Casa Italia, Elisa Grande, che hanno contribuito alla stesura del testo.
Oggi in Italia – ricordano dalla struttura commissariale e dalla protezione civile – sono in corso almeno sette ricostruzioni post sisma, ciascuna con le sue regole, le sue procedure, un proprio modello di gestione. Il “Codice della ricostruzione” nasce proprio per superare questa frammentazione, che genera confusione normativa e diseguaglianze nei diritti riconosciuti ai cittadini colpiti dalle catastrofi naturali.
Con la nuova legge sarà possibile in sostanza realizzare quel passaggio coordinato tra prima assistenza alla popolazione e gestione dello stato di emergenza, affidati al sistema di Protezione Civile, e la successiva fase di ricostruzione.
Si introducono, inoltre, alcuni principi nuovi ed importanti. Innanzitutto, quello che i processi di ricostruzione non si limitino alla riparazione materiale dei danni, ma assicurino ai territori colpiti anche il recupero del tessuto socioeconomico, ad esempio con gli aiuti alle imprese. Si prevede poi che, in caso di danni molto elevati e di situazioni complesse, si possa attuare una ricostruzione pubblica dei centri urbani e storici dei comuni più colpiti attraverso progetti unitari.
Per il rifacimento delle opere pubbliche si prevedono anche semplificazioni e meccanismi di accelerazione, come l’obbligo di utilizzare centrali uniche di committenza. Per la prima volta, inoltre, si apre alla possibilità di introduzione di polizze assicurative private per il ristoro dei danni da sisma, delegando il Parlamento a valutare l’eventuale introduzione di forme di indennizzo diverse dal contributo pubblico.