Carlo Ceraso
Vi ricordate il principe De Curtis, (Totò) nel film L’ambasciatore del Catonga? Più o meno è quello che ha rischiato la città di Spoleto dove, sabato prossimo, si sarebbe dovuta inaugurare nientepopodimenoche la “Rappresentanza permanente per gli affari culturali e turismo” del Congo.
Da insediare in locali raggiunti da sfratto esecutivo – affittati in piazza SS Giovanni e Paolo a tale P.P. (e alla di lui Fondazione, dall’altisonante nome GLB); non proprio il massimo per una rappresentanza estera.
Ebbene la sede non sarà più inaugurata. E’ quanto ha comunicato poco fa il sindaco Daniele Benedetti annunciando di “aver ricevuto la comunicazione che l’inaugurazione è stata annullata a seguito del parere sfavorevole del Ministero degli esteri”. Alla faccia della tempestività. La Farnesina, come ha raccontato nell’edizione di ieri Tuttoggi.info svelando lo ‘strano’ affaire, già il 31 ottobre scorso aveva infatti comunicato all’Ambasciata africana il diniego all’apertura di una sede diplomatica nella città del festival.
Il comunicato non svela però chi ha deciso di annullare la cerimonia. Che sia stato lo stesso ambasciatore Albert Tshiseleka Felha (o chi per lui), che il 7 novembre scorso scriveva al municipio affinché disponesse lo sgombero della piazzetta per la cerimonia inaugurale e, non bastasse, anche 6 posti auto in uso ai mezzi del nuova sede diplomatica? E che ancora, lo scorso 17 novembre, a quanto può anticipare TO®, in una nuova comunicazione alla città di Spoleto “disegnava” (testuale, probabilmente Felha voleva scrivere “designava”) “P.P. Rappresentante permanente dell’Ufficio distaccato per gli Affari culturali e turismo dell’Ambasciata a Spoleto”?
Come poteva Sua Eccellenza non sapere della decisione della Farnesina presa, a questo punto, più di tre settimane fa? Oppure la comunicazione al Comune l’ha formalizzata il faccendiere P.P., preso atto che i locali non avrebbero goduto di alcun beneficio di extraterritorialità, e i suoi operatori di immunità diplomatica?
Difficile dirlo, visto che il primo cittadino e i suoi più stretti collaboratori, da quando è scoppiata l’inchiesta di Tuttoggi.info, sono chiusi nel più stretto riserbo.
E chi era l’avvenente donna dalla pelle olivastra che ancora ieri mattina – dunque almeno 10 ore dopo che queste colonne avevano pubblicato la nota degli Esteri – girava per Spoleto a consegnare gli inviti per la cerimonia anche ai massimi rappresentanti delle forze dell’ordine? Una delegata dell’ambasciatore o un’assistente di P.P.?
C’è comunque da prendere atto che il comunicato non spiega se lo Stato africano ha definitivamente abbandonato il progetto o se invece aprirà in futuro (e in altro luogo) un proprio ufficio. Il sospetto però che la strana combriccola abbia battuto in ritirata sembra concreto.
Facendo così pensar male i più, come dice la più famosa delle massime andreottiane.
Ecco perché torna alla memoria la divertente macchietta interpretata da Totò e Nino Taranto: anche in questo caso c’è un ambasciatore vero, uno a cui piacerebbe fare il diplomatico (anche se sono ancora tutti da comprendere i veri fini dell’operazione) e una sede diplomatica gravata da sfratto (nel film la scenetta fu girata nella suite di un albergo).
La vicenda spoletina però – che ha rischiato di creare un incidente diplomatico fra Italia e Congo – è tutt’altro che divertente. Chi non ride per niente, tanto per fare un esempio, sono i pm della Procura di Spoleto che, a quanto può anticipare Tuttoggi.info, sulla questione hanno aperto un fascicolo; non di meno i funzionari della Digos, coordinati dal vicequestore Peppicelli, che hanno già acquisito agli atti la denuncia dei proprietari dello stabile. Per il momento non si hanno notizie di iscritti nel registro degli indagati e anche le ipotesi di reato sono al vaglio degli inquirenti che potrebbero procedere per il delitto di “mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice”: ovvio pensare che l’eventuale apertura di una sede diplomatica avrebbe ostacolato l’attività degli ufficiali giudiziari che il 31 gennaio, se i locali non verranno restituiti prima ai legittimi proprietari, dovranno sgombrare l’immobile di piazzetta SS Giovanni e Paolo raggiunto dall’ordinanza di sfratto.
La nota del sindaco – fin qui la cronaca. La nota del primo cittadino chiarisce anche come l’ente municipale sia estraneo all’intera vicenda: “Come spiegato martedì in risposta ai chiarimenti richiesti dai consiglieri Sergio Grifoni e Angelo Loretoni, da parte nostra c’è stata semplicemente una presa d’atto rispetto ad un accordo che aveva una natura esclusivamente privatistica. Per quanto riguarda la sede originariamente scelta, ci siamo sentiti in dovere di segnalare all’Ambasciata del Congo la presenza di un avviso di sfratto esecutivo, fatto di cui la sede diplomatica era già a conoscenza. Oggi prendiamo atto della decisione della Farnesina e, come annunciato in Consiglio comunale, ne diamo comunicazione affinché sia possibile a tutti avere un quadro chiaro e preciso della situazione”.
‘Caso’ chiuso – al netto di eventuali strascichi giudiziari il ‘caso’ può considerarsi concluso. Dunque, tutto bene quel che finisce bene. Speriamo solo, per chiuderla alla Totò, di non incontrare in futuro, per le vie della pittoresca Spoleto, Fidel Castro con la moglie armata di fucile.
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